M5S, PARTE LA CORSA ALLA SUCCESSIONE, PATUANELLI IN POLE
IL TIMORE DI MOLTI: CHE DI MAIO SI RICANDIDI… GLI ORTODOSSI SI ORGANIZZANO
Il primo vero congresso dei 5Stelle eccolo qui. Almeno secondo i più speranzosi, secondo i detrattori di Luigi Di Maio, per non girarci troppo intorno.
Ed è una bomba ad orologeria pronta a esplodere a marzo, quando sono in programma gli Stati generali. Continuare con la figura del capo politico o creare un direttorio? Intanto la corsa alla successione è iniziata ancora prima che il ministro degli Esteri comunicasse le sue dimissioni da capo politico.
È iniziata nei messaggi che i parlamentari si sono scambiati per tutto il giorno, nelle telefonate, nelle discussioni più o meno animate.
È un tutti contro tutti, tra timori e organigramma da comporre.
“Guida collegiale”, è il leitmotiv delle ultime ore. Non più un capo politico, ma più persone con gli stessi poteri in una sorta di direttivo o gran consiglio, con la super visione del garante Beppe Grillo.
“Con ogni probabilità si troverà una via di mezzo. Non più una sola persona ma neanche otto, per intenderci”, racconta una fonte che ha sottomano le regole.
Ma per arrivare a questo, a una gestione condivisa, bisognerebbe cambiare lo Statuto del Movimento e non è detto che Davide Casaleggio e il fondatore del Movimento siano d’accordo.
La proposta parte dai parlamentari più vicini a Roberto Fico, presidente della Camera che nel mondo pentastellato ha un suo seguito e in passato ha fatto da contro altare a Di Maio.
A parlare è il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, Giuseppe Brescia, che chiede “un nuovo modello di gestione” con un “comitato eletto dagli iscritti, che abbia la fiducia del garante”. Gli ortodossi, insomma, si stanno organizzando.
In pratica deve scomparire la figura del capo politico, ma nello stesso tempo a taccuini chiusi molti parlamentari non nascondono il timore che quello di Di Maio possa essere “nient’altro che un bluff”. E che quindi possa chiedere la riconferma a marzo durante gli Stati generali.
Un altro deputato, mentre ascolta l’intervento dell’ormai ex capo politico, risponde al telefono: “A suo modo, Luigi vuol dimostrare che senza di lui si va a picco e spera nella riconferma, magari con un tandem. Ma la verità è che siamo già andati a picco”.
C’è chi appunto pronuncia la parola “tandem”. Il riferimento è ad Alessandro Di Battista. Visto ormai, da molti parlamentari, come fumo negli occhi.
Le chat interne sono impazzite, ci si organizza per correnti, per documenti, come quello proposto da Di Nicola, Dessì con l’appoggio anche di Luigi Gallo, altro deputato tra i fedelissimi di Roberto Fico.
Ma al momento — come fa notare più di qualcuno — non ci sono neanche le regole per gli Stati generali e quindi si brancola nel buio. In caso di tandem, uno dei due capi non deve essere dimaiano.
E mentre l’ex capo politico punta il dito contro “i nemici interni, che lavorano al proprio tornaconto”, piovono ancora le critiche contro di lui.
C’è anche chi, come Federico D’Incà , ministro di Rapporti con il Parlamento, fedelissimo anche lui di Fico, osserva che “la scena del balcone non l’avrei mai fatta”. È da lì che sono iniziate le disgrazie per Di Maio.
Il sentimento comune, come si è detto, è di allargare la gestione del Movimento, di fatto con quello che si potrebbe definire gran consiglio.
Ma i piani dei vertici grillini potrebbero essere altri. Se lo Statuto resta così com’è, in pole per la successione ci sarebbe il nome di Stefano Patuanelli, attuale ministro dello Sviluppo economico, molto apprezzato all’interno del Movimento e soprattutto dai capi.
Per adesso la “reggenza” del Movimento viene assunta da Vito Crimi. Il viceministro agli Interni, infatti, è il membro più anziano del Comitato di garanzia pentastellato e lo Statuto prevede che la guida del Movimento passi a lui.
A Crimi potrebbero essere poi affiancati altri esponenti M5s, in vista degli Stati generali in programma a marzo. Ma solo in un questa fase transitoria. Ed è probabile che si tratti dei sei componenti del team del futuro.
Saranno loro a traghettare il Movimento verso gli Stati generali. Il problema però sarà il dopo, il salto nel buio. Adesso, per Carlo Sibilia, voce molto critica all’interno del Movimento, “la strada più naturale è quella di un comitato composto da alcune persone, in grado di essere riconosciute da garante e iscritti”.
Le polemiche si moltiplicano di ora in ora.
Per Dalila Nesci “il vero problema è la mancanza di strumenti di democrazia interna nel M5s”, accusa su Facebook la deputata. La verità , per la Nesci, è che “non si sono mai voluti creare i presupposti di una successione a Di Maio” e “anche le sue modalità di uscita di scena non prefigurano consapevolezza dei problemi strutturali del M5s”.
A tutto ciò si aggiunge il fatto che mancano pochissimi giorni alle elezioni regionali e i pentastellati potrebbero arrivare a numeri a una sola cifra.
(da “Huffingtonpost”)
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