LA FIAMMA DEL MSI FA SOLO COMODO ALLA DESTRA FARLOCCA E ALLA SINISTRA A CORTO DI IDEE
LA MELONI LA USA PER RACCATTARE DUE VOTI IN PIU’, LA SINISTRA DIMENTICA CHE NEL MSI C’ERANO FIOR DI GALANTUOMINI (E QUANDO BERLINGUER INCONTRAVA ALMIRANTE DI NASCOSTO?)… LA FACESSERO FINITA ENTRAMBI
La due domande da porsi sono: perchè la Meloni continua a usare la fiamma, simbolo del Msi, visto che non ci azzecca nulla?
Perchè certa sinistra (non tutta) le chiede di togliere quel simbolo, come fosse il demonio?
La risposta ai quesiti è semplice.
La Meloni lo usa perchè qualche vecchio elettore del Msi è ancora vivo e qualche voto in più fa comodo. Infatti in futuro lo eliminerà, in nome del poltronismo borghese e della “collocazione” conservatrice e atlantista che permette di entrare nei salotti buoni di Confindustria.
Certa sinistra, a corto di idee, invece non ha capito che il problema non è la “fiamma” sinonomo, a sentire questi ignoranti, di fascismo, ma il sovranismo, il razzismo e la negazione dei diritti civili.
Domanda provocatoria: ma se il Msi era il demonio, per quale ragione un leader rimpianto del Pci come Enrico Berlinguer si incontrava di nascosto con Giorgio Almirante per evitare che giovani di destra e di sinistra si massacrassero nelle piazze per fare il gioco della “strategia della tensione”, i cui fili venivano manovrati dai servizi segreti (non solo stranieri)?
Sotto la fiamma si sono candidati due vicepremier (Giuseppe Tatarella e Gianfranco Fini), un ministro degli Esteri (ancora Fini) e numerosi altri ministri (da Publio Fiori ad Altero Matteoli, da Francesco Storace a Mirko Tremaglia, noto per le battaglie in difesa degli italiani all’estero), senza contare governatori e sindaci.
E tutti zitti.
Dall’area missina, infatti, provengono diverse persone di cui il nostro Paese dev’ essere orgoglioso.
Al primo posto, tra questi, c’è naturalmente Paolo Borsellino, in gioventù esponente del Fuan, il movimento degli universitari di destra vicino al Msi. Il giudice non ha mai rinnegato il suo passato. Anzi. «Alcuni suoi veri amici», scriveva nel 1993 il collega Giuseppe Ayala, «erano gli stessi che frequentava negli anni dell’università. Penso a Giuseppe Tricoli, il professore di storia con il quale passò l’ultimo giorno della sua vita. O ad Alfio Lo Presti, un bravo ginecologo. A Guido Lo Porto, il deputato del Msi». E concludeva: «Queste amicizie forti di Paolo mi hanno fatto riflettere su un punto, sulla assurda criminalizzazione dei missini, fra i quali ci sono tantissime persone perbene. Perché non dirlo anziché attardarsi nel retaggio delle sciocche generalizzazioni?».
Sempre restando in Sicilia, veniva dagli ambienti missini anche Beppe Alfano, giornalista ucciso dalla mafia nel 1993, così come l’avvocato Enzo Fragalà, già parlamentare di An, ammazzato dalle cosche nel 2010 perché cercava di convincere i suoi assistiti a collaborare con la giustizia.
E va ricordato Beppe Niccolai, deputato del Msi dal 1968 al 1976 e autore di una relazione alla Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia che fu definita «una cosa seria» da Leonardo Sciascia.
Davvero per qualcuno è una storia di cui la destra dovrebbe vergognarsi?
Domanda provocatoria finale: forse non dovrebbe vergognarsi di più la Meloni nel continuare a usarla nel simbolo?
Perchè in politica economica, sociale ed estera Fdi non ha nulla a che vedere con il Msi.
In quel Movimento “Sociale” non venivano eletti nelle istituzioni collusi con la “‘ndrangheta”, ma uomini che venivano uccisi dalla mafia.
E tanto basti.
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