L’ECONOMISTA GROSS RIDICOLIZZA LE COPERTURE DEL REDDITO DI CITTADINANZA AVANZATE DAL M5S: “SONO SOLO UN TRUCCHETTO CONTABILE, L’EUROPA DIREBBE NO”
IL DIRETTORE DEL CEPS CRITICA LA PROPOSTA DI TRIDICO: “NON E’ AUTOFINANZIAMENTO, MA AUTOLESIONISMO”
Un trucchetto puramente contabile che andrebbe incontro a un netto “niet” di Bruxelles.
È il giudizio di Daniel Gros, economista tedesco e direttore del Centre for European Policy Studies (Ceps), sulle coperture proposte da Pasquale Tridico, indicato da Luigi Di Maio come ministro del Lavoro in un governo M5S, per “autofinanziare” il reddito di cittadinanza.
Il docente di diritto del lavoro all’Università Roma Tre, con un post sul blog del Movimento 5 Stelle, ha rilanciato la sua proposta per quello che più propriamente andrebbe chiamato reddito minimo condizionato.
Ridotta all’osso, la strategia di Tridico per finanziare la misura è la seguente: uno dei parametri per calcolare i margini di manovra fiscale di un Paese è il cosiddetto output gap, ovvero la differenza tra il Pil effettivo e quello potenziale, dove potenziale indica il livello massimo di produzione realizzabile in condizione di pieno utilizzo delle risorse produttive e senza avere ricadute inflazionistiche.
Risorse come la forza lavoro, da cui parte il ragionamento dei 5 Stelle: l’accesso al reddito di cittadinanza ha come conditio sine qua non l’iscrizione obbligatoria ai Centri per l’impiego, che porterebbe l’uscita di una massa di persone dalla condizione di “inattività ” a quella di “disoccupati”.
Aumentando la platea dei disoccupati crescerebbe quindi il Pil potenziale e di conseguenza anche il divario con il Pil effettivo (output gap), creando la possibilità per l’Italia di fare maggior deficit.
Oggi il professor Tridico, indicato da Luigi Di Maio come ministro del Lavoro in un ipotetico Governo M5S, ha rilanciato sul blog del Movimento la misura del reddito di cittadinanza. Lei cosa ne pensa di questo strumento?
L’ultimo Paese che dovrebbe prendere in considerazione questo strumento è l’Italia. Il reddito di cittadinanza è un concetto teorico che potrebbe anche funzionare in un Paese, e questa è condizione di partenza essenziale, dove ci sono piena occupazione e un’amministrazione pubblica efficiente. Il problema è sempre come distinguere chi non può lavorare e chi potrebbe farlo e non vuole, preferendo presumibilmente il lavoro nero. Naturalmente dipende anche dall’entità del “reddito” proposto.
Dal punto di vista tecnico, Tridico giustifica la misura perchè si “autofinanzia” grazie a un automatismo sull’output gap.
(Ride) Ma messa così non è un autofinanziamento, è autolesionismo. Ammesso e non concesso l’Unione Europea ti dica “sì, potete spendere di più”, questo non è autofinanziamento. Sarebbe un permesso che l’Ue darebbe all’Italia per indebitarsi di più. È quindi debito addizionale.
Però dal punto di vista tecnico, l’Ue potrebbe accettare un simile ragionamento e dare il suo via libera al maggior deficit che ne deriverebbe?
Guardi, secondo Tridico basterebbe dire a Bruxelles: “Ecco, abbiamo di punto in bianco un milione di disoccupati in più”. Ma per il calcolo dell’output gap c’è tutta una procedura molto tecnica. I Paesi membri sono stati invitati già molto tempo fa a scegliere una procedura per la definizione dell’output gap, anche l’Italia, senza che potesse essere modificata successivamente. L’Italia ha fatto la sua scelta, che adesso forse risulta un po’ sfavorevole per il vostro Paese. Ma di certo non cambierebbe se venissero fuori un milione di disoccupati in più dall’oggi al domani.
Quindi Bruxelles direbbe no?
Esatto, è un trucchetto. Anche perchè c’è un comitato tecnico che dovrebbe fare le sue valutazioni e questo comitato non troverebbe una ragione per cambiare di molto la stima dell’output gap del vostro Paese.
E quale sarebbe l’appiglio di Bruxelles per rifiutare la spesa aggiuntiva necessaria per finanziare la misura?
Direbbe che si tratta di una questione puramente tecnica, c’è un comitato apposito che lo valuta. Questo comitato, che è composto da esperti di tutti gli Stati membri, risconterebbe che in Italia, al di là di questi trucchetti tecnici, non è cambiato niente e quindi non darebbe alcun via libera a fare maggior spesa, ricordando che l’Italia ha dei “paletti” da rispettare.
Nel suo intervento Tridico propone anche la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario per “governare” la robotizzazione del mercato del lavoro. È una strada percorribile?
L’Italia ha ridotto ma ancora alcuni problemi sul fronte della competitività del lavoro, non mi sembra una misura giusta. È vero che un orario più flessibile offre molti vantaggi, ma questo è ben diverso dal ridurre le ore lavorate senza toccare i salari, che equivale ad aumentare i salari stessi.
Un’altra misura proposta da Tridico è il salario minimo orario, avanzata anche da altri partiti come il Pd, per combattere la precarietà dei lavoratori esclusi dalla contrattazione collettiva. Lei cosa ne pensa?
Dipende dal livello salariale al quale si vuole portare il salario minimo, a quello tedesco o a quello adeguato alla realtà italiana? Si deve sapere che in Italia la propensione al lavoro nero è già abbastanza alta, e una misura del genere potrebbe avere come effetto che una parte ancora maggiore dell’economia vada verso il nero, ma la tendenza dovrebbe essere opposta.
(da “Huffingtopost”)
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