IL RADICALE MAGI ATTACCA BONAFEDE: “DENUNCIAI LE SEVIZIE SI SANTA MARIA CAPUA VETERE, DISSE CHE AVEVANO RIPRISTINATO LA LEGALITA'”
LE ACCUE DEL PARLAMENTARE A BONAFEDE
Il deputato di +Europa Radicali aveva presentato a ottobre un’interpellanza urgente sulle violenze nel carcere campano all’allora ministro della Giustizia Bonafede
«A ottobre feci un’interpellanza al ministro della Giustizia Bonafede ottenendo una risposta abbastanza sconcertante da parte del sottosegretario di Stato Vittorio Ferraresi, delegato dal ministro.
Parlavano di “perquisizione straordinaria” e soprattutto di una “doverosa azione di ripristino della legalità e agibilità dell’intero reparto” del carcere di Santa Maria Capua Vetere».
A parlare a Open è Riccardo Magi di +Europa Radicali che lo scorso ottobre ha presentato un’interpellanza urgente all’allora ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per far luce su questa controversa vicenda.
Tutto comincia il 5 aprile 2020 quando, a seguito di un caso di positività al Covid nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), scoppia una rivolta dei detenuti che, a gran voce, chiedevano mascherine e disinfettanti. Il giorno dopo, il 6 aprile, secondo chi indaga, è scattata la spedizione punitiva degli agenti della Polizia penitenziaria contro i reclusi. Una vera e propria «mattanza».
Le immagini, ottenute dal quotidiano Domani, mostrano detenuti fatti inginocchiare, con le mani dietro la nuca, percossi mentre si trovano a terra, inermi e indifesi. Manganellate alle gambe, testate coi caschi e persino un uomo, in sedia a rotelle, colpito alle spalle. Sono 52 gli agenti finiti nella bufera: ora sono stati tutti sospesi. Il Dap, tra l’altro, sta valutando ulteriori provvedimenti anche nei confronti di altri indagati, non destinatari di iniziative cautelari, e ha disposto altresì un’ispezione straordinaria nell’istituto del Casertano, confidando nel pronto nulla osta dell’autorità giudiziaria
«Bonafede ha sbagliato, carcere come discarica sociale»
«Dobbiamo dire che quello che è accaduto è raccapricciante, non è degno di un Paese europeo, di una democrazia. In gioco c’è il delicatissimo e preziosissimo rapporto di fiducia tra cittadini e forze dell’ordine – continua Magi -. In questo modo il rapporto viene minato».
Quella del carcere di Santa Maria Capua Vetere – continua Magi – è stata «una spedizione punitiva». Il ministro della Giustizia dell’epoca, che era Alfonso Bonafede «ha certamente sbagliato, andava fatta un’ispezione».
«Avrebbe dovuto dire “se fosse vero il pestaggio, sarebbe di una gravità inaudita” e, invece, niente. Dovevano dirci che chi compie questi gesti “non è degno di portare la divisa”, e invece niente. Il ministro evidentemente era schiacciato da una parte dalla gestione della pandemia nelle carceri, dall’altra subiva la pressione della destra che lo accusava di voler svuotare le carceri, ormai divenute discarica sociale e piene di detenuti per reati di droga. Poi in estate diventano forni crematori».
«Tante le segnalazioni che avevamo ricevuto»
Ma il fatto più grave è che, probabilmente, senza l’intervento della magistratura non si sarebbe arrivati a una verità: «Non ci sarebbe stata alcuna attività interna di verifica da parte dell’amministrazione penitenziaria».
Anche perché le segnalazioni pervenute erano state tantissime:« familiari dei detenuti, avvocati, Garante, associazioni». «C’era la sensazione che qualcosa di straordinariamente grave fosse accaduto. Erano numerose e forti le segnalazioni che ci arrivavano ma la politica pensava ad altro. Ai provvedimenti anti-Covid da prendere nelle carceri e anche a Salvini che intanto urlava che, con gli italiani chiusi in casa in lockdown, c’era il rischio di svuotare le carceri. Quello era il tenore del dibattito».
«Poche mele marce o casi ricorrenti?»
«Chi compie questi atti non è degno di portare la divisa. Bisogna condannare chi infanga il lavoro di migliaia di agenti che svolgono questo lavoro in condizioni estremamente difficili. Bisogna capire adesso se si tratta davvero di casi isolati. Poche mele marce o casi ricorrenti? Sembra quasi che ci sia la tendenza a coprire determinati fatti che, dunque, non vengono isolati e che danneggiano tutta la Polizia penitenziaria», conclude Magi che si unisce al coro di chi chiede all’attuale ministra della Giustizia Cartabia di «riferire in Parlamento».
(da agenzie)
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