LA LEGALITA’, L’INCLUSIONE E LA SINISTRA: DECRETATA L’ESPULSIONE SOCIALE
IL GOVERNO APPROVA IL PIANO LUPI CHE PREVEDE IL TAGLIO DI ACQUA, LUCE, GAS E RESIDENZA PER CHI OCCUPA ABUSIVAMENTE UN IMMOBILE… IL MODELLO INCLUSIVO DEL BRASILE
Ieri il governo Renzi ha posto e ottenuto la fiducia sul cosiddetto “piano Lupi”, che all’articolo 5 prevede il taglio di acqua, luce e gas per chi occupa abusivamente un immobile. A queste persone verrà tolta anche la residenza: diventeranno ufficialmente dei fantasmi, dei senza fissa dimora.
Ora, possiamo discutere tutta la vita sulle occupazioni abusive, che sono una galassia di situazioni diverse: c’è chi bivacca con la famiglia in una fabbrica dismessa, chi si piazza in una scuola abbandonata o in una ex sede di municipalizzata, chi con l’appoggio della malavita più o meno organizzata passa davanti a quelli che per punteggio avrebbero diritto a un alloggio popolare.
Insomma non è una questione ideologica — sono “buoni” o “cattivi” gli occupanti — ma è invece un dramma molto pragmatico: ci sono migliaia di persone che non hanno un tetto sotto cui vivere e che quindi si arrangiano infrangendo la legalità .
Questo è, questo accade.
E questo a sua volta è il frutto di tante concause economiche e sociali alla cui base c’è però un unico innegabile elemento: il diritto inalienabile di ogni persona di avere una casa in cui vivere non è considerato tale dalle istituzioni, o quanto meno non è da esse garantito nei fatti.
Non succede solo da noi, è ovvio.
Ma non ovunque si risponde con il Piano Lupi.
Prendete il Brasile, ad esempio: lì, per cercare di affrontare quei concentrati di miserie e di gang criminali che erano le favelas, il governo Lula ha adottato una politica molto diversa. Portando in quelle città illegali la luce elettrica, l’acqua, le fogne: gratis.
E i nomi delle vie: avere una residenza ufficiale, con un indirizzo, è la precondizione per esistere, per ricevere la posta, per compilare un modulo, per iscrivere i figli a scuola, per lasciare un recapito a un colloquio di lavoro.
Si chiama inclusione sociale: e ha funzionato. Chiunque sia stato alla Rocinha vent’anni fa e ci sia tornato oggi, ha visto quanto ha funzionato.
Poi molte cose ancora non vanno — è ovvio — e non splende il radioso sole d’avvenire: ma le cose sono cambiate moltissimo, in meglio, tanto per gli abitanti delle favelas quanto per tutti gli altri, quelli della middle class che oggi possono girare per Ipanema senza il terrore di essere rapinati.
Già : l’inclusione conviene a tutti, in una società : cioè tra persone che vivono nella stessa città , nello stesso Paese.
In Italia si è scelta la strada opposta, quella dell’espulsione sociale.
In nome di una visione ideologica della legge — curioso come il potere sia ferreo nella sua applicazione quando si tratta dei deboli e molto più “garantista” quando si tratta di establishment — e scegliendo quindi di peggiorare di fatto le cose: per loro, gli occupanti, e per il resto della società , che da domani avrà 10 mila fantasmi in più a girare per le città , pronti a tutto per tentare di sopravvivere.
Ecco, vedete voi.
Vedete voi, dico, se questa cosa è coerente con un governo il cui premier si dice di sinistra: secondo me no, perchè l’inclusione sociale dovrebbe essere il primo obiettivo da perseguire, in un Paese sempre più diviso tra sommersi e salvati.
Vedete voi, anche, se questa ideologizzazione della legalità ha a che fare con gli effetti collaterali determinati a sinistra dalla lotta al berlusconismo.
È un’ipotesi e nel caso forse bisognerebbe concedersi qualche approfondimento in più, in merito: personalmente ho sempre tifato Antigone e non Creonte.
Ma vedete voi più in generale se questo è il modo giusto per affrontare uno degli effetti più devastanti della recessione e della forbice sociale, ecco.
(da gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it)
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