L’INCROCIATORE MOSKVA E’ COLATO A PICCO, E’ COSTATO 750 MILIONI DI EURO: MORTO IL COMANDANTE E CENTINAIA DI MILITARI (ALTRO CHE EVACUAZIONE)
IL DIVERSIVO DEL DRONE, LA CONTRAEREA CHE NON FUNZIONA: LA FINE DELL’ARMATA ROTTA
Di certo c’è che l’incrociatore lanciamissili russo Moskva, entrato in servizio nel 1983 e costruito a Mykolaiv in Ucraina, è affondato. Ufficialmente, secondo la Russia, perché «ha perso stabilità mentre veniva rimorchiato durante una tempesta». §
L’incrociatore Moskva era un gigante da 12.500 tonnellate e 750 milioni di dollari e rappresentava un pezzo importante della credibilità delle forze armate di Vladimir Putin.
L’agenzia di stampa Ansa ha scritto che si teme possa essere finita negli abissi anche una testata nucleare che, secondo voci non confermate, avrebbe fatto parte del suo arsenale.
Secondo Forbes aveva un valore di 750 milioni di dollari. L’hanno costruita in Ucraina ai tempi dell’Urss per finire in mare all’inizio degli anni Ottanta. Era poi tornata per gran parte degli anni Novanta in cantiere proprio a Mykolaiv. Dove era stata rimessa a nuovo per poi essere utilizzata nella crisi georgiana del 2008. I russi l’hanno schierata nel conflitto siriano dove ha fornito protezione navale alle truppe russe. Per poi passare all’operazione di annessione della Crimea e finire infine dispiegata al largo di Odessa in vista dell’offensiva finale contro l’Ucraina.
L’incrociatore, di classe Slava, era la terza nave più grande della flotta attiva russa. Trasportava, oltre a due cannoni, missili antinave Vulkan, una serie di armi anti-sottomarino e siluri.
Ieri alla Bbc l’esperto navale Jonathan Bentham dell’Istituto internazionale per gli studi strategici ha spiegato che la Moskva era dotata di un sistema di difesa aerea a tre livelli. Oltre alle difese a medio e corto raggio, era equipaggiata con sei sistemi d’arma ravvicinati a corto raggio (CIWS) come ultima risorsa.
«La Moskva dovrebbe avere una copertura di difesa antiaerea a 360 gradi. Il sistema CIWS può sparare 5.000 colpi in un minuto. Crea essenzialmente un muro antiproiettile attorno all’incrociatore, la sua ultima linea di difesa», ha spiegato Bentham.
Secondo il Comando operativo meridionale ucraino, l’incrociatore Moskva è stato colpito da due missili “Sea Neptune”, che hanno una gittata di circa 300 km.
Una delle ipotesi, spiega oggi Repubblica, è che un drone Tb2 di fabbricazione turca possa aver distratto le difese del Moskva per favorire l’attacco. Secondo fonti militari non confermate citate nell’articolo di Paolo Brera gli ucraini avrebbero fatto alzare uno dei droni turchi in dotazione, i micidiali Bayractar, mandandolo a girare attorno all’incrociatore per attirare l’attenzione.
Poi i missili avrebbero centrato l’obiettivo.
In un post su Facebook pubblicato prima che la nave affondasse e citato dalla Bbc i funzionari ucraini hanno affermato che il maltempo e l’esplosione delle munizioni hanno ostacolato i soccorsi russi. Il quotidiano spiega che dopo la fine della nave il comando di Zelensky ha due opzioni sul tavolo. La prima è quella di usare le forze di Odessa per rinvigorire il contrattacco verso Cherson, l’unica città occupata sulla riva occidentale del fiume Dnepr. Oppure il raggruppamento di Odessa può spostarsi fino al Donbass.
Oleg Zhdanov, ex alto ufficiale prima dell’esercito sovietico e poi di quello ucraino, in un’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera sostiene la tesi del bombardamento.
«Sappiamo che i due missili sono stati sparati da una base vicino a Odessa, hanno fatto esplodere la Santa Barbara e la nave è sbandata, pare stia affondando, comunque non sarà più utilizzabile. Il mare era agitato al momento, c’erano unità turche che incrociavano non troppo lontano e pare abbiano salvato una cinquantina di marinai, gli altri potrebbero essere morti», dice oggi a Lorenzo Cremonesi.
L’ufficiale sostiene anche che il sistema antimissili dell’incrociatore fosse obsoleto e per questo non sia scattato: «Il Moskva è stato varato nel 1982, venne poi modificato e aggiornato nel 2001, ma rimane un modello obsoleto. Le sue difese non sono state in grado di intercettare i Neptune, armi modernissime che volano sul pelo dell’acqua».
Il sistema missilistico lo hanno progettato gli ingegneri militari ucraini. In risposta alla crescente minaccia navale rappresentata dalla Russia nel Mar Nero dopo l’annessione della Crimea nel 2014.
Secondo il Kyiv Post la marina ucraina ha ricevuto la prima consegna dei missili Neptun con una portata di 300 km (186 miglia) solo nel marzo dello scorso anno.
(da agenzie)
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