LA NUOVA STRATEGIA DI ISRAELE PER ELIMINARE I PALESTINESI: FARLI MORIRE DI FAME. VISTO CHE LE BOMBE FANNO TROPPO “RUMORE”, SI FA PRIMA A IMPEDIRE AGLI AIUTI UMANITARI DI ENTRARE A GAZA
NELLA STRISCIA ARRIVANO 18 CAMION DI CIBO AL GIORNO QUANDO NE SERVIREBBERO 500 PER SFAMARE I DUE MILIONI DI ABITANTI… IN GIORDANIA CI SONO MAGAZZINI STRACOLMI DI ALIMENTI CHE NON VENGONO CONSEGNATI PERCHÉ ISRAELE LO IMPEDISCE
I palestinesi hanno finito le scorte, consumato i soldi per comprare quel che c’è ancora sul mercato nero. Prima hanno ridotto le dosi nei piatti, poi hanno rinunciato a uno, a due pasti e infine si sono ridotti a mangiare una volta al giorno. Riso o lenticchie. Niente di più. Sono dimagriti i palestinesi. Il colore della pelle è cambiato, è diventato terreo. Ora è il tempo di quello che il segretario generale dell’Onu António Guterres chiama l’«horror show», lo spettacolo dell’orrore
Da una settimana molti genitori stanno rinunciando a quel poco che hanno per darlo ai figli. Ma niente sazia. Come dall’Etiopia in tempi di siccità, dal Burkina Faso in carestia, da Gaza escono foto di bambini con la testa grossa sulle spalle rinsecchite, gli occhi persi in orbite che sembrano crateri e tutte le costole a vista.
Morti di fame.
«Non è accettabile far entrare a Gaza aiuti umanitari con il contagocce», hanno scritto 28 Paesi Occidentali.
Eccole le gocce: 18 camion al giorno quando ne servirebbero almeno 500 per sfamare i due milioni di palestinesi imprigionati nella Striscia.
L’orrore di cui parla il segretario generale dell’Onu è che in Giordania ci sono magazzini stracolmi di alimenti che non vengono consegnati agli abitanti della Striscia perché Israele lo impedisce.
Il cardinale Pizzaballa, un uomo che poteva diventare Papa, è stato due giorni a Gaza dopo il bombardamento dell’unica parrocchia cristiana rimasta. Tornato a Gerusalemme ha raccontato di avere «il cuore in subbuglio» per quello a cui ha
assistito. «La fame è visibile», ha detto in conferenza stampa. «Nel modo in cui le persone camminano, stanche, ingobbite. Vedi la fame perché dimenticano le cose, si devono sedere mentre ti parlano, si assopiscono ogni momento senza forze. Lo vedi nel modo in cui i bambini chiedono da mangiare, rassegnati, senza davvero credere che riceveranno qualcosa».
Ieri gli ospedali di Gaza hanno fatto i conti: i morti per mancanza di cibo nelle 24 ore precedenti sono stati 15.
Un’impennata senza precedenti. La somma della vergogna è arrivata a 101. Tra le nuove vittime 11 adulti e solo 4 bambini. Significa che la carestia fabbricata dalla mano dell’uomo (secondo una esplicita definizione di Medici senza Frontiere) sta falcidiando anche altre fasce di età.
Orrore è che per cercare cibo si viene uccisi. Oltre mille da fine maggio dice Philippe Lazzarini, il direttore dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa). Gente morta mentre era in coda ai centri di distribuzione della famigerata Ghf, Gaza Humanitarian Foundation. Ammazzati da spari o bombe israeliane, ma anche dalla calca o dall’insolazione mentre aspettavano i pacchi alimentari. Non è strano. Non è un incidente. Prima Lazzarini con l’Unrwa gestiva oltre 400 centri di distribuzione.
Ora la Ghf ne apre a singhiozzo quattro.
I palestinesi hanno fame e si spingono per accaparrarsi un pacco. Poi siccome dentro c’è farina, lenticchie, olio di semi, biscotti, tonno in scatola, è troppo pesante, il cartone cede e bisogna fermarsi a raccogliere. La fila si interrompe, la gente
dietro spinge, qualcuno afferra una scatola, si litiga.
I soldati israeliani o i mercenari americani di guardia «si sentono minacciati» e sparano.
«Riescono a procurarsi dei pacchi solo i più forti — spiega Mara Bernasconi, appena rientrata da Gaza —. Donne e anziani sono di fatto esclusi dalla distribuzione della Ghf».
(da agenzie)
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