INTERVISTA ALLO SCRITTORE ERRI DE LUCA: “IL PROBLEMA DEI CARCERATI E’ CHE NON PARTECIPANO AI SONDAGGI”
“SALVINI CHE SI RECA A CAPUA VETERE PER SOLIDARIETA’ AGLI AGENTI? ATTO OSCENO IN LUOGO PUBBLICO”
“I pestaggi di detenuti da parte di squadre in divisa non sono episodi isolati e indipendenti”. Quello che è successo il 6 aprile 2020 a Santa Maria Capua Vetere non è un fatto inusuale nei penitenziari italiani.
Ne è convito lo scrittore Erri De Luca, che conosce il carcere perché spesso invitato negli istituti di pena.
È stato, tra l’altro, tutor del premio Goliarda Sapienza, destinato ai detenuti. Huffpost lo raggiunge qualche giorno dopo le misure cautelari destinate a 52 membri della polizia penitenziaria della struttura campana.
“Le mura di una prigione sono isolate, l’abuso è più praticabile”, sottolinea lo scrittore. Un isolamento che non è solo fisico: i penitenziari sono ai margini della società e raramente appaiono tra le priorità della politica, se non quando si parla di costruirne di nuovi o di criticare legittime scarcerazioni. Per De Luca il disinteresse dalla politica si spiega fin troppo facilmente: quella dei detenuti ”è popolazione che non partecipa ai sondaggi”.
Della decisione di Salvini di solidarizzare con gli agenti e presentarsi nella città campana dice: “Un atto osceno in luogo pubblico”.
Ma non risparmia asprissime critiche alla ministra Cartabia, che però all’epoca del pestaggio non era ancora in via Arenula: “Finge di ignorare cosa succede nei luoghi sottoposti alla sua amministrazione”, sostiene.
Eppure, in questo panorama desolante De Luca riesce a essere ottimista per il futuro: il sistema attuale, dice, sarà superato “da una visione che renderà fertile la terra bruciata”. Difficile immaginarlo ora, ma pur sempre possibile.
La vicenda di Santa Maria Capua Vetere negli ultimi giorni ha scosso molte coscienze. In questo caso, con la diffusione del video, nessun può negare che delle violenze sono state messe in atto. Eppure, soprattutto negli ultimi tempi, i detenuti di vari istituti hanno denunciato violenze e maltrattamenti, nel caso di San Gimignano c’è stato un rinvio a giudizio per tortura. Lei che ha frequentato i penitenziari, perché spesso viene invitato a fare attività con i detenuti, crede che l’episodio di S. M. Capua Vetere sia solo la punta dell’iceberg?
I pestaggi sistematici di detenuti da parte di squadre in divisa non sono episodi isolati e indipendenti. Sono autorizzati e coperti dalla catena di comando che comprende anche il personale sanitario. Godono di approvazione e di impunità fino a prova contraria. A Santa Maria Capua Vetere si è manifestata questa prova contraria, questa eccezione all’impunità dello squadrismo carcerario. Lei afferma che la scoperta scuote le coscienze. Non credo. Svergogna pubblicamente delle istituzioni che si premurano di dissociarsi dalle responsabilità. È una lezione utile agli autori di queste mattanze: sappiano che saltano le coperture.
A breve sarà il ventennale del G8 di Genova. I fatti si S. M Capua Vetere ricordano ciò che accadde alla scuola Diaz e poi a Bolzaneto. Vittime diverse, stessa storia di abusi di potere. Come si spezza questa catena?
A Genova venti anni fa le forze dell’ordine vennero mandate all’assalto alla luce del giorno di una immensa folla considerata pubblica nemica e trattata con odio e disprezzo. Morì abbattuto da un proiettile Carlo Giuliani, poi schiacciato dalle ruote del mezzo dei carabinieri. Si consumò un’aggressione notturna con torture poi perseguite e risarcite. Genova non passò liscia e non fu possibile ripeterla. Le mura di una prigione sono isolate, l’abuso è più praticabile.
Come impedire che si ripetano le violenze e le umiliazioni poste in essere dalle forze dell’ordine nei confronti di soggetti che hanno in custodia?
La misura che scoraggia soprusi e prepotenze da parte di pubblici ufficiali è la loro identificazione, la visibilità del loro numero di matricola. In Italia se ne parla a vuoto da decenni, come negli Stati Uniti si parla di controllo nella vendita di armi.
Salvini oggi è a S. M. Capua Vetere per solidarizzare con i poliziotti. Come commenta questa scelta?
Un atto osceno in luogo pubblico.
Dopo una riunione al ministero, ieri, è stato stabilito che per evitare che si ripetano episodi come quello in questione bisognerà riattivare il sistema di videosorveglianza in tutte le carceri e intensificare la formazione della polizia penitenziaria. Bastano queste iniziative per assicurare che pestaggi come quello del 6 aprile 2020 non si ripetano più?
La video sorveglianza permette di identificare colpevoli all’aperto, va benissimo istallarla all’interno, ma insisto sulla identificazione attraverso il numero di matricola leggibile.
Ieri la ministra Cartabia ha detto: “Nelle carceri c’è un pezzo della nostra Repubblica”. Affermazione inconfutabile. Eppure si tratta di un pezzo di Repubblica dimenticato da decenni, non trova?
La ministra finge di ignorare cosa succede nei luoghi sottoposti alla sua amministrazione. Non è più nelle stanze ovattate della Corte Costituzionale, sta in prima linea. Per i fatti di Santa Maria Capua Vetere una persona dotata di coscienza avrebbe offerto le dimissioni.
I politici, e gran parte dell’opinione pubblica, intervengono sulle carceri solo, di raro, per commentare indignati provvedimenti del tutto leciti come le scarcerazioni per Covid o per fine pena di condannati eccellenti. Dimenticando, quasi sempre, l’umanità che dietro quelle sbarre vive. Perché questo disinteresse?
Nelle carceri non ci stanno i loro elettori, i loro soci in affari che alla peggio si trovano trattenuti nei loro sontuosi domicili. Le prescrizioni favorite da lentezze giudiziarie garantiscono larghe impunità. In prigione ci sono stranieri, tossici e delinquenza spicciola con ridotte capacità di pagarsi una difesa. È popolazione che non partecipa a sondaggi.
Dal sovraffollamento alla carenza di attività rieducative, fino alla difficoltà di reinserimento nella società degli autori di reato. Il sistema carcere fa acqua da tutte le parti, ma da decenni. Lei che ha frequentato gli istituti di pena, da dove pensa si debba ripartire per rifondare il sistema?
C’è un meraviglioso volontariato che fa supplenza alle carenze e c’è anche un personale penitenziario con alcuni ottimi direttori d’istituto che deve essere valorizzato e ascoltato. Dove operano questi funzionari la recidiva è al minimo. Basta premiare il loro lavoro in base a questi risultati. L’affollamento oggi punito da sanzioni europee e da obbligo di risarcimenti è un poco più contenuto.
In un’intervista al Dubbio del 2018 disse che in futuro le carceri saranno abbandonate e diventeranno musei. Lo pensa ancora?
Ho visto campi di concentramento diventare luogo di pellegrinaggio, svuotarsi prigioni sulle isole, chiudere l’infame stabilimento penale dell’Asinara. Le carceri saranno rimpiazzate da altre misure dissuasive. Ne propongo una a esempio a costo zero: la sospensione dei diritti civili, privazione di documenti, di disponibilità di conto bancario, riduzione allo stato di richiedente asilo. A fianco di questa dissuasione si utilizzi molto di più il tempo sostitutivo della pena con lavori socialmente utili. Roma sarebbe uno specchio
Un mondo che non ghettizzi, e reintegri davvero nella società, chi ha commesso un reato è possibile?
Una comunità guidata da progetto e non da sondaggi investe nel recupero delle sue energie , delle sue risorse. Le persone sono immensamente capaci di trasformarsi, di rinnovarsi, di migliorarsi. L’attuale condizione di spreco delle vite condannate sarà superata da una visione che renderà fertile la terra bruciata.
(da Huffingtonpost)
Leave a Reply