L’ESCALATION DELL’INTOLLERANZA: DOPO IL NO AI MINARETI GHEDDAFI VIETA NUOVI CAMPANILI IN LIBIA
TENSIONE ALTISSIMA CON LA SVIZZERA: IL LEADER LIBICO BLOCCA FORNITURE DI PETROLIO E MERCI A BERNA…. CHIESTO ANCHE IL TRASFERIMENTO DELLA SEDE DELL’ONU… UN INSEGNAMENTO AI PIRLA CHE FOMENTANO L’INTOLLERANZA RELIGIOSA PER RACCATTARE QUATTRO VOTI
Il risultato del voto del referendum sui minareti sta provocando prese di posizione estremamente critiche nei Paesi arabi, come era prevedibile, a dimostrazione che certi temi, relativi alla espressione della libertà religiosa, non possono essere oggetto di referendum, appartenendo alla categoria dei diritti inalienabili a poter professare il proprio culto.
Vietare moschee e minareti non risolve certo il problema della sicurezza, semmai lo amplifica: molto meglio sapere dove si raccolgono i credenti islamici, tra cui potrebbero in teoria infiltrasi fondamentalisti, che lasciare tutto alla improvvisazione, esacerbamdo pure gli animi di chi vuole solo pregare. Eppure anche in Italia ci sono tanti pirla che hanno inneggiato alla Svizzera come se quel voto non fosse frutto di una propaganda che “deve individuare un nemico” ad ogni costo, per poter orientare il malcontento popolare in tempi di crisi economica.
Una prima conseguenza al voto svizzero è stato un attacco pesante che il governo libico ha lanciato a quello di Berna.
“Impediremo la costruzione di nuovi campanili” era il titolo di “Jamahirya”, il principale quoridiano del Paese.
“Chiunque odia i musulmani e l’Islam non potrà più godere della nostra ricchezza, non potrà più introdurre container con le proprie merci, non andrà più in auto sfruttando il nostro petrolio” scrive il giornale libico.
I cristiani in LIbia rappresentano l’ 1% della popolazione, tra cattolici e copti, e con la Santa Sede dal 1997 vi sono relazioni diplomatiche.
Nel Paese infatti vi sono due vicariati apostolici, a Bengasi e a Tripoli.
A calmare le acque vi è la dura presa di posizione del Vaticano contro la discriminazione religiosa votata in Svizzera con il referendum, ma la sfida con la Svizzera sta diventando pesante.
Gheddafi ha chiesto ufficialmente il trasferimento fuori dalla terra elvetica delle sedi delle Nazioni Unite.
La segreteria generale del Comando popolare islamico internazionale, ente presieduto dal leader libico, ha definito il divieto un “provvedimento razzista” verso i musulmani.
Va considerato che la Svizzera, in virtù della sua neutralità , ospita i quartier generali di numerose organizzazioni internazionali.
A Ginevra si trovano le sedi dell’Alto Commissariato per i rifugiati e del Consiglio per i diritti umani dell’Onu, quello della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa e anche del Wto, l’Organizzazione mondiale per il commercio.
La tensione diplomatica è altissima e il pericolo è che possa estendersi ad altri Paesi islamici più radicali di quanto sia quello governato da Gheddafi.
Per le conseguenze a cui certe prese di posizioni possono portare, sarebbe opportuno che anche nel nostro Paese si cominciasse a riflettere e si impedisse a qualche idiota di sparare cazzate per prendere quattro voti sul momento, ma determinando pericolose conseguenza per il nostro vivere civile, oltre che per la nostra economia e imprenditoria.
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