LE OMISSIONI IMBARAZZANTI DELLA RAGGI SUL SUO PASSATO
SANTELLI, BUONFIGLIO E BOCCHINO RACCONTANO LO STUDIO PREVITI E L’AMBIENTE “RELAZIONALE” IN CUI E’ NATA PROFESSIONALMENTE LA RAGGI
Vecchi uomini di mondo, quelli che comandavano a destra, quando la giovane Raggi si faceva le ossa nello studio Previti. O nello studio Sammarco.
Antonio Buonfiglio, avvocato come la Raggi e ai tempi parlamentare di peso della destra romana spiega, senza tanti giri di parole: “A me pare ovvio che se diventi presidente di una società , come è accaduto alla Raggi con l’Hgr, ti ci mette l’azionista, in questo caso la Rojo legata a Panzironi, d’intesa con lo studio. Ed è evidente che se ti ci mettono sei uno di fiducia. Fiducia tecnica o politica? Fiducia punto”.
Ruolo “tecnico”, ripete la candidata pentastellata.
Il riferimento è alla società di cui era presidente, l’Hgr di cui era azionista l’assistente di Panzironi, il braccio destro di Alemanno finito nei guai per Parentopoli e per Mafia Capitale.
Così “tecnico”, il ruolo, da essere omesso dal curriculum che la Raggi ha presentato al momento dell’annuncio della candidatura, perchè forse imbarazzante politicamente.
E così tecnico da non aver capito il contesto: “Gloria Rojo (amministratore delegato di Hgr, ndr) – precisa la Raggi – era presente in studio e la conoscevo come tale. Ho scoperto che lei ha avuto incarichi da Panzironi quando voi ve ne siete occupati, quindi molto più tardi, nel 2012-2013”.
Tecnica la professionalità , politica la relazione, in un intreccio in cui i confini tra tecnica e politica si confondono.
Questa è la logica del centrodestra, negli anni del potere romano (e non solo).
Jole Santelli prima di diventare parlamentare di Forza Italia si fece le ossa proprio nello studio Previti: “Sono studi particolari — racconta – in cui si trattano affari importanti. Voglio dire che chi entra nello studio Previti o nello studio Sammarco è un tipo di avvocato particolare, non è uno che fa patrocinio gratuito. E che, stando dentro, acquisisce una serie di relazioni”.
Previti e il suo studio. Alemanno e il suo sistema di potere, negli anni del governo a Roma. Feudi diversi di poteri chiusi, dove la politica è tutto e tutto è politica.
E il mondo dei Sammarco, dove la Raggi lavora, è parte integrante della galassia Previti, cioè di quel sistema di relazioni, non sempre trasparenti e finite in più di un’inchiesta, fra magistrati, avvocati, imprenditori e politici che ruotava intorno all’ex ministro della Difesa del primo governo Berlusconi.
Una galassia della vera destra, tra tribuna dell’Olimpico e Roma nord, che nella Capitale ha raccolto una parte importante dell’eredità andreottiana, compresa una nebbia fitta nel porto, intesa come un tribunale dove finivano insabbiate le inchieste scottanti prima che al Tribunale arrivasse Pignatone.
Figuriamoci cosa contava rispetto alla grande abbuffata del sottogoverno alemanniano, l’incaricuccio alla giovane Virginia, in uno dei tanti contatti tra lo studio che conta e l’amazzone di un ras, come Panzironi.
Già , perchè la Rojo fu una delle 41 assunte da Panzironi all’Ama, ribattezzate come le “41 amazzoni”, messe lì appunto, senza concorso e per una logica di legami politici. La stessa per la quale l’ex ad di Ama sarebbe stato condannato a 5 anni e tre mesi, in relazione alla Parentopoli di Ama. Condanna arrivata dopo la detenzione per Mafia Capitale.
Vecchi uomini di mondo, quelli della destra di allora.
Italo Bocchino, che non era nella corrente di Alemanno ma che lo conosceva bene, parla col distacco di chi commenta una roba da ragazzini: “Vabbè, si capisce come è andata. La Raggi sta allo studio Sammarco, questa qui, questa Gloria Rojo, l’assistente di Panzironi si rivolge allo studio Sammarco per farsi seguire la società . Non c’è niente di male. L’hanno messa lì, magari nell’ambito di un sistema di rapporti e relazioni tra uno studio, come quello Sammarco e Panzironi, e un ras di peso di allora”. Molto di peso.
Così di peso che Alemanno verga, subito, una nota: “Non ho dato mai indicazione o consenso a nessuno per costituire una simile società nè ero a conoscenza di questa attività svolta dalla signora Gloria Rojo e da Franco Panzironi”.
Come a dire, io non c’entro, tesi credibile perchè, come sa chi va il mondo, non è che scomodi il sindaco per l’ultima delle nomine.
Giovane della bottega Previti, presidente di una società quasi a sua insaputa, la giovane Raggi respira l’aria delle stanze che contano sia pur non da protagonista. Prosegue Bocchino, in vena di ricordi: “Non mi scandalizzo, figuriamoci. Altro che Raggi nello studio Previti ci entrarono figure ben più pesanti. Gliene dico una: quando vincemmo le elezioni del ’94, chiedemmo a Davigo se voleva diventare ministro della Giustizia e lui declinò dopo aver sentito Borrelli e a Di Pietro di andare agli Interni. La Russa andò a sondare, poi facemmo un incontro proprio nello studio Previti. C’erano Berlusconi, Di Pietro, Letta, Tatarella, io e ovviamente Previti. Se ci entrò Di Pietro, non ci poteva fare uno stage la Raggi? Certo, capisco che per lei è imbarazzante dirlo nel momento in cui è candidata”.
E nel momento in cui il suo slogan, uno dei tanti, è: “La legalità e la trasparenza dovranno essere il nostro faro”.
Panzironi è in carcere, Previti condannato e interdetto dai pubblici uffici.
E nel curriculum, la candidata omette le sue esperienze “tecniche”, iniziate in quel lontano 2003, epoca del suo praticantato, quando parecchi giovani il giorno della condanna di Previti suonavano il clacson sotto lo studio simbolo dell’arroganza del potere che non vuole essere processato.
Lei invece in quello studio andava a prendere ordini per fare i giri di cancelleria.
(da “Huffingtonpost”)
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