“LO FACCIO IO”… “NO, ALLORA LO FACCIO IO”: COMICHE SOVRANISTE, I DUE PUPARI LITIGANO PER LA POLTRONA
DI MAIO VUOLE FARE IL PREMIER, SALVINI PREFERISCE CARELLI, IL PROGRAMMA NON SI CHIUDE ED E’ PIENO DI NORME INCOSTITUZIONALI
Tre ore di vertice mattutino sono bastate a incartare di nuovo la trattativa in un braccio di ferro che minaccia di durare fino all’ultimo momento utile per salire al Colle da Sergio Mattarella. Non ci siamo.
Matteo Salvini e Luigi Di Maio si incontrano di nuovo poco prima delle 9 a Montecitorio. Ne escono intorno alle 13 senza un accordo pieno sulla questione delle questioni: chi sarà il premier di questo governo M5s-Lega.
Di Maio non ha per niente abbandonato la sua idea: lui, capo politico del Movimento del 32 per cento, al timone del nuovo esecutivo giallo-verde.
Ma quando oggi lo ha proposto a Salvini, si è sentito rispondere: “Allora lo faccio io”. Un modo, per il leader leghista, per stressare la trattativa e farla cadere su un nome terzo: anche il giornalista ex Mediaset ed ex Sky, Emilio Carelli, eletto con i 5 Stelle alla Camera, andrebbe bene al Carroccio. Ma non Di Maio.
Siamo fermi a questo. Poco dopo pranzo, tutti e due lasciano Montecitorio e partono da Roma.
Direzione Monza per Di Maio: programma per la serata, un incontro a porte chiuse con gli imprenditori.
Direzione Aosta per Salvini: incontro elettorale al ‘Hostellerie du Cheval Blanc’ in vista delle regionali di domenica in Val d’Aosta.
Il governo resta in stand-by, fino a un nuovo round, probabilmente venerdì a Milano dove è previsto un nuovo faccia a faccia tra i due leader. Va male sul premier, di pari passo torna maretta sul contratto di governo.
Incredibilmente, come i due partono da Roma, a Montecitorio si riunisce il nuovo tavolo sul programma, dopo che era stato dichiarato chiuso dagli stessi partecipanti. “Intesa fatta, ora spetta ai due leader trovare l’accordo sui punti rimasti in sospeso”, diceva il responsabile economico della Lega Claudio Borghi, uno dei componenti del tavolo programmatico.
E invece no: altro tavolo pomeridiano per dirimere alcune questioni. Ma è chiaro che il tavolo non può essere chiuso ufficialmente se resta aperta la questione del premier. Altrimenti, se dovesse fallire tutto, verrebbe fuori che la rottura si è consumata sul premier: non un bel lasciapassare per il dopo.
Partita più che aperta, dunque.
Perchè l’insistenza dei 5 Stelle su Di Maio stavolta si presenta rafforzata dalle pretese leghiste. Ieri Salvini aveva chiesto il Viminale per sè, il suo Giancarlo Giorgetti come sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il ministero dell’Agricoltura per “un uomo o una donna della Lega” e magari anche la Salute, più un premier terzo.
Tanto che il nome di Carelli è stato messo sul tavolo dalla Lega, dopo che erano stati scartati i vari Bonafede, Fraccaro, Crimi dei Cinquestelle.
Ma tutte queste richieste più un programma molto filo-leghista sulla sicurezza, immigrazione e blando sul conflitto di interessi, hanno ridato fiato alla richiesta pentastellata, sempre la stessa, più o meno: Di Maio premier.
È un passo che la Lega non può permettersi, almeno finora. Sarebbe la formalizzazione della rottura con Silvio Berlusconi, quando Salvini sta cercando come può di costruire il governo giallo-verde senza rompere l’alleanza di centrodestra. Impresa difficile, forse tecnicamente impossibile, che intanto però ostacola il percorso di un’intesa con Di Maio.
E poi è lo stesso Salvini che non vuole cedere sul nome del capo pentastellato, dopo aver fatto il passo indietro già più di due mesi fa ormai.
Stallo. Dopo aver pranzato in un ristorante al centro di Roma, Di Maio non dà certezze sul prossimo colloquio con il Colle, dove Sergio Mattarella aspetta che squillino i telefoni, che chiamino dallo stato maggiore pentastellato-leghista.
“Non do scadenze”, dice Di Maio. Sul nome del premier “sono stati fatti passi avanti ma stiamo ancora ragionando”.
Salvini invece non dichiara e twitta, continuando a parlare fuori, al suo elettorato che nel weekend verrà chiamato ai gazebo per esprimersi sul contratto di governo.
Gli elettori potranno votare anche sulla squadra di governo, sul nome del premier? Chissà . Nel cortile di Montecitorio un piccolo gruppo di leghisti alza le spalle. Restano ottimisti, ma al momento nessuno scommette sui tempi.
Il tempo stringe. Oltre ai gazebo leghisti, nel weekend è prevista anche la consultazione online dei cinquestelle sulla piattaforma Rousseau.
Di Maio spera che il contratto di governo possa essere pubblicato online “domani”. Chissà .
(da “Huffintonpost”)
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