L’EURO, LA CICALA E LA FORMICA
A CHI HA GIOVATO LA MONETA UNICA? …LA CONVIVENZA TRA CICALE E FORMICHE ALLA LUNGA NON REGGE
Uscire dall’euro? Di tanto in tanto qualche sprovveduto, come Grillo, o qualche semisprovveduto, come Berlusconi, lancia l’idea.
Pare che si sia posto il problema anche qualcuno che sprovveduto non è, come Tremonti. Proviamo dunque a fare, sul tema, qualche ragionamento.
È stato un errore adottare una moneta unica, cioè l’euro, per i paesi europei?
Forse sì: certo è che l’operazione è stata prematura. Dettata da nobili speranze.
Si sperava, con l’euro, di accelerare i tempi per la fondazione di una federazione europea.
Stati Uniti d’Europa: bellissimo obiettivo.
Ma l’operazione non ha funzionato: gli Stati Uniti d’Europa non si sono avvicinati, tutt’altro. Riusciremo mai a dargli vita? Per quel che mi riguarda, sono pessimista: non credo che siano possibili, per tante ragioni.
Ma non è questo, per ora, il nostro tema.
Torniamo all’euro, che invece è la realtà con la quale dobbiamo misurarci.
A chi ha giovato, la moneta unica? E chi ha danneggiato?
In un primo tempo è sembrato che danneggiasse i paesi ricchi, che giovasse invece ai paesi che arrancano, come il nostro.
Ci siamo detti, in Italia (e in Spagna, e in Grecia, e così via): che fortuna per noi, che i paesi ricchi (Germania in prima fila) siano disposti ad accollarsi, in parte, il nostro debito pubblico, enorme, spaventoso.
Che grande fortuna: la lira non può più fallire, non può più andare a rotoli, come andò a rotoli la moneta tedesca nella famosa Repubblica di Weimar, anni Venti, prima di Hitler.
Ma i colpi di fortuna vengono e vanno.
A un certo momento i paesi ricchi (Germania in prima fila) si sono stancati, e le parti si sono invertite.
Adesso, i paesi ricchi ci chiedono: volete stare nell’euro? E allora mettete la testa a partito, quadrate i conti. Altrimenti, fuori!
Così si spiega l’imposizione diuna politica finanziaria che fa, su questo non c’è dubbio, tante vittime, tanti danni.
Ma si capisce che le cicale (debito pubblico in libertà ) e le formiche (finanza pubblica sotto controllo) non possono convivere per sempre.
Come finirà ? Regna per il momento una strana quiete, instaurata soprattutto dalla Banca centrale europea: quel geniale Mario Draghi, il suo presidente, ha frenato gli speculatori, dicendo che la Banca, costi quel che costi, difenderà l’euro.
Ma le difese disperate, come quella promessa da Draghi, non possono continuare all’infinito.
I tedeschi, che essendo i più forti hanno in mano il pallino, discutono fra loro (riunioni di Karlsruhe fra banchieri e costituzionalisti) in attesa delle elezioni di settembre.
Poi dovranno prendere decisioni. Certo è che così come siamo non potremo andare avanti a lungo.
Gli Stati europei, a cominciare dai più importanti (Germania e Francia in primo luogo) dovranno prendere decisioni. Per adesso, la mancanza di una politica europea per risolvere i problemi di fondo, per rendere possibile in primo luogo la convivenza fra cicale e formiche, è irreale. L’Economist l’ha descritta in una copertina nella quale “i sonnambuli”, cioè i governanti europei, marciano sorridendo verso il precipizio.
In realtà , il precipizio si dovrà evitare. Si sono commessi errori, senza dubbio.
Ma le terapie, i cambiamenti di rotta, dovranno essere presi di comune accordo, dovranno coinvolgere tutta l’Europa.
Una sola cosa è certa, per l’Italia: uscire dall’euro nella situazione attuale, unilateralmente, come suggerisce uno sprovveduto (Beppe Grillo), o come lascia presagire un semisprovveduto (Silvio Berlusconi), è inconcepibile, è impossibile: e se fosse possibile sarebbe per noi un disastro immane, senza precedenti.
Piero Ottone
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