LA CRISI DEGLI AUTONOMI: DAL 2007 HA CHIUSO IL 40% DELLE ATTIVITA’
DALLE PARTITE IVA AI NEGOZIANTI, SI AGGRAVA LA CRISI DEI NUOVI ESERCIZI COMMERCIALI TRA SCARSI INCASSI E RECESSIONE
Si sono portati a casa il 5,7% in più tra 2006 e 2008, togliendo l’erosione dei prezzi.
Sono i redditi medi dichiarati da autonomi e professionisti fino al 2008, l’ultimo anno disponibile con i dati completi – categoria per categoria – del dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia.
E sono, va precisato, anni sostanzialmente pre-crisi.
Certo, spiegare il mondo di lavoratori autonomi e professionisti vuol dire raccontare tante, tantissime storie.
La categoria è decisamente eterogenea, e non solo nel classico capitolo dei redditi.
Il giovane commercialista che ha appena iniziato a lavorare nell’affermato studio del padre – per esempio – magari guadagna quanto il compagno di studi senza genitori «illustri», ed è inevitabilmente più tutelato di fronte agli scossoni della crisi.
Poi ci sono le professioni raccolte in un Ordine e quelle no, i baristi e i pescatori, i negozianti da una vita e quelli alle prime armi, e via dicendo.
Raccogliere e sintetizzare i loro redditi, quindi, non è semplice, perchè la categoria è un mondo «arcobaleno» per eccellenza, e perchè i redditi non sono «certificati» come quelli dei dipendenti, ma sono considerati ad ampia possibilità di evasione fiscale.
In ogni caso, questi guadagni dichiarati possono aiutare a capire il trend degli ultimi anni, prima e durante la crisi.
Tra il 2006 e il 2008 il reddito medio dichiarato da un autonomo è salito da 24.200 euro a 27.500 euro, vale a dire di un +13,6%.
Siccome nello stesso periodo l’inflazione è salita del 7,9%, l’incremento «reale» dei guadagni vale – eccolo – il 5,7%.
Numeri che sono alle porte della crisi. È la media delle medie, naturalmente.
Dentro c’è il dettaglio di tutti, dai farmacisti ai notai, fino ai meccanici e ai corniciai.
Poi, considerando le semplici (e non esaustive) ritenute sulle imposte dirette, il 2009 si è chiuso con un calo del 2,2%, il 2010 con un leggero aumento dello 0,4% e i primi dieci mesi del 2011 (rispetto a gennaio-ottobre 2010) con un altro aumento dell’1,4%.
Dietro i numeri si nascondono tantissime realtà , dai professionisti e negozianti pesantemente colpiti dalla crisi fino a chi se l’è cavata dignitosamente, incassi in nero inclusi.
Tra i primi, quelli che hanno particolarmente sofferto in questi ultimi anni, c’è quel 40% circa di attività commerciali avviate nel 2007 e poi cancellate negli anni successivi (dati Indis).
È una percentuale che batte di molto la media del totale dell’economia, dove «solo» il 28,5% delle imprese nate nel 2007 è stato poi cancellato.
L’altra faccia, però, è quella che – nell’insieme – racconta il mondo di tutti gli esercizi commerciali, nati nel 2007 o no: tra il 2007 e il 2010 il saldo è addirittura positivo, con 11 mila attività in più, per arrivare a quota 1 milione 629 mila.
E restando nel commercio, ecco che arriva un’altra «doppia realtà »: negli anni 2005-2008, gli stessi in cui gli autonomi si sono portati a casa un guadagno netto «reale» e dichiarato del 5,7%, i commercianti hanno chiuso in perdita con un -6%.
Quanto pesa l’evasione in tutto questo, non è dato saperlo; ma certamente il settore delle piccole botteghe si è trovato di fronte alla concorrenza di e-commerce e centri commerciali.
Notizie non buone arrivano anche dal mondo delle partite Iva in generale: nello scorso ottobre sono state aperte 41.790 nuove partite Iva, con una diminuzione dello 0,5% sul mese precedente e di oltre il 9% su ottobre 2010.
Sono i dati dell’Osservatorio sulle partite Iva del ministero dell’Economia, per cui a dominare sono le persone fisiche, che hanno aperto quasi tre quarti dei nuovi «conti».
Ed è il commercio il settore produttivo con il maggior numero di nuove partite Iva: circa un quarto del totale.
Anche qui, nel mondo delle partite Iva, la realtà è duplice: su una platea di circa 8 milioni di posizioni ufficialmente aperte in tutta Italia, sono circa cinque milioni quelle per le quali vengono puntualmente depositate le relative dichiarazioni.
Mancano all’appello tre milioni, inattive se non addirittura abbandonate. Intanto con l’ultima manovra approvata ieri è stato deciso un aumento dei contributi per gli artigiani e i commercianti.
È infatti la pensione un altro dei punti caldi dell’universo di molti autonomi.
L’obiettivo è quello di spingere verso l’alto gli assegni, una volta arrivata la pensione, e di aiutare i conti delle gestioni previdenziali.
Giovanni Stringa
(da “Il Corriere della Sera”)
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