MANNHEIMER: IL 68% DEGLI ITALIANI VUOLE LE PREFERENZE
L’85% DEI CITTAFINI SEGUE LA DISCUSSIONE SULLA RIFORMA ELETTORALE… PREVALE PERO’ LA SFIDUCIA: IL 62% PENSA CHE NON SE NE FARA’ NULLA
Negli ultimi giorni si parla un po’ meno del progetto di riforma elettorale in esame al Parlamento.
Malgrado sembri passato di attualità , il provvedimento è tuttora considerato dai cittadini una priorità assoluta.
Lo afferma quasi metà dell’elettorato (45%), con un’accentuazione tra i laureati, i meno giovani e gli elettori del centrosinistra.
Solo una parte minoritaria della popolazione, attorno al 20% (con un’accentuazione tra i giovanissimi), reputa la riforma elettorale un provvedimento non così importante o che sarebbe meglio prendere comunque dopo le prossime elezioni.
La diffusa consapevolezza dell’urgenza di dare una nuova normativa al voto ha portato, inaspettatamente, a un maggiore interesse degli elettori verso le proposte che sono state sviluppate al riguardo.
Ben un italiano su tre dichiara di avere seguito attentamente il dibattito e di conoscere bene di cosa si tratta.
In più, oltre il 50% della popolazione afferma di avere sentito parlare della questione, pur non avendo compreso bene tutti gli aspetti tecnici.
Nell’insieme, quasi l’85% degli italiani è al corrente della discussione in atto.
I più giovani e chi segue poco le vicende politiche sembrano saperne di meno.
Naturalmente, trattandosi di una tematica assai complessa, molti elementi che la compongono sfuggono ai più, malgrado l’attenzione dedicata. In generale, la questione che ha più colpito è quella delle preferenze.
Come è noto queste hanno comportato rilevanti fratture tra le forze politiche.
Alcuni hanno sostenuto l’importanza di reintrodurle, poichè esse permetterebbero ai cittadini di riappropriarsi della possibilità di scegliere i candidati preferiti, oggi sottratta dal Porcellum (così è chiamato il sistema in atto) che affida di fatto alle segreterie dei partiti la scelta degli eletti.
Altri obiettano che in realtà le preferenze possono essere uno strumento di manipolazione e compravendita dei voti, che lo sono state certamente in passato e che, per questo, un referendum approvato dalla netta maggioranza dei cittadini ha di fatto provveduto ad eliminarle dal nostro ordinamento.
Cosa ne pensano gli elettori?
Un sondaggio condotto in questi giorni mostra come venga considerata prevalente l’esigenza di riconquistare, dopo l’esperienza del Porcellum, la possibilità di scegliere chi si elegge.
È di questo avviso poco meno del 70% degli italiani, con una accentuazione tra le età (35-55 anni) e le professioni (lavoratori autonomi, impiegati) più centrali.
Non a caso, appare più affezionato alle preferenze chi rigetta il potere dei partiti e omette non solo di indicare la propria preferenza di voto, ma rifiuta anche di collocarsi nel tradizionale continuum sinistra-destra, sostenendo spesso che si tratta di categorie obsolete.
Vi è, d’altra parte, più di un italiano su cinque (22%) che rigetta l’introduzione delle preferenze: si tratta in particolare di ultrasessantacinquenni (che hanno una maggiore esperienza di voto), dei laureati e degli elettori dei partiti del centrosinistra.
C’è dunque una forte attenzione e un forte auspicio per la riforma elettorale.
Ma c’è al tempo stesso, come avviene ormai quasi sempre quando si parla di decisioni politiche, una estesa sfiducia che il mutamento dell’attuale sistema di voto vada davvero in porto.
Tanto che la maggioranza (62%) della popolazione ritiene che, alla fine, non se ne farà nulla, che il Parlamento non riuscirà ad approvare una nuova legge e che si finirà con il votare con il sistema attuale.
Sono particolarmente pessimisti, come sempre, i più giovani (in particolare gli studenti), coloro che posseggono titoli di studio più elevati e gli elettori dei partiti di opposizione (Movimento 5 stelle e Lega). Insomma, ancora una volta, alle aspettative degli elettori si contrappone la convinzione che i partiti in Parlamento non riescano (o non vogliano) realizzarle.
Renato Mannheimer
(da “Il Corriere della Sera“)
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