L’ASSE RENZI-BERLUSCONI: TEDESCO, VOTO E PROMESSE SUL DOPO
LEGGE ELETTORALE ENTRO IL 7 LUGLIO, BRUNETTA IPOTIZZA IL 24 SETTEMBRE
C’è un asse inscalfibile in questa teutonica corsa alle elezioni anticipate. Impermeabile ai dubbi dei mondi che contano, che vanno da Confindustria ai principali gruppi editoriali del paese. Tutti mondi preoccupati per l’impatto sui conti pubblici di un voto a breve, in un paese che non ha il debito pubblico della Germania ed esposto al rischio di un attacco speculativo.
L’asse è quello, ritrovato tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi.
Inscalfibile, al momento. Ecco che, al termine dell’incontro tra i capigruppo del Pd e di Forza Italia, il vulcanico Renato Brunetta pronuncia, per la prima volta in chiaro, la “data” delle elezioni, il vero punto di caduta di tutta questa trattativa sulla legge elettorale: “È legata — dice Brunetta — a quella dell’iter parlamentare della legge elettorale, ma per noi può andare bene anche il 24 settembre”.
Il che significa che entro il 20 giugno, giorno più giorno meno, la legge elettorale sarà approvata dalla Camera. E, almeno questa la road map concordata, entro IL 7 luglio, al massimo entro la metà del mese, a palazzo Madama.
E non si tratta di una voce dal sen fuggita di Brunetta, rappresentato spesso come l’ala meno prudente del movimento. Perchè, in questi giorni di contatti diretti e di telefonate, a palazzo Grazioli è finalmente arrivata la “grande rassicurazione”.
E cioè che l’intesa di oggi sulla legge elettorale è solo un anticipo dell’accordone di governo domani. Proprio così. Raccontano che qualche giorno fa il Cavaliere era molto turbato a causa di strane voci che giravano, a proposito dell’accordo sul tedesco. “Silvio stai attento”, “Silvio questa legge non ti conviene, conviene soprattutto a Renzi e ai Cinque Stelle”, “guarda che poi quello l’accordo di governo con te non lo fa”.
Pare che tra i seminatori di dubbi ci sia stato anche qualche vecchio amico di Verdini che lo scorso fine settimana ha fatto visita a palazzo Grazioli. C’è stato un momento, domenica, in cui le perplessità hanno superato le certezza, al punto che il sì definitivo è entrato in forse, con grande preoccupazione dei suoi fautori più spinti come Gianni Letta.
È a quel punto che è stato favorito un secondo contatto diretto tra il Cavaliere e Renzi, dopo il primo di giovedì scorso, coinvolgendo gli ambasciatori del Pd ai massimi livelli. Nel corso della telefonata, meno breve e ancor più cordiale della prima, è arrivata la rassicurazione che, dopo il voto, se c’è da aprire una trattativa per un governo di coalizione, come probabilmente sarà , il vecchio Silvio sarà il primo interlocutore.
Trattativa che, invece, neanche si apre con i Cinque Stelle e che nessuno, almeno per ora, ha intenzione di aprire con la sinistra di Mdp.
Come si diceva una volta, è sempre azzardato cucinare ricette per l’osteria dell’avvenire e le buone intenzioni poi si devono misurare con la realtà . Ma deve essere stato un colloquio assai convincente se poi il Cavaliere è apparso assai più sicuro del rinnovato patto, anche se la sintonia del primo Nazareno non c’è più dopo il tradimento sulla vicenda di Amato. Incontrando i suoi sindaci, a palazzo Grazioli, ha proprio ricordato che l’accordo, ai tempi, era chiuso fino alle otto di sera, poi la mattina spuntò il nome di Mattarella: “Renzi – ha detto ai sindaci – è un nostro interlocutore, è bravo anche se bisogna stare attenti a fidarsi”.
Spiegano i suoi che tutta l’operazione ruota, più che attorno all’amore, all’interesse. Non si spiegherebbe altrimenti una legge elettorale che non è la migliore delle possibili per Forza Italia in termini di dimensioni dei gruppi, ma che certo lo mette in posizione di avere un rilevante peso politico. E, come si sa, da cosa nasce cosa.
Perchè a questo punto è chiaro che, nell’ambito di questo percorso, tutti danno per acquisito che l’accordo tra Pd e Forza Italia già investe tutta una serie di dossier, dal nuovo direttore generale della Rai al giudice della Corte costituzionale che deve sostituire Frigo. In attesa del piatto ricco, le larghe intese, che ha scatenato una certa frenesia nel mondo berlusconiano, con Gianni Letta diventato uno dei più convinti sostenitori del 24 settembre e dei comizi sotto il solleone.
(da “Huffingtonpost”)
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