LA PROTESTA PER GAZA È SOLO LA PUNTA DELL’ICEBERG: L’ITALIA È UNA PENTOLA A PRESSIONE PRONTA A ESPLODERE. GLI INGREDIENTI PRINCIPALI SONO LA RABBIA E LA FRUSTRAZIONE PER UNA SITUAZIONE ECONOMICA DRAMMATICA
SIAMO L’UNICO PAESE DOVE GLI STIPENDI SONO CALATI DAL 1990 A OGGI; SOLO LA METÀ DEI CITTADINI RIESCE A COPRIRE LE SPESE QUOTIDIANE, IL 19% NON PUÒ METTERE DA PARTE DENARO E IL 17% NON PUÒ SOSTENERE UN’EMERGENZA DI 1000 EURO…PENSARE AL FUTURO CON OTTIMISMO È IMPOSSIBILE: LA RABBIA E IL DISGUSTO SONO LE EMOZIONI PIÙ COMUNI E LA CARNEFICINA IN PALESTINA È STATA UN CATALIZZATORE
Non di solo Gaza vivono gli italiani. La protesta pro-pal ha catalizzato l’attenzione dei media per portata, rilevanza e numeri: i 3 milioni di manifestanti che 10 giorni fa hanno riempito le piazze per tre giorni sono un dato impressionante. Ma a fomentare la rabbia delle persone, più che il destino di un popolo lontano, c’è la propria situazione economica.
Secondo il “Radar” di SWG, infatti, in generale gli italiani sono sconfortati e molto incazzati per la loro situazione economica. Il movimento contro la guerra in Medioriente ha funzionato come catalizzatore. Non a caso, secondo l’indagine dell’istituto di sondaggi, i manifestanti non erano solo i soliti professionisti della piazza o attivisti “de sinistra”, ma anche lavoratori over 55, uomini e donne in egual misura, molti con contratti stabili e responsabilità importanti.
Persone che stanno perdendo la pazienza e sono convinte che il proprio stipendio non basti più a coprire le spese essenziali. Il drammatico crollo del potere d’acquisto è il dato più preoccupante: l’Italia è l’unico Paese dell’Ue dove gli stipendi sono diminuiti dal 1990.
I numeri di SWG parlano chiaro: appena il 19% degli italiani riesce a mettere soldi da parte ogni mese, la metà delle donne lavoratrici non può risparmiare, e solo poco più della metà della popolazione copre senza problemi spese di base come cibo,
affitto e trasporti.
Un lavoratore su dieci non è in grado di fronteggiare le spese impreviste, e quasi un quinto della popolazione non potrebbe sostenere una spesa extra di mille euro senza chiedere aiuto o indebitarsi. Sono dati che raccontano di un paese che somiglia a una pentola a pressione, pronta ad esplodere.
La rabbia degli stipendi taglia trasversalmente, unisce chi ha idee politiche diverse e chi ha troppo poco per arrabbiarsi con la politica, vista come lontana e inefficace. Le manifestazioni, quindi, raccontano più di una mera sventagliata di bandiere palestinesi, o di qualche delinquente che si scontra con la polizia: la frustrazione rischia di diventare un grido di allarme sociale.
1. Il profilo dei manifestanti
Le numerose manifestazioni che hanno avuto luogo in Italia negli ultimi mesi hanno portato in piazza, o per la questione di Gaza o per altre istanze, molti cittadini. Con questa indagine abbiamo cercato di capire chi sono i manifestanti di questa epoca e cosa li spinge a prendere parte ai cortei.
Dall’analisi del loro profilo emerge intanto che si tratta di un gruppo composito: se è vero che ha al suo interno componenti marcate di giovani e elettori di sinistra, emerge anche che la metà sono over-55enni e sommando centristi e soggetti di destra e centrodestra si arriva quasi al 40% del corpo dei manifestanti.
Ci sono uomini e donne in misura equivalente e la composizione per titolo di studio non differisce da quella generale. C’è un po’ di tutto, quindi, ed è interessante notare un’accentuata presenza di lavoratori con contratto stabile.
Questi sono infatti irritati, non solo da quanto accade a Gaza o in Ucraina, ma anche dalle preoccupazioni per l’economia e la stagnazione dei salari. In generale, i manifestanti sono mossi da diffusi sentimenti di sconforto e rabbia rispetto ai conflitti in corso e alla situazione economica, mentre i partiti e i leader politici risultano responsabili del malcontento solo marginalmente.
Ciò fa pensare che le aspettative nei loro confronti siano forse piuttosto basse. Le proteste di piazza di queste settimane non sono quindi ascrivibili ad un particolare gruppo sociale e politico, ma hanno coinvolto trasversalmente la popolazione.
Identikit dei manifestanti: soprattutto giovani e con un lavoro sicuro; uno su cinque era un over64.
Corposa la componente di sinistra, ma non mancano gli elettori di centro destra e coloro che non si riconoscono in nessuna area politica
Chi prende parte ai cortei è mosso soprattutto da sconforto e rabbia, 1 su 10 anche dalla paura
Lo scontento di chi manifesta è dovuto principalmente alle guerre, ma per molti i problemi sono la situazione economica e gli stipendi
2. I salari in Italia
Dall’inizio del 2021 gli stipendi italiani hanno perso valore reale in modo più significativo rispetto agli altri Paesi dell’area euro, delineando una situazione di crescente precarietà economica
Il solo salario da lavoro è sempre meno sufficiente a coprire non solo le spese voluttuarie, ma anche quelle essenziali. La maggioranza degli italiani considera il proprio salario inadeguato, sia in rapporto a competenze e responsabilità, sia al numero di ore lavorate settimanalmente.
Ciò si riflette direttamente sulla capacità di risparmio: solo una persona su cinque riesce a mettere da parte denaro ogni mese. Questa precarietà colpisce in modo particolare le donne. Il 55% di loro denuncia un salario non commisurato alle ore lavorate e per il 46% è impossibile risparmiare a fine mese.
Solo poco più della metà degli italiani dichiara di riuscire a coprire completamente i costi relativi alle spese quotidiane e per 1 su 10 è impossibile far fronte a spese impreviste, come quelle derivanti, ad esempio, da visite mediche. Il 17% degli intervistati ammette di non poter sostenere nemmeno un’uscita non programmata di 1.000€.
In questa situazione, risulta difficile pensare con ottimismo al futuro: per molti italiani alcuni desideri resteranno irrealizzabili, come la possibilità di aiutare i propri figli nell’acquisto di una casa, ma anche di poter acquistare per sé una prima abitazione adeguata. I salari dei lavoratori italiani sembrano essere sempre meno in grado di soddisfare i bisogni essenziali, in particolare per le donne lavoratrici.
Per oltre 2 italiani su 5 il proprio salario è inadeguato in relazione alle ore lavorate, alle responsabilità assunte e alle competenze messe in campo. Soprattutto tra le donne
Risparmio privilegio di pochi: solo il 19% riesce a mettere da parte denaro regolarmente. Quasi una donna su due non riesce a mettere da parte nulla del proprio stipendio
Solo per il 55% degli italiani il proprio reddito è sufficiente a coprire integralmente le spese quotidiane. Per quasi un quinto è impossibile pagare una spesa imprevista di 1.000€
Per un lavoratore su tre, non è realizzabile il desiderio di avere una bella abitazione principale
(da agenzie)
Leave a Reply