LA FABBRICA CHE IN CAMPANIA NON PUO’ ASSUMERE DISOCCUPATI
LA VIA CRUCIS DI “GARANZIA GIOVANI”… C’E’ CHI PROVA DA APRILE A PRENDERE DUE RAGAZZI PER LA SUA FABBRICA
Provateci voi, ad assumere un giovane disoccupato in Campania usando il progetto «Garanzia Giovani».
Mike Taurasi sta tentando da aprile, a prendere due ragazzi per la sua fabbrichetta metalmeccanica. Una via crucis.
Nonostante la disoccupazione giovanile in regione sia quasi al 59%. Quindici punti più della media nazionale, che già mette spavento.
È una storia piccola piccola, quella di Mike. Ma spiega la difficoltà del progetto che avrebbe dovuto segnare una svolta per i nostri giovani, in particolare nel Mezzogiorno, più di tante pensose analisi socio-economiche.
Ricordate il primo spot televisivo? Ragazzi e ragazze riccioluti, belli, allegri, sognanti con una voce fuori campo che spiegava: «Ogni grande impresa è un viaggio verso il futuro. Ogni viaggio ha bisogno di una garanzia e di un solido progetto. L’Italia, con l’Europa, propone il progetto “Garanzia Giovani” per aiutarti a intraprendere la strada giusta. Capiremo insieme chi sei, chi vuoi diventare, le tue attitudini, i tuoi sogni. Stato, Regioni, soggetti pubblici e privati, insieme per offrire ai giovani dai 15 ai 29 anni una opportunità …».
Era aprile. E dopo una lunga incubazione (il primo intervento della Ue per «incalzare i governi» ad adottare il piano risaliva addirittura al maggio 2013) pareva proprio che il piano miracoloso fosse lì lì per partire.
In uno degli spot c’erano due ragazze in una stazione vuota. L’annuncio diceva: «In partenza dai primi binari sono solo stages non retribuiti. Questo non è un paese per giovani».
Dopo di che una spiegava all’altra le meraviglie in arrivo con la nuova piattaforma e la voce fuori campo stavolta annunciava «l’Europa riparte dai giovani!».
Fu allora che Mike e suo fratello, che nel 2010 hanno messo su a Manocalzati, vicino ad Avellino, la «Taurasi Engineering», una fabbrica specializzata in lavorazioni meccaniche di precisione, progettazione e realizzazione di impianti di automazione e robotica, cominciarono a informarsi: «Ci fu risposto che non era ancora il momento. Sia il sito web nazionale sia quello regionale, per settimane e settimane, hanno raccolto solo i dati dei ragazzi che si offrivano».
A luglio, «appena ho potuto iscrivermi come azienda, mi son registrato a “ClickLavoro-Campania” e ho inserito i profili delle prime figure professionali che cercavo, un ingegnere meccanico e un operaio. Da assumere con un contratto a tempo indeterminato». Mica precari: a tempo indeterminato.
«Ho avuto un po’ di riscontri e abbiamo fatto un primo incontro con alcuni giovani. I quali subito dopo si son presentati ai Centri per l’impiego locali (Avellino e Battipaglia) per il primo colloquio d’inserimento.
A quel punto abbiamo cominciato ad aspettare, aspettare, aspettare…». Macchè, attesa inutile.
Finchè, visto che il centro per l’impiego non aveva informazioni su come procedere, «preso dallo sconforto e dalla rabbia, ho contattato l’Arlas, l’agenzia per il lavoro regionale: l’iscrizione a “ClickLavoro-Campania” non bastava, dovevo iscrivermi pure a http://www.bandidg11.regione.campania.it, il sito dei bandi regionali, per accreditarmi “all’attivazione dei tirocini”». Fatto anche questo.
Compresa la procedura con firma digitale. Niente da fare. I fratelli Taurasi, che per ogni assunzione a tempo indeterminato dovrebbero ricevere dai quattro ai cinquemila euro, sono ancora lì, in attesa.
E un eventuale tirocinio iniziale? «Sono ancora lì a farci l’esame del sangue. Tutto paralizzato. A un certo punto non potevamo più aspettare. E ci siamo rassegnati a fare la prima assunzione senza aspettare gli incentivi. E finirà così, probabilmente, anche con la seconda».
Tanto più che del miliardo e 513 milioni di euro stanziati per l’ambizioso progetto, la quasi totalità è gestita dalle Regioni. E ognuna si è regolata a capriccio.
C’è chi come la Lombardia ha puntato quasi un terzo delle risorse (52 milioni su 178) sui bonus agli imprenditori disposti ad assumere ragazzi, chi come il Piemonte («Fior di studi ci dicono che se un’azienda vuole assumere non rinuncia se poi non ha quel piccolo incentivo», spiega Sergio Chiamparino) sulla formazione.
«Quella seria, ovviamente: su misura delle richieste del mercato», precisa l’assessore al lavoro Giovanna Pentenero. Cioè non quella che forma «barman acrobatici» o«esperti di abbronzatura artificiale». Fatto sta che a Torino e dintorni, per capirci, i tirocini nelle imprese private sono partiti da mesi.
La Campania, che aveva in dote più soldi di tutti (191 milioni), ha deciso di metterne una montagna (45 e mezzo) sull’«accoglienza», distribuendo cioè una pioggia di prebende a una folla di società anche dei sindacati che fanno a pagamento lo stesso lavoro (in pratica: il primo colloquio) fatto «gratis» dai centri per l’impiego pubblici, dove i funzionari si lamentano: «Giriamo a vuoto, colloqui su colloqui senza prospettive perchè è tutto bloccato».
Seguono 24 milioni sui corsi di formazione (che videro la Regione anni fa lanciare perfino un corso per veline tivù!), 39 sull’«accompagnamento» (cioè secondo colloquio anche questo in concorrenza coi Centri per l’impiego), 30 sui tirocini (tutti negli uffici pubblici, che come è noto poi non assumeranno per il blocco del turn-over), 30 sul servizio civile e zero (zero: almeno per ora) sui bonus nei quali speravano i fratelli Taurasi e altri giovani imprenditori.
Giusto? Sbagliato? Lasciamo rispondere a un titolone del Mattino: «Lavoro, fallito il piano giovani. Pochi iscritti, flop di posti offerti».
Stefano Caldoro, il governatore, contesta: «Siamo partiti in ritardo, ma nessuno ha accelerato quanto noi».
Il governo, per bocca di Graziano Delrio, pare pensarla diversamente. E lancia messaggi ultimativi: o le Regioni si danno una mossa o Roma potrebbe riprendersi soldi e deleghe scavalcandole… Vada come vada, resta il tema: con l’angoscia della disoccupazione che attanaglia 44 ragazzi su cento in Italia, 59 in Campania, 60 in Puglia, 62 in Calabria e 64 in Sicilia, è mai possibile che dei giovani imprenditori debbano aspettare mesi e mesi e mesi per usare una legge che avrebbe dovuto spalancare le porte all’assunzione di decine di migliaia di ragazzi?
Gian Antonio Stella
(da “il Corriere della Sera”)
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