L’AZIONE LEGALE DEI 42 PROFUGHI DELLA DICIOTTI CONTRO CONTE E SALVINI: PARLA LO STAFF DI AVVOCATI
“NON CI INTERESSA LA QUANTIFICAZIONE DEI SOLDI, MA LA CONDANNA DEL GOVERNO”
“Dopo lo sbarco dalla nave Diciotti le persone sono arrivate a Roma e dopo qualche giorno si
sono presentate al nostro presidio. Erano consapevoli di aver subito qualcosa di diverso dagli altri, e terrorizzati dall’idea di poter tornare in Libia. Li abbiamo assistiti con l’ausilio di uno studio legale di Roma: il risarcimento e’ solo un pezzo del ricorso, il tema e’ censurare il comportamento tenuto dal nostro governo in quei giorni”.
A sottolinearlo e’ Giovanna Cavallo, della Rete legale per i migranti in transito di cui fanno parte Baobab experience, A Buon diritto, Cir e Radicali italiani.
Le associazioni hanno organizzato, questa mattina a Roma, una conferenza stampa per chiarire alcuni aspetti del ricorso d’urgenza presentato al tribunale civile di Roma, per difendere le ragioni dei 42 immigrati (compreso il figlio minore di una coppia) che si trovavano a bordo della nave Diciotti.
Innanzitutto – hanno spiegato – i ricorrenti sono tutti maggiorenni: non c’e’ nessun minore a parte il figlio di una coppia.
I ricorsi sono due: uno al tribunale di Roma e uno alla Corte europea dei diritti dell’uomo.
“Abbiamo incontrato queste persone dopo che sono arrivate al presidio del Baobab. Ci chiedevano essenzialmente se fosse giusto essere rimasti sulla Diciotti cosi’ tanto tempo. Noi gli abbiamo spiegato che non lo era e che potevano far valere i propri diritti. Abbiamo, quindi, presentato un ricorso 702 bis che chiede l’accertamento della violazione della liberta’ personale dei migranti che sono stati trattenuti per 5 o 10 giorni, senza il provvedimento dell’autorita’ giudiziaria. E poi un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo per violazione degli articoli 3 e 5 della Cedu – spiega l’avvocato Ferrara, che ha curato il ricorso -. L’azione e’ di natura civilistica, si chiede a un giudice nazionale di accertare una responsabilita’ dello Stato italiano.
I due provvedimenti sono due, ma legate perche’ per ricorrere alla Corte europea bisogna prima rivolgersi alle autorita’ statali”.
L’azione legale, spiega l’avvocato e’ diretta verso il governo nella persona del presidente del Consiglio dei ministri “perche’ si chiede l’accertamento di una responsabilita’ nazionale.
Ci sono gia’ dei precedenti: c’e’ una sentenza del 16 ottobre 2016, in cui l’Italia e’ stata condannata per il trattenimento nel Cie di Ponte Galeria, prorogato senza la possibilita’ della controparte di comparire davanti a un giudice con l’assistenza di un avvocato e quindi di potersi difendere. Da questa sentenza in poi il tribunale ha recepito l’indirizzo interpretativo e condannato il ministero dell’Interno”.
L’avvocato chiarisce che la cifra del risarcimento, da 42mila a 71mila euro e’ esemplificativa e cumulativa: “la quantificazione e’ stata fatta in base a parametri europei, che prevedono essenzialmente una somma di 174 euro al giorno per illegittimo trattenimento. A seconda delle ipotesi di 5 giorni o 10 di privazione della liberta’ si arriva a 1000 o 1700 euro a testa. Dopodiche’ se il giudice liquida anche un euro a noi va bene lo stesso. Il punto non e’ il risarcimento ma l’accertamento della violazione della liberta’”.
I migranti trattenuti sulla nave Diciotti non sono gli unici ad essere stati presi in carico dalla Rete di supporto legale per i migranti in transito. in tutto nel 2018 sono state assistite 342 persone per la ricerca di soluzioni concrete di accoglienza e protezione. Tra questi oltre il 28% sono richiedenti asilo, alcuni con un riconoscimento di protezione internazionale a cui non sono seguite adeguate misure di integrazione (11%) e oltre il 10% di persone con protezione umanitaria per le quali ora si apre un destino piu’ che mai incerto. Il 30 per cento delle prese in carico riguarda i casi relativi alla difficolta’ di accesso alla richiesta di protezione internazionale presso l’Ufficio immigrazione di Roma.
“Abbiamo presentato 4 ricorsi ex articolo 700 al tribunale di Roma proprio perche’ i cittadini stranieri erano impossibilitati ad accedere alla procedura- spiega Francesco Portoghese, avvocato di A Buon diritto -. I giudici hanno accolto i ricorsi, censurando il comportamento dell’Ufficio immigrazione, e in un caso hanno accordato anche un risarcimento”.
Tra le altre criticita’ la difficolta’ del rinnovo del permesso di soggiorno da parte della Questura di Roma per chi esibisce come residenza, via Modesta Valenti, residenza fittizia accordata ai senza fissa dimora.
“Viene detto a queste persone che serve una residenza reale e non virtuale – continua Portoghese – spiegando che via Modesta Valenti non si concilia con esigenze di ordine e sicurezza. Stiamo valutando azioni e ricorsi anche in questo caso”.
(da “Redattore Sociale”)
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