LE MAIL DEI MEDICI PERSE E I MALATI DIMESSI SENZA TAMPONE IN PIEMONTE
LA PROCURA DI IVREA HA APERTO UN FASCICOLO
Una serie di esposti a Ivrea puntano il dito sulla gestione dell’emergenza Coronavirus da parte della Regione Piemonte.
Uno in particolare, di Cgil, Cisl e Uil in cui si denuncia l’assenza, all’inizio dell’emergenza, dei dispositivi di protezione individuali per i sanitari.
In particolare, scrive oggi La Stampa, il personale sarebbe stato costretto a usare mascherine di cotone, a lavarle a casa propria e a riutilizzarle il giorno dopo. Il punto nodale dell’atto esaminato dai Nas riguarda i tamponi: l’ospedale avrebbe dimesso numerosi pazienti senza sottoporli ai test.
Pazienti che sarebbero stati trasferiti nelle Rsa dando vita a contagi. L’altroieri il presidente del Comitato tecnico scientifico regionale, Roberto Testi, ha dichiarato che decine di comunicazioni via email, inviate dai medici di famiglia al Servizio di igiene e sanità pubblica dell’Asl unica di Torino in cui si richiedevano tamponi per pazienti sintomatici, “sono andate perse”, come denunciato dagli stessi medici di famiglia.
In sostanza, l’email del Servizio d’igiene a cui arrivano le segnalazioni di cittadini vittime del Covid-19 si sarebbe bloccata per il numero “eccessivo”(fino a 500 al giorno) di messaggi ricevuti. Ciò che non si spiega, è come mai il Servizio d’igiene abbia temporeggiato a segnalare il problema.
Oggi La Stampa racconta l’inchiesta della procura di Ivrea:
Qui, ieri pomeriggio, i Nas hanno fatto un blitz, perlustrando locali ed acquisendo documenti. Il fascicolo — al momento un modello 45, senza indagati — è stato aperto dal procuratore Giuseppe Ferrando. Sulla sua scrivania è arrivata un’informativa mandata in procura dai carabinieri di Settimo, che contiene una lettera inviata il 6 aprile dalla sindaca Elena Piastra a Asl To4, Sapa (che amministra l’ospedale), Regione e Prefetto. Nella missiva Piastra denuncia: «Moltissimi cittadini continuano a rivolgersi al Comune per la mancata conoscenza delle situazioni relative ai degenti». La sindaca — che non ha mai ricevuto risposta — chiede «con la massima urgenza» di conoscere il numero dei contagiati tra pazienti e lavoratori.
Ma c’è anche altro. La dottoressa Angela Tibo, a nome di tutti i colleghi dell’equipe 4 del distretto 1 di Torino, ha detto oggi al quotidiano di Torino che «Dal 9 marzo su 113 segnalazioni fatte dalla mia equipe ne sono state inserite appena 11, di cui due perchè le persone sono poi andate al pronto soccorso. Praticamente è dal 9 marzo che il sistema non funziona. È una situazione vergognosa».
«Ho iniziato a mandare le prime segnalazioni per posta elettronica il 9 marzo ma nessuno dei miei pazienti ha mai avuto un riscontro», racconta la dottoressa. Le indicazioni della Regione prevedevano che i medici di base segnalassero per telefono e poi per mail tutti i pazienti presunti Covid-19. A seguito delle segnalazioni sarebbero dovuti partire i controlli e i dati sarebbero dovuti essere visibili sul portale creato dalla Regione. Ma la comunicazione si è inceppata subito. Anzi, non è mai partita. E solo chi è andato in pronto soccorso risulta monitorato. La falla è stata ammessa da Roberto Testi, responsabile Medicina legale dell’Asl di Torino, dalla quale dipende il Sisp, e a capo del comitato tecnico-scientifico della Regione.
Impossibile calcolare le comunicazioni andate perse. Nel caso dell’equipe 4, 102 su 113. Se i pazienti presunti positivi non figurano sul portale vuol dire che ufficialmente non sono in quarantena e non possono nemmeno ricevere il certificato che attesti la fine dell’isolamento, oltre a sparire dai conteggi. Ma anche che se vengono fermati non si possono applicare le sanzioni penali previste perchè non risultano sospetti.
Dalla fine della settimana scorsa è cambiato il sistema e i medici di base possono inserire direttamente sul portale i nominativi. In teoria. «Abbiamo la possibilità di farlo ma solo quando funziona il servizio. Per due pomeriggi di seguito (martedì e ieri, ndr) non funzionava».
(da agenzie)
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