LA SECONDA BORDATA, IN POCHI GIORNI, DI PAPA LEONE XIV, AL PRESIDENTE AMERICANO: “QUELLO CHE STA ACCADENDO NEGLI USA, CON LE DEPORTAZIONI DI MASSA DEI MIGRANTI, È UN’INGIUSTIZIA. LA CHIESA NON PUÒ RESTARE IN SILENZIO”
IL PONTEFICE HA INCONTRATO I VESCOVI AMERICANI, INCORAGGIANDOLI A “ESPRIMERSI CON FERMEZZA” CONTRO LE POLITICHE DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO – NEI GIORNI SCORSI PREVOST AVEVA ATTACCO IL PRESIDENTE USA SEMPRE SUI MIGRANTI – DOPO LO SCAZZO CON ISRAELE, LA CHIESA TORNA A ESPRIMERSI SULLA QUESTIONE MEDIORIENTALE: “L’UNICA SOLUZIONE IN PROSPETTIVA POSSIBILE È QUELLA DEI DUE STATI, CON UNO STATUS SPECIALE PER GERUSALEMME”
Quando si tratta di migranti, papa Prevost fa saltare il protocollo. Ne parla con schiettezza, mettendo al secondo posto le cautele diplomatiche. Durante l’udienza privata, avuta con Leone XIV ieri mattina, ha raccontato ad Avvenire Dylan Corbett, direttore dell’Hope Border Institute della diocesi di El Paso, il Pontefice ha sottolineato agli operatori umanitari, impegnati sul confine tra Messico e Stati Uniti, che «la Chiesa non può restare in silenzio» perché «quello che sta accadendo negli Usa in questo periodo» con le deportazioni di massa dei migranti «è un’ingiustizia».
Nell’incontro con la delegazione guidata dal vescovo della città di frontiera, Mark Joseph Seitz, il Papa, ha riportato Corbett, si è
mostrato «molto recettivo, risoluto, e nel parlare di migranti non ha misurato le parole», anzi è stato «emotivamente partecipe e ha ribadito che lui è al nostro fianco». Anche Seitz ha sottolineato l’importanza dell’incontro di ieri, in cui hanno avuto occasione di «testimoniare gli abusi che subiscono i fratelli migranti».
Il vescovo e i laici di Hope Border, ha spiegato Corbett, hanno presentato a Leone XIV «il messaggio delle persone senza documenti che stanno subendo le deportazioni di massa negli Usa». Centinaia di lettere da ogni parte del Paese, in cui i migranti hanno descritto le sofferenze e le paure, ma anche i desideri e le speranze per un mondo migliore, per continuare ad essere parte della comunità negli Usa.
«Alcune di queste le abbiamo raccolte in un video che il Papa ha guardato davanti a noi – ha aggiunto Corbett –. Ha detto che vorrebbe che la Chiesa fosse più unita e risoluta sui provvedimenti di espulsione collettiva, e ci ha incoraggiati moltissimo nella nostra missione».
La situazione dei migranti negli Stati Uniti, ha sottolineato il leader dell’organizzazione cattolica che opera nei territori sul confine, tra le città di El Paso, Ciudad Juárez e Las Cruces, «è alquanto drammatica da quando il governo ha stanziato straordinarie quantità di risorse per l’Immigration and Customs Enforcement che controlla le frontiere, e ora il loro budget è maggiore persino di quello delle Forze di difesa israeliane».
Leone XIV conosce molto bene la situazione e ha più volte
criticato le politiche anti-immigrazione promosse dalla presidenza di Donald Trump. « Il Pontefice – ha aggiunto Corbett – ci ha detto che ha intenzione di parlare con le Conferenze episcopali, perché i leader religiosi prendano una forte e più decisiva posizione riguardo alle ingiustizie ».
Anche molte associazioni legate alla Chiesa cattolica, fondazioni e progetti per i rifugiati, infatti, «sono state colpite dai tagli ai finanziamenti voluti da Trump».
Di frontiere e di pace, papa Prevost ha parlato ieri anche nell’udienza generale. Ai consacrati presenti in piazza San Pietro per il loro Giubileo, ha rivolto l’invito ad essere «strumenti di pace in ogni ambiente», testimoniando «la speranza sulle tante frontiere del mondo moderno».
(da “Avvenire”)
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