INTERVISTA A FRANCESCO MACRI’: “LA DESTRA DEVE RICONQUISTARE SPAZI IDEALI, NON BASTANO PIU’ I SIMBOLI, OCCORRE RECUPERARE UN SENSO COMUNE DELLO STARE INSIEME”
IL PRESIDENTE DI “BLU PER L’ITALIA”: “SPIRITO DI SERVIZIO, PASSIONE, LAVORO SUL TERRITORIO E ONESTA'” SONO LE BASI PER CREARE “LA DESTRA CHE NON C’E'”
Intercettiamo Francesco Macrì, ex assessore di centrodestra al comune di Arezzo e presidente nazionale di “Blu per l’Italia” mentre è in partenza per Roma per partecipare all’appuntamento “La destra che non c’e'”, promosso a Gianfranco Fini.
Anche lei in partenza o meglio dire pronto alla “ripartenza” della destra?
Sicuramente alla ripartenza politica, ma per farlo dobbiamo avere chiari gli scenari di riferimento, quello economico-sociale e quello politico.
Bene, partiamo dal primo allora…
La verità è che nonostante il clima del “tutti pazzi per Renzi”, l’Italia sta vivendo la crisi più pesante dal dopoguerra. La crisi finanziaria ci è piombata addosso da fuori ma è stata la debolezza tutta italiana a renderla così disastrosa. Sarà pur vero che globalizzazione, l’Europa, il sistema dell’euro sono tutti elementi esterni che hanno influito pesantemente sulla nostra economia ma è certamente assodato che i problemi italiani sono stati prodotti in Italia, dalla nostra classe dirigente. Non solo la politica, anche la burocrazia, la corruzione pubblica e privata, le consorterie, le mafie e persino la cattiva coscienza di tanti italiani, sono le grandi cause del declino.
Un quadro disastroso che fa da cornice al declino?
Certamente. Sette anni di grave recessione, disoccupazione alle stelle, debito pubblico oltre il 130%, interessi da pagare sul debito di circa 80 mld annui, imprese che chiudono a ritmi inauditi, investimenti impossibili, blocco del credito bancario, domanda interna in declino inarrestabile, sofferenze bancarie da capogiro e si potrebbe continuare a lungo…
Passiamo allo scenario politico?
Con l’affermazione per riflesso condizionato di Renzi la situazione politica italiana sembra essersi congelata. Il governo dei miracolati ha avuto il suggello elettorale delle europee e tutti salgono, molto italianamente, sul carro del vincitore. Però, le tanto sbandierate riforme, per ora, sono ancora in garage e sono espressione chiara di un enorme pressappochismo e in qualche caso di assoluta improvvisazione.
Non è tutto oro quello che Renzi fa luccicare, intende?
Le riforme del lavoro e della P.A. sono guazzabugli e appaiono come provvedimenti di manutenzione e non come pulizia sostanziale della farragine di cui l’Italia è affetta. Aveva promesso di tutto entro maggio ed adesso siamo a chiedere 1000 giorni…
Beh c’è sempre una opposizione in Parlamento …
I Cinquestelle, dopo la sconfitta, hanno imboccato la via della normalizzazione, il Sistema è vivo e vegeto e il suo potere è garantito proprio da Renzi e dal fallimento della coraggiosa ma vuota rivoluzione stellata.
E a destra che succede?
I grandi equivoci stanno tutti sul versante destro dello scenario. C’è chi fa da stampella al governo in maniera esplicita e chi gioca la partita sotto mentite spoglie in una sorta di tiremmolla che nasconde l’evidente inconsistenza e i disagi prodotti dall’assenza di un disegno politico alternativo. Poi altre strane opzioni fanno capolino, come le ipotesi di alleanze organiche fra istanze politiche che dovrebbero stare agli antipodi (FdI e Lega) . Insomma: a destra è evidente il casino, il caravanserraglio e soprattutto le diffuse incompatibilità .
Che spazi intravede allora per una nuova destra?
Non ci sono spazi geografici da conquistare ma spazi ideali e milioni di elettori ai quali dovremo guardare. Occorre riconsiderare e ricostruire il significato e il valore convenzionale del termine, non bastano i simboli che l’hanno rappresentata per 15 anni, dobbiamo ricostruire una nuova identità , una nuova cultura di destra..
Oltre Berlusconi?
Ad oggi tutto ruota ancora intorno alla figura declinante ma ancora pesante di Berlusconi e dall’affannarsi dei satelliti. Il futuro prossimo non può che essere una federazione di grandi e piccoli gruppi che dovranno ritrovare un comune senso politico dello “stare insieme”.
Ha un percorso da suggerire per arrivare alla meta?
Prima dovremo trovare metodi innovativi ed originali per contare nella competizione delle idee. Il nostro compito di oggi è prepolitico e organizzativo. Occorre dimenticare qualsiasi stereotipo della “vecchia politica”: abbandonare definitivamente il dibattito sul passato, la retorica dei programmi, delle organizzazioni gerarchiche, dell’accreditamento verso le èlite, i richiami dottrinari e le ideologie.
Qualcosa la conserviamo?
Certo, soltanto le migliori virtù: passione civile, spirito di servizio, onestà . Le condizione per organizzare un nuovo movimento politico è dire la verità sul nostro presente e guardare unicamente al domani. Oggi non siamo ancora nulla se non passione inespressa, volontà e impegno civile. Adesso serve comprendere l’epoca e rispondere ad essa con le peculiarità ideali ed operative che essa stessa richiede. Bisogna ripartire dalle persone, favorire la partecipazione, l’inclusione; usare la trasparenza e la connessione fra persone e fra persone e le idee.
Molti a destra reclamano criteri meritocratici…
La tanto sbandierata meritocrazia deve diventare una colonna irrinunciabile della nostra futura azione politica: dovrà essere l’esito naturale di una nuova capacità di costruire dal basso il nostro progetto, dalla periferia verso il centro, basata su successi concreti ottenuti sul territorio. Chi ha maggiori responsabilità dovrà essere di supporto a chi sta in basso, non più il contrario. Dovremmo concretamente costruire sul territorio una vasta rete di interesse intorno alle esigenze pratiche di una politica di prossimità .
Nessuna ricetta precostituita quindi…
Dai problemi del territorio e dallo sforzo di risolverli si potrà produrre una nuova classe di giovani politici genuinamente ispirati dallo spirito di servizio. Pensare, al contrario, di avere le ricette calate dall’alto sarebbe un grave errore .
La sua associazione “Blu per l’Italia” era “nata per unire”: che esperienza ne ha tratto?
L’associazione era nata per ristabilire il primato della sincera e disinteressata volontà politica rivolta a tutti coloro che si richiamano ai valori della libertà , della legalità e dell’amore per la nazione e per l’Europa (quell’Europa che purtroppo ancora non c’è). Credo che lo spirito con cui nacque la nostra associazione e la piattaforma web che abbiamo realizzato (che adesso è in stand by), possa essere utile per cominciare ad aggregare le persone in comitati territoriali: la mettiamo a disposizione del nuovo progetto. Insieme a Libera Destra che immagino più come Tink Tank può rappresentare una buona base di partenza.
Perchè proprio con Gianfranco Fini?
Fini è stato l’uomo che più di tutti mi ha fatto amare la politica e mi ha dato indirettamente l’opportunità di vivere una bellissima stagione politica di amministratore nel mio territorio. Oggi vuole tendere una mano ad un’altra generazione che desidera coniugare saggezza ed esperienza con l’energia e la creatività tipica dei più giovani
Un progetto necessario?
Gianfranco vuole stimolare idee che muovano dal basso, dai giovani, dalla pratica politica quotidiana. Senza dirci quello che bisogna fare ma spronandoci verso l’invenzione e la scoperta di un nuovo protagonismo politico. Io sono solo uno tra quelli pronto a raccogliere questa sfida.
Leave a Reply