LA LETTERA DI RENZI NON PIACE NEANCHE A SEL: GLI EMENDAMENTI RESTANO
LA CONTINUA VERIFICA DEL NUMERO LEGALE E IL VOTO SEGRETO ALLARMANO IL GOVERNO
In realtà , al termine di una riunione di deputati e senatori, Sinistra e libertà la sua l’ha detta: con Matteo Renzi “non c’è nessuna trattativa in corso, i nostri emendamenti restano”.
Ma nella cerchia del premier non la considerano una chiusura finale e totale sul tema delle riforme, che restano ancora al palo in Senato.
Perchè, dicono dal gruppo Pd a Palazzo Madama, “da Sel arrivano segnali ambigui, tanto che ci chiediamo a chi rispondano i senatori di Vendola…”.
Una lettura che invece da Sel smentiscono seccamente: “Loro giocano a dividerci, ma non è vero…”.
E i vendoliani non gradiscono affatto la lettera spedita oggi da Renzi ai senatori di maggioranza. “Continua a parlare solo alla maggioranza”, è l’accusa.
Il succo è che ancora nulla si muove sulla strada delle riforme: il macigno di migliaia di emendamenti è ancora lì a rendere incerta la marcia verso la scadenza fissata per l’8 agosto.
E c’è un’altra nuvola in arrivo, sempre più pesante man mano che ci si avvicina alla pausa di agosto: il numero legale.
Già stamattina alla discussione sul decreto cultura al Senato l’aula si è presentata abbastanza vuota.
Normale, si dirà , come ad ogni discussione generale prima del voto.
Ma tanto basta per seminare un po’ di ansia nel gruppo del Pd, in vista della maratona sulle riforme.
L’inizio era previsto in serata ma è slittato a domani, con il Pd d’accordo sul rinvio.
I Dem si aspettano richieste di verifica del numero legale a raffica da parte del M5s, richieste sempre più pericolose man mano che ci si avvicina alle ferie di agosto.
Senza considerare che verificare ogni volta il numero legale ruba tempo alla discussione: così facendo, la celerità non è garantita nemmeno dalla decisione presa dalla conferenza dei capigruppo di contingentare i tempi del dibattito.
Tra l’altro, la stessa maratona dalle 9 alle 24, tutti i giorni compresi i weekend, obbliga a un ritmo di lavoro forsennato e a Palazzo Madama ci si interroga seriamente sulla capacità dei senatori di resistere.
Tanto che circola una battuta: “La maratona sarà una sorta di selezione naturale tra i senatori…”.
Darwin a parte, dal Pd si dicono comunque certi che la maggioranza non farà mancare il numero legale, ma certo i margini sono risicati se parte dell’opposizione decide di stare in piazza a spiegare la riforma invece che in aula, come hanno annunciato i grillini.
Quanto alla maggioranza però, dicono dal Pd che la lettera inviata oggi da Renzi dovrebbe essere servita a serrare i ranghi.
Allo stesso tempo, la stessa lettera non è piaciuta a Sel.
Dove l’hanno commentata con stizza. Della serie: Renzi continua a parlare solo alla maggioranza. Un motivo in più per non retrocedere sulla scelta di non ritirare gli emendamenti. Eppure Renzi e i suoi non considerano chiusa la partita con Sel, artefice di 6mila emendamenti, quasi tutti ammissibili. Certo, c’è il problema che molte di queste proposte di modifica sono state firmate anche dal M5s e dunque i vendoliani non possono più decidere da soli sull’eventuale ritiro.
Si vedrà in aula. A questo punto, non è escluso che uno sblocco intervenga all’ultimo momento.
Tanto che il governo sta mettendo in conto di approvare il grosso della riforma entro l’8 agosto, rimandando il resto — magari solo la discussione e il voto finali — alla riapertura di Palazzo Madama, vale a dire l’ultima settimana di agosto.
In questo modo, il Senato avrebbe chiuso solo per due settimane: dal 9 al 24 agosto, un inedito nella storia del Palazzo.
C’è da dire che a Palazzo Chigi non dispiacerebbe una riapertura dei lavori già il 18 agosto, da qui il dictat del ministro Maria Elena Boschi: “Si vota l’8 o niente ferie”. Ma l’ipotesi più probabile è che si ricominci il 25.
E se il numero legale è un’incognita, lo è anche il voto segreto, possibile su alcuni emendamenti, come ha stabilito il presidente del Senato Pietro Grasso la settimana scorsa.
Nel Pd considerano a rischio l’emendamento che oltre al numero dei senatori riduce anche quello dei deputati.
Se passasse, il governo dovrebbe recuperare alla Camera. “Ci faranno gli scherzetti col voto segreto, ma in questo caso riaggiusteremo alla Camera”, ha detto Renzi giorni fa.
In realtà , il renziano Matteo Richetti ha detto che “una riduzione del numero dei deputati è possibile”.
Ma questa, dicono i renziani del Pd, è una sua posizione personale.
(da “Huffingtonpost“)
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