L’ITALIA RISCHIA L’ISOLAMENTO SUL PIANO INTERNAZIONALE. E TAJANI SI INCAZZA CON MELONI E SALVINI: IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DOPO CHE ROMA È RIMASTA FUORI DALLE CONSULTAZIONI DI MASSIMO LIVELLO SULL’UCRAINA (ED E’ STATA ESCLUSA ANCHE DAL GIRO DI TELEFONATE DI RUBIO), INVITA A NON USCIRE DAL GRUPPO DI TESTA DELL’EUROPA
NEL MIRINO LA MELONI CHE SI E’ COLLEGATA SOLO IN VIDEO CON I VOLENTEROSI E LA PRESSIONE “ISOLAZIONISTA” CHE IL LEADER LEGHISTA CONTINUA A ESERCITARE SULL’ESECUTIVO ATTACCANDO MACRON E CONTESTANDO URSULA
Istruzioni per l’uso per interpretare Antonio Tajani: se il vicepremier e ministro
degli Esteri, alla domanda diretta di un giornalista su Giorgia Meloni – se la premier non abbia fatto male a non essere fisicamente a Kiev al vertice degli altri leader europei – risponde «chiedetelo a lei», vuol dire che sotto la maschera di consueta bonarietà c’è una preoccupazione che difficilmente riesce a contenere.
È un timore misto a irritazione, perché il rischio di isolamento, che Tajani intravede con terrore, si manifesta puntuale nelle cronache di questi complicati giorni di negoziati su una via d’uscita dalla guerra in Ucraina. Il segretario di Stato americano Marco Rubio ha avuto un colloquio da cui l’Italia è rimasta esclusa.
Quelli coinvolti da Rubio sono i Paesi, invece, i cui leader erano presenti di persona sabato a Kiev, a dare non solo simbolicamente sostegno a Volodymyr Zelensky, nelle ore cruciali in cui è formalizzata e fatta recapitare a Vladimir Putin una proposta di tregua condivisa dagli europei con Donald Trump. Meloni non c’era. Una scelta che è stata rivendicata – attraverso indiscrezioni del suo staff – per marcare una differenza rispetto al gruppo dei Volenterosi guidati dal presidente francese Emmanuel Macron e dal primo ministro britannico Keir Starmer.
Un senatore, ci raccontano, sintetizza così lo stato d’animo dentro Fi davanti a Tajani: «Totale fiducia, lealtà e amicizia con Meloni. Lei si vede che non vuole fare come Salvini e indebolire l’Europa. Ma dobbiamo evitare comunque, restando fuori dai tavoli, si crei una corrente di isolamento che trasformerebbe l’Italia in una “grande Ungheria”».
(da agenzie)
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