L’ITALIA È SEMPRE LA PRIMA A INTASCARE I SOLDI DA BRUXELLES. MA POI NON SA INVESTIRE IL MALLOPPO
I TONI TRIONFALISTICI DELLA MELONI PER AVERE INCASSATO GLI 11 MILIARDI DELLA QUINTA RATA DEL PNRR NASCONDONO IL VERO PROBLEMA: FINORA IL NOSTRO PAESE HA INVESTITO APPENA 53 MILIARDI SUI 194 CHE VANNO MESSI A TERRA ENTRO IL 2026… IN MOLTI CASI I RITARDI SONO ORMAI INCOLMABILI E SI RISCHIA DI PERDERE RISORSE FONDAMENTALI PER TENERE IN PIEDI I CONTI PUBBLICI
La Commissione Ue ha versato ieri all’Italia gli 11 miliardi di euro della quinta tranche del Pnrr. Il pagamento, hanno fatto sapere da palazzo Chigi, segue la valutazione positiva della Commissione, adottata formalmente lo scorso 2 luglio, connessa al conseguimento di 53 traguardi e obiettivi.
La premier Giorgia Meloni è tornata a ripetere che «l’Italia è al primo posto in Europa per numero di obiettivi raggiunti e importo complessivo ricevuto: siamo stati i primi a richiedere il pagamento della quinta rata e siamo i primi ad aver richiesto il pagamento della sesta rata del Piano».
Per l’opposizione, a partire dal Pd, quella del governo «è solo propaganda, perché i dati reali sulla spesa confermano che l’Italia è in forte e ritardo sulla messa a terra degli investimenti».
Affermazioni che il governo, ovviamente, contesta facendo presente che per incassare la quinta rata ha dovuto raggiungere in tutto 53 obiettivi e portare a compimento 14 riforme e 22 investimenti in settori strategici per la modernizzazione della nazione, tra cui la concorrenza, gli appalti pubblici, la giustizia, la gestione dei rifiuti e delle risorse idriche, l’istruzione secondaria e terziaria, le infrastrutture, la sanità, la cultura, l’università e la pubblica amministrazione, con la messa a terra degli interventi per la transizione al digitale.
E che il piano stia funzionando dando buoni risultati sul fronte della crescita, secondo Meloni, lo confermerebbero «i recenti dati Istat sul Pil, che stimano una crescita acquisita nel primo semestre 2024 pari allo 0,7% e gli ultimi dati del rapporto Svimez, che nel 2023 evidenziano la decisa accelerazione del Pil nel Mezzogiorno, con un incremento di nuova occupazione pari al 2,6%».
Dal Pd il responsabile economico Antonio Misiani ribatte che «la retorica trionfalistica del governo sul Pnrr è scollegata dalla realtà. E la verità è che, a meno di due anni alla scadenza del Piano, a fine luglio abbiamo speso solo 52 miliardi dei 194 complessivi. Non sarebbe più utile concentrarsi su questo, invece di acclamare l’arrivo di risorse che, se non spenderemo, dovremo restituire?».
«Sul Pnrr Meloni continua a fare il gioco delle tre carte – aggiunge il capogruppo dem in commissione Affari europei della Camera, Piero De Luca -. Non siamo i primi purtroppo. Quanto ai traguardi e agli obiettivi raggiunti, dopo il pagamento della quinta rata, lo stato di attuazione del Piano arriva al 37% del totale del cronoprogramma assunto. È su questa base che va fatta una comparazione con altri Stati. Raccontare ogni volta i numeri assoluti del nostro avanzamento è del tutto fuorviante, considerato che siamo il Paese con il maggior numero di traguardi e obiettivi».
Ed in effetti, se come spiegava nei giorni scorsi Fitto la spesa effettiva a fine luglio è arrivata appena a quota 53 miliardi, per arrivare ai 194,4 dell’intero piano di qui al giugno 2026 bisognerà metterne a terra ben 70 miliardi all’anno.
Fitto resta però ottimista spiegando che nei prossimi mesi il governo intensificherà il monitoraggio sull’attuazione del Piano, in costruttiva collaborazione con la Commissione europea e con tutte le amministrazioni titolari, riservando particolare attenzione all’incremento della spesa e all’avanzamento procedurale e finanziario del Piano».
(da agenzie)
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