LO STORICO BARBERO SULLA “DERIVA FASCISTA”: “UN RANCORE COAGULATO PER ANNI”
“E’ UNA DERIVA DI TUTTO L’OCCIDENTE”
L’Italia sta vivendo una deriva fascista? «Bisogna essere chiari. È certo che nessuno, oggi, voglia di nuovo dichiarare guerra agli Stati Uniti o farci marciare in camicia nera. I neofascisti non sono questo. Ma c’è chi ha serbato un rancore, coagulato negli anni, che ora è venuto fuori. Chi l’ha covato per anni oggi dice: “Ora ci siamo noi”. E agisce».
È una platea di 500 persone quella che accoglie lo storico Alessandro Barbero al piccolo festival resistente dell’associazione culturale Comala di Torino. Appuntamento alle 19, nessuna prenotazione. E per questo c’è chi è rimasto in coda per ore pur di ascoltare lo storico. Centinaia sono rimasti fuori, in piedi, lontani dal palco ma a sentire la sua lezione su fascismo e Resistenza. E
Barbero risponde così alla domanda sul suo punto di vista di fronte alle politiche attuali, tra Ddl Sicurezza e repressione in piazza: «Quel rancore oggi porta a un progetto di una società controllata, a politiche repressive, ad andare contro le proteste in piazza. Ma non è una peculiarità dell’Italia e della sua eredità fascista: è una deriva di tutto l’Occidente».
Barbero è stato invitato a parlare di Resistenza a poche ore dalle celebrazioni per gli 80 anni della Liberazione. E ammette: «Qui, a Torino, quei valori si sentono più che altrove. Perché qui, come in molte altre parti del Nord Italia, la Resistenza si è combattuta in prima linea, si rischiava la vita per la libertà». Ma, per lui, in Italia c’è solo una cosa rimasta «specificatamente fascista. Ed è non voler ammettere che il fascismo era sbagliato». Tutto il resto è parte di quella «deriva conservatrice dell’intero Occidente». Che oggi più che mai parla di riarmo e vive il conflitto in Ucraina: «Ho vissuto tutta la mia giovinezza in un Paese la cui convinzione comune era che la guerra non ci sarebbe mai più stata. Ora non è più così. Viviamo in un Paese e in un mondo in cui si dice addirittura “entro il 2030 ci sarà la prossima guerra”. E si pensa al riarmo. È come essere tornati a fine Ottocento o inizio Novecento: siamo in quella direzione, e queste sono le classiche profezie che si autoavverano».
(da La Stampa)
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