LA MOGLIE DI RENATO VALLANZASCA: “TROPPO ODIO, ALLORA TANTO VALE LA PENA DI MORTEâ€
ANTONELLA D’AGOSTINO LANCIA UN APPELLO: “VORREI CHE L’ITALIA FOSSE UN PAESE CIVILE: CHI HA SCONTATO LA PENA DEVE POTER TORNARE A UNA VITA”…”RENATO HA FATTO 40 ANNI DI CARCERE, USCIVA DI GIORNO PER ANDARE A LAVORARE E RIENTRAVA LA SERA IN CELLA”
La voce è delicata, dolce. Ma le parole sono di fuoco.
Antonella D’Agostino, moglie di Renato Vallanzasca, è arrabbiatissima per la fine del rapporto di lavoro da commesso del bel Renè in un negozio di Sarnico.
“Per quasi un mese mio marito è andato avanti e indietro da Bollate a Sarnico. La sera tornava in carcere e di giorno lavorava. Nel pieno anonimato. Chi aveva convenienze a far sapere questa cosa?”
Signora D’Agostino sta accusando qualcuno?
“No. Faccio domande ad alta voce, in una giornata per me tristissima. Sono molto arrabbiata”.
Oggi ha sentito o visto Renato?
“Purtroppo non posso rispondere a questa domanda”.
Che cosa la fa arrabbiare di questa vicenda?
“Nei giorni in cui infuria questa polemica in Norvegia hanno condannato uno che ha ammazzato 77 giovani a 21 anni di carcere e lo hanno pure considerato sano di mente. Mio marito ha scontato vent’anni di carcere duro, in isolamento. Renato è entrato in carcere nel 1972, sono passati 40 anni e da due anni può uscire di giorno per lavorare. Ripeto lavorare, non andare a divertirsi e la sera torna dietro le sbarre. Non ha pagato abbastanza? Non può avere un po’ di normalità ?”.
Crede che c’è ci sia qualcuno che si accanisca contro Vallanzasca?
“Sì. E sono in molti. Vedendo tutto questo clamore è chiaro che c’è una vendetta. L’Italia è un Paese vendicativo, spietato. E questo credo sia la cosa più vergognosa”.
Che messaggio vorrebbe lanciare per suo marito?
“Vorrei che l’Italia fosse finalmente un Paese civile. Guardi, anche se non fosse mio marito direi queste cose: un detenuto dopo che ha scontato la sua pena deve poter tornare ad una vita. Altrimenti…”
Altrimenti?
“Con questo odio, troppo odio, tanto vale la pena di morte. Non mi faccia dire altro, ma lo scriva per Renato, per tutti i detenuti che ci sono nelle carceri italiane. Alla fine, dopo aver scontato la pena, deve esserci una vita”.
Antonella D’Agostino
(da “Bergamonews”)
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