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MARINA BERLUSCONI ALLA GUIDA DI FORZA ITALIA? MA NON SCHERZIAMO, HA PERSINO DIFFICOLTA’ A PARLARE IN PUBBLICO (DI LEI NON SI CONOSCE NEANCHE LA VOCE)

LA SUA PRIORITA’? METTERE IN SICUREZZA LE AZIENDE, TAGLIANDO I RAMI SECCHI: PRIMA LA CESSIONE DE “IL GIORNALE”, POI FORZA ITALIA PORTATA IN DONO ALLA MELONI E IN FUTURO LA VENDITA DI MEDIASET AI FRANCESI DI VIVENDI

Della discesa in politica di Marina si parla ogni volta che per Silvio Berlusconi sembra finita, per ragioni giudiziarie o di salute. L’ineluttabilità del passaggio di testimone dal padre alla figlia è diventato ormai un luogo comune della politica […] Sulla carta sembrerebbe la soluzione giusta per una epopea politica che ha fatto del culto della personalità il suo tratto distintivo: secondo le leggende di Arcore, la primogenita è quella che somiglia di più al padre, per piglio leaderistico più che per carattere. Per un partito personale che funziona quasi come una corte medievale, la successione dinastica sarebbe tutt’altro che fuori luogo.
Lei, Marina, ha pubblicamente sempre smentito. L’ultima volta, seccamente, nel 2017 con un comunicato stampa. Anche allora si immaginava che il Cavaliere rinunciasse all’ennesimo giro di valzer in campagna elettorale. «Non è mai stata presa in considerazione né da me né da mio padre e la smentisco ancora una volta nel modo più categorico», ha scritto lei, aggiungendo che «proprio per il grande rispetto e la concezione stessa che ho della politica ritengo che la leadership in questo campo non si possa trasmettere per investitura o per successione dinastica».
Sei anni dopo la saga dell’erede di Arcore continua ad essere più viva che mai. La prima vera occasione in cui il nome di Marina è sembrato la soluzione inevitabile è stata alla vigilia della prima e unica sentenza di condanna che ha colpito il Cavaliere.
L’ultimo governo Berlusconi si era drammaticamente concluso, nel 2011, Alle elezioni del 2013, il Cavaliere si era presentato sull’onda del suo ultimo colpo di teatro: prima il sì e poi il no alle primarie dell’allora Popolo delle Libertà. Poi la svolta del predellino, con l’annuncio della rifondazione di Forza Italia.
Poco dopo, però, sul Cavaliere cala la scure giudiziaria: il 1 agosto del 2013 il leader era senatore da pochi mesi e arrivò la condanna in via definitiva per frode fiscale, nell’ambito del cosiddetto processo Mediaset. Doveva essere il colpo di grazia: una condanna penale con affidamento in prova ai servizi sociali e la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici. Ma soprattutto l’onta della decadenza da senatore per colpa di quella legge Severino approvata dal governo dei professori
.È allora che le voci su Marina si fanno più insistenti che mai. In un agosto infuocato iniziano i retroscena sulla stampa, con il racconto di un tavolo di guerra tenuto ad Arcore con tutti i vertici aziendali proprio come nel 1994 e il casting per selezionare una nuova generazione politica, e le dichiarazioni dei generali del PdL. Marina, dopo 14 giorni di silenzio ricorre a una nota: «Dal momento che ogni mia dichiarazione non è servita finora a fermare le voci su una possibile candidatura, devo ribadire ancora una volta, e nel modo più categorico, che non ho mai preso in considerazione l’ipotesi di impegnarmi in politica».
La suggestione, però, rimane sempre lì. Anche perché lei è sempre un passo dietro al padre . Chi frequenta Arcore, poi, sa che è Marina ad essere il baricentro della vita del Cavaliere e lo è diventata nella data spartiacque del 2008, anno della scomparsa della madre Rosa. Con la sua morte Marina ne ha preso il posto. Da allora è stata lei a gestire l’alternarsi delle fedelissime ad Arcore, da Maria Rosaria Rossi a Licia Ronzulli, ma anche a dare il placet alle fidanzate, da Francesca Pascale fino a Marta Fascina.
Anche se pubblico il profilo di Marina rimane avvolto nel mistero. Di lei si conosce una biografia cesellata dagli uffici stampa e una manciata di interviste attente a non dire una parola di troppo. Maria Elvira detta da sempre Marina, primogenita di Berlusconi e della sua prima moglie, la spezzina Carla Elvira dall’Oglio, è nata a Milano nel 1966.
Chi la conosce sostiene che del padre abbia ereditato soprattutto il carattere fumantino e il decisionismo, dalla madre invece l’estrema riservatezza. Poco si conosce nel dettaglio anche della giovinezza di Marina. Si sa che non è mai arrivata alla laurea, dopo due cicli di studi – in giurisprudenza e scienze politiche – abbandonati al primo anno e mai portati a termine.
La sua è stata un’istruzione domestica: destinata alla vita nell’azienda di famiglia, il padre le affiancò come mentore Fedele Confalonieri. Il destino è quello di cominciare presto la gavetta nelle aziende di famiglia, ma che parte subito dall’alto. A 22 anni consigliere d’amministrazione della Standa. Nemmeno trentenne, poco dopo la trionfale discesa in campo di Berlusconi nel 1994, Marina assume la carica di vicepresidente di Fininvest (di cui oggi è presidente) e poi, nel 2003, della Mondadori.
Due figli nati dal matrimonio con il primo ballerino della Scala, Maurizio Vanadia. Dal lunedì al venerdì nel suo studio all’ultimo piano del palazzo di Segrate – dove si dice che arrivi molto presto la mattina ma in pochi ammettono di averla davvero incontrata – il fine settimana dedicato alla vita domestica e al suo buen retiro in Provenza. Marina ha attentamente costruito la sua immagine pubblica di manager con una precisa campagna di stampa. Dai primi anni, la sua ombra è stata l’ex giornalista di Panorama Franco Currò, oggi a capo della comunicazione di Fininvest.
Proprio lui sarebbe il suggeritore, come ghostwriter, delle sue interviste. Tutte rigorosamente scritte e nessuna televisiva. Il segreto peggio custodito di Arcore – e forse la prima ragione per cui una discesa in campo di Marina è difficilmente immaginabile – è infatti la terribile timidezza di Marina. Un limite, questo, che le impedisce di parlare in pubblico e che le renderebbe impossibile replicare quella che è stata la cifra comunicativa del padre. Nessuno, infatti, ne conosce la voce.
Proprio questo difetto sarebbe stato vissuto come un dramma privato da Marina, così legata al mito del padre, ma anche ragione di scontri e invidie con la sorellastra Barbara.
Proprio con lei, figlia di secondo letto di vent’anni più giovane, Marina ha avvertito più forte la rivalità, sia per ragioni ereditarie che personali. La disputa tra le due ha fatto tremare i muri di Arcore nel 2009 – era il periodo dello scandalo Ruby e della separazione di Silvio dalla seconda moglie Veronica Lario – quando Barbara tentò di strapparle la poltrona al vertice di Mondadori, a cui aspirava anche nell’ottica di riequilibrare i rapporti tra fratelli, e che Marina ha difeso strenuamente. Silvio, per calmare gli animi senza umiliare la primogenita, dirottò Barbara verso il consiglio d’amministrazione del Milan.
Ad acuire la tensione c’è stato però anche il fatto che Barbara è l’unica tra i Berlusconi di cui qualcuno si è azzardato a ipotizzare l’attitudine per la successione politica. Le due hanno poco in comune. Timida e introversa Marina, esuberante e solare Barbara, cinque figli con due compagni diversi e flirt da copertina con vip, come quello con il calciatore del Milan Alexandre Pato . Chi l’ha vista crescere ne ricorda anche le frequentazioni giovanili coi figli di Ignazio La Russa e Giulio Tremonti, il suo padrino di battesimo fu l’ex leader socialista Bettino Craxi.
In quel 2013 della condanna definitiva di Berlusconi, anche di Barbara si iniziò a fare il nome come erede. Al netto dei diversi tratti caratteriali e all’attitudine alla leadership, però, il vero timore di tutti i figli e in particolare di Marina sarebbe uno: «La persecuzione giudiziaria del padre l’ha segnata profondamente: ha visto cosa gli hanno fatto i tanti processi dal 1994 ad oggi», dice un ex parlamentare azzurro. La convinzione di Marina, infatti, sarebbe che una nuova discesa in campo significherebbe rimettere le aziende di famiglia nel mirino della “magistratura rossa”. Da manager quale è, lei ragiona in termini di utili e perdite.
Oggi Forza Italia è considerato un asset improduttivo e piuttosto costoso, visto l’indebitamento per 90 milioni garantito da due fideiussioni personali di Silvio. Ma soprattutto, secondo i figli, sarebbe una sorta di veleno per il padre, ancora ammalato di politica . Per questo, l’obiettivo della figlia è quello di rendere produttiva la politica, trattando Forza Italia come le altre società del gruppo, ma senza che possa più nuocere alla sua famiglia.
A questo sarebbe servita la svolta governista del mese scorso, orchestrata con il placet del vicepremier Antonio Tajani e l’aiuto del braccio in parlamento della compagna Marta Fascina. La primogenita ha così allacciato un contatto diretto e personale con la premier Giorgia Meloni, con cui le telefonate sono diventate più frequenti, e ha riportato al tavolo delle trattative coperte Gianni Letta. Ma soprattutto ha negoziato anche il passo successivo, che non avverrà in tempi brevi ma che è già pronto e nasce dalla valutazione dell’attuale scenario interno a Forza Italia.
Il partito è diviso in tre: alcuni singoli, il blocco capitanato da Ronzulli che guarda verso la Lega; la compagine di maggioranza guidata dal duo Tajani-Fascina, che invece è orientato verso Fratelli d’Italia.
Tutti e tre i gruppi, tuttavia, hanno un problema: nessuno è portatore di consenso elettorale. «Questo li rende radioattivi: in qualsiasi partito vadano saranno malvisti, perché occuperanno posti senza portare voti», è l’analisi di un ex azzurro. Secondo fonti interne a FI, la via d’uscita contrattata da Marina sarebbe quella di una aggregazione almeno della compagine di maggioranza dentro il partito di Meloni, in cambio dello stop alla belligeranza dentro al centrodestra.
Il futuro di Forza Italia, tuttavia, è solo uno dei pensieri di Marina, il passaggio e la sopravvivenza dalla prima alla seconda generazione, con figli cresciuti all’ombra dell’ego ingombrante dei genitori e a cui il testimone viene passato tardi. Se la famiglia Agnelli ha sempre avuto come regola non scritta che la guida sarebbe stata mantenuta da un solo erede designato dal patriarca, per il clan Berlusconi un argomento tabù tanto quanto la leadership di Forza Italia è la futura divisione ereditaria degli asset .
«La chiave per capire il futuro è la vendita del Giornale», questo stesso futuro toccherà a breve anche per Mediaset – ora MediaforEurope con sede in Olanda – per cui sarebbe già pronto come acquirente il francese Vincent Bollorè. Proprio sullo smembramento di Mediaset si gioca quell’eredità di cui Marina rappresenta solo un quinto. La televisione di famiglia, che è progressivamente sempre più debole sul piano industriale, era un asset fondamentale e inscindibile dalla stessa Forza Italia, di cui è stata strumento di propaganda.
È invece presente e attuale il problema della futura spartizione tra i cinque figli di un colosso in difficoltà e ormai sempre più minoritario rispetto al core business della holding. Mantenendo la proprietà di Mediaset e dividendone le quote alla pari, i due figli di primo letto sarebbero in minoranza rispetto agli altri tre, è il grande non detto. Anche per questo ha iniziato a farsi strada in modo sempre più forte l’ipotesi della vendita e conseguente liquidazione pro quota, così che ognuno possa finanziare le proprie singole ambizioni imprenditoriali all’interno del gruppo, senza aprire lotte fratricide.
(da Domani)

This entry was posted on martedì, Aprile 11th, 2023 at 15:30 and is filed under Politica. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.

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