L’IMPARZIALITÀ VALE SOLO PER GLI ALTRI. FRATELLI D’ITALIA SI INDIGNA PERCHÉ UN CONSIGLIERE DEL QUIRINALE AVREBBE PARLATO DI POLITICA IN UNA CONVERSAZIONE PRIVATA. E ALLORA IGNAZIO LA RUSSA?
IL PRESIDENTE DEL SENATO, SECONDA CARICA DELLO STATO, PARTECIPA A COMIZI ED EVENTI POLITICI, ENTRA A GAMBA TESA SULLE INCHIESTE, CHIEDE LE DIMISSIONI DI AVVERSARI POLITICI… LE FRASI INDECENTI SULLE SS DI VIA RASELLA (“UNA BANDA MUSICALE DI SEMI PENSIONATI”), L’INVITO ALL’ASTENSIONE AI REFERENDUM, LE MEZZE PRECISAZIONI
Lo scontro istituzionale tra Quirinale e Fratelli d’Italia è chiuso a parole, ma apertissimo sia politicamente sia mediaticamente. Politicamente, per colpa del comunicato fatto filtrare da palazzo Chigi dopo il colloquio tra Giorgia Meloni e Sergio Mattarella: in quella sede la premier si era posta come sinceramente dispiaciuta dell’incidente, ma la velina uscita dai suoi uffici l’ha descritta ancora bellicosa nei confronti del consigliere del capo dello stato, Francesco Saverio Garofani.
Un voltafaccia […] che ha decisamente infastidito il Colle. Un fastidio […] fatto recapitare a chi di dovere per poi stimolare il comunicato successivo dei capigruppo di FdI, che hanno dichiarato «chiusa la questione» (aperta però sempre da loro con Galeazzo Bignami)
Basterà? Di certo l’irritazione rimane, anche perché al Colle nessuno dimentica l’illazione, bollata come «ridicola», di una presunta cospirazione quirinalizia contro il governo, per altro in nessun modo motivata dai virgolettati pubblicati.
Tanto più che il «provvidenziale scossone» contro il governo Meloni attribuito a Garofani non è mai stato pronunciato. Del resto è emerso che la conversazione carpita e riportata nel pezzo è avvenuta durante una cena a piazza Navona organizzata da Luca Di Bartolomei.
Erano presenti manager, esponenti dello sport, politici e giornalisti, tutti accomunati dalla fede romanista. Al tavolo con Garofani ci sarebbero state una ventina di persone e la “gola profonda”, secondo Dagospia e i ben informati, sarebbe già stata individuata
Il paradosso ulteriore, si ripete in ambienti d’opposizione, è che proprio Fratelli d’Italia oggi decida di ergersi a paladina dell’essere e apparire istituzionali in tutti i contesti, impartendo lezioni di contegno a un consigliere di Mattarella il cui nome è noto agli addetti ai lavori ma non certo di grande risonanza mediatica.
Proprio in casa meloniana, infatti, alberga la maggiore contraddizione e a incarnarla è Ignazio La Russa, seconda carica dello stato e supplente del presidente della Repubblica in caso di suo impedimento.
Proprio lui è stato da subito il grande teorizzatore che l’istituzione la si incarna nell’esercizio della funzione nell’aula di palazzo Madama ma, sceso dallo scranno foderato di rosso, La Russa ha sempre orgogliosamente rivendicato il suo diritto a essere di parte.
Una filosofia applicata sin da subito: già nel dicembre 2022, a due mesi dalla sua elezione, l’esponente di FdI ha pubblicamente celebrato il settantaseiesimo anniversario della nascita del Movimento sociale italiano, ribadendo la sua appartenenza alla tradizione post-fascista.
Pochi mesi dopo, si è lanciato in dichiarazioni revisioniste sulla strage nazi-fascista delle fosse Ardeatine, definendo le SS presenti in via Rasella come «non nazisti, ma una banda musicale di semi pensionati».
Addirittura, in occasione dei referendum sul lavoro e sulla cittadinanza promossi dai sindacati, ha pubblicamente pre
posizione dicendo che si sarebbe «impegnato per l’astensione» perché «dalla sinistra c’è una campagna d’odio» e «il campo largo è morto».
Di recente, infine, è entrato a gamba tesa nell’inchiesta sull’edilizia a Milano, che ha toccato anche la giunta di Giuseppe Sala. La Russa ha pubblicamente detto che «la giunta deve dimettersi» e così anche il sindaco Beppe Sala, «che non ha la maggioranza».
In seguito a ogni pubblica presa di posizione sono poi arrivate le sue precisazioni, mezzi passi indietro ma anche rivendicazioni del suo diritto ad avere una opinione politica […]. Tanto che La Russa ha continuato a partecipare a iniziative politiche.
L’obbligo di apparire sempre imparziale vale quindi per un consigliere del Quirinale, altrimenti FdI si sente legittimata a credere a retroscena su presunti golpe del Quirinale. Lo stesso obbligo, invece, non grava sul presidente La Russa, che fuori da palazzo Madama può orgogliosamente tornare a indossare la casacca di partito.
(da Dagoreport)
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