L’ITALIA PER TRE VOLTE POTEVA ARRESTARE IL CRIMINALE NETANYAHU E NON L’HA FATTO
SONO STATI TRE I PASSAGGI AEREI SUL NOSTRO PAESE DEL VELIVOLO CON IL RICERCATO PER CRIMINI DI GUERRA …UN TEAM DI AVVOCATI HA CHIESTO LE CARTE AL GOVERNO CHE HA RISPOSTO DICENDO DI “IGNORARE” CHI L’ABBIA AUTORIZZATO… O SIAMO IL PAESE DI DON ABBONDIO O DEI COMPLICI DEI CRIMINALI
Un team di avvocati ha chiesto a Palazzo Chigi le carte relative alle autorizzazioni per i tre passaggi nello spazio aereo italiano del velivolo del primo ministro israeliano tra febbraio e luglio di
quest’anno, quando era già ricercato dalla Corte penale internazionale. La presidenza del Consiglio ha scritto però di non esserne in possesso, e così il ministero delle Infrastrutture. Una vicenda che potrebbe legarsi alle accuse di complicità nei crimini commessi a Gaza
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ricercato dalla Corte penale internazionale, ha attraversato per tre volte lo spazio aereo italiano tra febbraio e luglio di quest’anno ma il Governo Meloni sostiene di non avere alcuna informazione in merito all’autorizzazione di quei transiti. “La materia esula dalle competenze di questa amministrazione [e] si fa presente di non avere agli atti la documentazione richiesta”. Così recita la risposta che la presidenza del Consiglio dei ministri ha fornito a inizio ottobre 2025 a seguito di un’istanza di accesso civico avanzata da un gruppo di legali composto, tra gli altri, dagli avvocati Luca Saltalamacchia, Michele Carducci, Veronica Dini e Antonello Ciervo. Nella stessa replica Palazzo Chigi ha fatto sapere che anche il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti -tecnicamente responsabile del transito nei cieli- avrebbe comunicato la “non competenza in materia e l’assenza ai propri atti dei documenti richiesta”.
“È inquietante che la presidenza del Consiglio dica di non sapere -spiegano i legali ad Altreconomia-. Si tratta infatti di una procedura con passaggi precisi e ufficiali, non di un evento improvviso o che possa sfuggire; ma soprattutto, oltre alla rappresentanza politica, la presidenza ha anche una funzione di
coordinamento fra tutti i dipartimenti e i ministeri dello Stato. Avrebbe dovuto ottenere la documentazione da chi di pertinenza. Significa che chiunque può sorvolare l’Italia a insaputa dell’esecutivo?”.
L’ultimo passaggio nello spazio aereo italiano del primo ministro israeliano -che da novembre 2024, come detto, è ricercato dalla Corte penale internazionale per gravissimi crimini di guerra e contro l’umanità commessi a danno della popolazione civile di Gaza- risalirebbe al 25 settembre 2025, circostanza da aggiungere alle tre menzionate nella richiesta dei legali (datata 9 settembre). Il Wing of Zion -l’omologo israeliano dell’Air force one statunitense- avrebbe peraltro deviato il suo percorso abituale per raggiungere New York allungando il tragitto di 600 chilometri proprio per evitare lo spazio aereo di Spagna e Francia. “Potrebbe aver scelto di cambiare rotta per sorvolare solo Paesi amici”, ipotizzano gli avvocati, facendo notare che gli uffici della presidenza del Consiglio non hanno in alcun modo contestato l’autenticità degli accadimenti o il loro numero, né hanno optato per un diniego giustificato “da motivi di segreto, o rapporti tra Stati, o di sicurezza, o di opportunità”.
L’ostentata indifferenza, quindi, può essere interpretata come una strategia. “È chiaro che cerchino di adottare una linea difensiva per loro il più tutelante possibile”, continuano dal gruppo legale. Ammettere anche solo di avere quei documenti significherebbe esporsi alla possibilità che la Corte penale internazionale chieda conto delle autorizzazioni
all’attraversamento dello spazio aereo: “La loro preoccupazione è dover giustificare perché l’hanno permesso, visto che avrebbero avuto l’obbligo di arrestarlo. Obbligo che scatta nel momento in cui il ricercato mette piede sul suolo ma anche quando sorvola la competenza territoriale aerea”.
Non sarebbe il primo affronto che il Governo Meloni rivolge alla Corte penale internazionale, come dimostra il caso della liberazione di Osama Njeem Almasri, capo della polizia giudiziaria libica e autore di torture e crimini efferati, con tanto di volo di Stato dall’Italia in Libia, all’inizio di quest’anno, in palese violazione degli obblighi di cooperazione internazionale.
Nel caso delle autorizzazioni ai voli di Netanyahu, però, l’inadempienza ai doveri previsti dallo Statuto di Roma potrebbe implicare responsabilità più gravi rispetto alle sanzioni. L’8 ottobre di quest’anno, infatti, Giorgia Meloni, insieme a Roberto Cingolani (amministratore delegato di Leonardo Spa) e ai ministri Antonio Tajani e Guido Crosetto, è stata denunciata all’Aia dal Global movement to Gaza Italia per concorso in genocidio. Se la Corte decidesse di aprire anche in questo caso un cosiddetto “pre-trial”, queste autorizzazioni potrebbero configurarsi come un ulteriore elemento di complicità. “Potrebbe essere un tassello dell’accusa perché è della stessa matrice di altri comportamenti sottolineati nella denuncia -concludono i legali-. Se un governo rispettasse gli obblighi internazionali allora non supporterebbe uno Stato criminale in alcun modo, nemmeno consentendo al suo primo ministro di sorvolare i
proprio spazio aereo. Perché l’Italia non ha fatto come la Spagna? Se non si può ancora dire che questo è un atto di complicità si può pacificamente affermare che si tratta quanto meno di una manifestazione di un atteggiamento colpevolmente supportivo”.
(da agenzie)
Leave a Reply