L’INGANNO DEI FOLLOWER FALSI
CHI LI VENDE E COME L’ALGORITMO VIENE AGGIRATO
Più follower vuol dire più fama, più influenza, più sponsorizzazioni.
Più soldi per chi lo fa di mestiere, per gli altri è la popolarità. Di qui la smania di essere seguiti. L’unico aiuto ammesso da Instagram per aumentare i follower sono le campagne pubblicitarie, le cosidette ADV, promosse da Meta stessa, possibili per chi ha account business o creator. Basta andare su «Crea una campagna», scegliere l’obiettivo (più «notorietà», ossia che il post/reel sia visto da più utenti; oppure più «engagement», cioè maggiori commenti, like, re-post; o ancora più «traffico» verso un sito; ecc..); selezionare la fascia di età del pubblico da raggiungere, per esempio i 25-40 enni; e le sue caratteristiche che possono essere in base al genere, il luogo di residenza, la lingua, gli interessi, l’attività professionale; e a questo punto decidere quanto spendere (mettiamo 200 euro) e la durata della campagna pubblicitaria, diciamo una settimana. Ogni campagna, ma proprio ciascuna, con 200 euro dà risultati diversi: di qui la moltiplicazione di chi per mestiere aiuta a fare il mix di scelte più mirato. Il premio dell’algoritmo è la reach, ovvero il numero di utenti a cui viene presentato un contenuto.
Le regole di Instagram
Instagram vieta, invece, esplicitamente nelle proprie Linee Guida (qui) l’utilizzo e l’acquisto di follower o interazioni false o generate artificialmente, pena la sospensione temporanea (24 o 48 ore) o permanente (per gli account che hanno violato ripetutamente la policy e accumulato plurime infrazioni).Vediamo, però, cosa succede nella realtà con l’aiuto di DeRev, società specializzata in strategia di comunicazione e marketing digitale.
Le «follower farm»
In Cina, India, Nepal, Sri Lanka, Egitto, Indonesia, Filippine, Thailandia e Bangladesh ci sono le «follower farm», conosciute anche come «bot farm» o «fake follower farm», dove viene creata a ritmo continuo una grande quantità di account falsi con programmi di automazione, che in alcuni casi possono essere gestiti anche manualmente da un gran numero di persone per simulare ancora meglio il comportamento umano.
Chi vende i follower?
Chi vende i follower? In Italia, come ovunque, ci sono decine di siti. Ecco quelli che abbiano trovato. Dataroom è poi andato alla ricerca di chi c’è dietro.
Instaworldagency.it assicura da 200 follower italiani a 9,99 euro a 10.000 a 249,99 euro. L’11 gennaio 2024 sulla piattaforma di recensioni Trustpilot arriva il commento di un utente: «Inizialmente sembra andare tutto bene, si mostrano professionali e alla mano. Una volta pagato il pacchetto spariscono, qualsiasi problema tu abbia riguardante i follower, visualizzano la tua richiesta, ma non rispondono. Intanto i follower oltretutto fake piano piano iniziano a calare e loro muti. Non la consiglio assolutamente». Risposta di Instaworldagency: «Si lamenta dei follower “fake”, ma è stata lei a scegliere di acquistare follower internazionali che, come chiarito nei Termini e Condizioni del servizio, sono follower falsi. Non lo abbiamo mai nascosto. Per il futuro, le consigliamo di leggere sempre i Termini e Condizioni prima di acquistare un qualsiasi pacchetto o un qualsiasi servizio. Altrimenti non può lamentarsi di caratteristiche del servizio che ha scelto di accettare».
Bulkyfans.com: da 1.000 follower a 6 dollari a 50.000 a 149 dollari. Il sito fa capo alla società londinese Ownes7 Ltd che ha sede nel quartiere di Covent Garden a due passi dal British Museum. Però al civico di Shelton Street dove è indicato il domicilio, c’è in realtà solo una casella postale: al costo di 39 sterline all’anno ritirano la posta. «Proteggi la privacy della tua società e migliori la tua immagine aziendale», dice chi offre il servizio dio domiciliazione. Ownes7 secondo le carte consultate appartiene a Hamza Badraoui, 23 anni, di nazionalità marocchina, forse un prestanome.
Bcubeagency.com: da 100 follower internazionali a 2,99 euro a 10.000 a 119,99 euro. Azionisti Hafid Jallouni (34 anni) e Abdelkrim Loughiam (31), entrambi italiani di origine marocchina e residenti in Francia. La proprietà è trasparente e loro hanno un buon curriculum di studi e avviato diverse attività imprenditoriali. Bcube Agency, la società in Costa Azzurra proprietaria del sito, ha registrato, nel bilancio 2022 regolarmente depositato, un giro d’affari di circa 1 milione, con 200 mila euro di utile. Ciò significa potenzialmente 100 mila euro di dividendo a ciascuno dei due soci.
E ci sono anche:
Comprasocial.me: l’estensione geografica del dominio è del Montenegro. Titolare, Matteo Leo di Reggio Calabria. Nel 2022 Leo ha avviato una disputa, senza ottenere ragione, contro l’uso del dominio comprasocial.it da parte di un altro operatore italiano (Roger Pagini, toscano di Lucca, 44 anni, una casa alle Canarie vista mare, da dove lavora in smart working, multato dall’Antitrust per 10 mila euro con la motivazione di pratiche commerciali scorrette, qui la sua storia).
Socialads.eu: appartiene al network di servizi offerti dalla impenetrabile BacliWeb DMG Ltd di Gibilterra, classica sigla societaria di copertura a cui sono collegati anche altri siti.
Comprafollowers.it: il sito è stato registrato nel 2019 da tal Francesco Franchetti di Agrigento.
Payperfan.it e 1 milionedifan.it anno capo a una società di Las Palmas (Gran Canaria) con un capitale di 3 mila euro sottoscritto da un certo El Hadri Hamza, di cui non vi sono notizie.
Ci sono poi siti web che offrono anche gli abbonamenti con la promessa di garantire una crescita di follower e interazioni costante nel tempo.
Un esempio è Risekarma.com, da 49,99 euro al mese (1.000-2.000 follower e 3.000 like al mese) a 299,99 euro al mese (5.000-10.000 follower e 10.000 like al mese). Proprietà Usa
Il pagamento è con carta di credito o PayPal, ma spesso vengono accettati anche Bitcoin.
I trucchi per farli sembrare reali
I follower fake vengono camuffati quanto più possibile per farli sembrare reali: vengono geolocalizzati per farli sembrare creati e attivi in Italia, vengono utilizzate finte foto profilo o biografia e periodicamente viene pubblicato qualche contenuto casuale o guardate le storie di altri utenti. Per questo motivo, chi li vende spesso declama che si tratta di «follower italiani, reali o attivi» per dare una maggiore garanzia a chi li acquista.
Il ruolo dei Bot
Un altro sistema per aumentare in modo ingannevole i follower si basa sui Bot, ossia software che automatizzano le azioni come il follow e l’unfollow fingendo che sia l’utente reale ad averle compiute in modo spontaneo. Si mettono a seguire profili secondo il principio che chi riceve un nuovo follower ne resta incuriosito, visiterà l’account che non conosce e, probabilmente, inizierà a seguirlo a sua volta. Di lì a qualche giorno però il nuovo contatto toglierà il follow, il più delle volte senza che l’utente se ne accorga. Il Bot replicherà poi lo stesso meccanismo su altri profili, e così via.
Lo fanno, per esempio:
Flamista.com che spiega: «Usiamo l’intelligenza artificiale per promuovere il tuo account Instagram attraverso interazioni automatiche per seguire, smettere di seguire, mettere Mi piace, messaggi diretti, pianificare la pubblicazione e le reazioni alle storie». Proprietà canadese molto ben schermata.
Flocksocial.com che promette di «fare crescere il tuo account interagendo automaticamente con account Instagram reali, in base al tuo pubblico di destinazione». Fa capo a una società di Dubai, la SocialGrowth LLC FZ, di cui non si sa chi abbia il controllo. Possiede numerosi altri siti analoghi.
I canali Telegram
L’ultima trovata sono i canali Telegram privati e accessibili soltanto su invito (qui) a cui l’utente si iscrive comunicando il proprio account Instagram: un Bot lo invita a interagire con dei profili su Instagrame chi lo fa riceve crediti, con cui a sua volta può richiedere al gruppo di compiere azioni sul proprio profilo, oppure un piccolo pagamento (da 0,0001 a 0,04 euro a clic) che sarà convertito in buoni Amazon o versato tramite PayPal. Itgruppi.com è di Alexandre Mora Lopez di Barcellona.
Cosa fa l’algoritmo
Per contrastare queste pratiche, gli algoritmi di Instagram impongono limiti alle azioni che si possono fare senza essere penalizzati in un determinato lasso di tempo, per esempio 50 like in un’ora e 200 in un giorno, e 20 commenti in un’ora e 200 in un giorno, andando a penalizzare i profili che li superano. E agiscono anche limitando la reach di chi riceve meno interazioni, cosa che accade a chi ha molti follower fake perché questi non contribuiscono all’engagement e, anzi, lo fanno diminuire.
Ma non è detto che Instagram ti becchi. Tutte le strategie messe in atto recentemente come il rilascio graduale dei follower e gli engagement group su Telegram sono proprio state trovate per ingannare l’algoritmo.
E quando non distingui più il vero dal falso, tutto diventa vero o tutto diventa falso.
Milena Gabanelli, Mario Gerevini e Simona Ravizza
(da corriere.it)
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