MEDIATRADE, DE GREGORIO DAI PM: BERLUSCONI RISCHIA UN’ALTRA INCHIESTA
L’EX SENATORE CONFERMA: “ABBIAMO IMPEDITO LA ROGATORIA AD HONG KONG”
Arriva in procura l’ex senatore Sergio De Gregorio, quello che aveva denunciato di essere stato «comprato» da Silvio Berlusconi, che è già stato condannato a Napoli dopo il patteggiamento. E porta ai sostituti procuratori milanesi una novità : ha collaborato con l’ex presidente del Consiglio per far arenare, così assicura ieri un De Gregorio tranquillo e preciso, una rogatoria internazionale che loro, i pubblici ministeri milanesi, avevano rivolto ad Hong Kong.
Era una rogatoria che puntava alle società — fasulle, e questo non è un aggettivo, ma un dato di fatto — usate da Faruk Agrama, detto Frank, per «schermare» un fiume di denaro(nero, estero su estero, frodando il fisco italiano) e farlo finire nelle tasche, in Svizzera, del beneficiario finale, Silvio Berlusconi.
Per il momento, nessuna iscrizione nel registro degli indagati.
Ma è evidente che l’inchiesta è partita e che Berlusconi può finire di nuovo tra gli indagati dei pubblici ministeri Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro.
LA FRODE FISCALE
Siamo tornati, insomma, di fronte alla stessa questione che è costata a Berlusconi, lo scorso primo agosto, la prima condanna definitiva della sua vita da imputato in fuga da processi e interrogatori.
Vediamo i fatti.
Mediatrade è una società della galassia berlusconiana e la Wiltshire Tradingè una società di Agrama, che gira a vari conti svizzeri i fondi neri che accumula, e lo fa sino al 2002, grazie ai contratti sui diritti tv.
Se Silvio Berlusconi due anni fa venne prosciolto dal gup Maria Vicidomini (conferma in Cassazione), il processo Mediatrade non si è fermato per gli altri imputati, tra i quali c’è, appunto, Agrama.
Ed è dunque nell’aula di un processo che procede tra polemiche che saranno depositate, tra una settimana circa, le nuove testimonianze di De Gregorio (sentito come indagato in procedimento connesso).
LA POSSIBILE PRESCRIZIONE
Quei suoi verbali, sottoscritti a Napoli, sono stati inviati a Milano: e qui, ieri, per quattro ore, nesono stati sviscerati i numerosi dettagli, in cerca di possibili riscontri.
Quello che De Gregorio conferma è, in estrema sintesi, questo: nel 2007 la rogatoria milanese venne soffocata ad arte e anche lui se ne occupò.
La manovra aveva lo scopo di far rimandare grazie alle autorità di Hong Kong (dominio cinese) -sine dieladecisione sulle carte che, conosciute in Italia, avrebbero danneggiato Berlusconi. Infatti, dopo quattro anni, nessuna risposta arrivò a Milano.
Se queste circostanze risalgono a sei anni fa e le prescrizioni — ragionano in procura — sono dunque alle porte, non vanno sottovalutate: anzi, l’impianto accusatorio che riguarda Agrama e i faccendieri dei diritti cine e tv, ne uscirebbe rafforzato.
LA LETTERA DI AGRAMA
Chi è in fondo Agrama, che Berlusconi quasi fingeva di non conoscere, ma per il quale avrebbe fatto pressioni a Hong Kong? Un imprenditore privato?
«Egregi signori, dal 1976, anno in cui ebbe inizio la collaborazione con le vostre società , di adoperiamo in qualità di vostri rappresentanti facilitandovi nell’acquisto di film per tutte le vostre emittenti (…) Abbiamo sempre collaborato con il dottor Silvio direttamente e anche con il compianto signor Carlo Bernasconi».
Questa lettera, datata 29 ottobre 2003, è firmata dallo stesso Agrama.
La procura l’ha recuperata in una perquisizione. E sembra un asso nella manica, perchè il clou del discorso è che — come si legge -con «Silvio direttamente» Agrama parlava, eccome.
LE INCHIESTE AVANZANO
Varie leggi ad personam, i lodi Schifani-Alfano, il legittimo impedimento sono stati per Berlusconi un formidabile scudo contro le possibili sentenze in arrivo già dagli anni ’90 (ilprocesso Mills è stato esemplare per i ritardi salva-premier).
Ma adesso, che la prima condanna è arrivata sta dettando il calendario politico, gli scudi giudiziari di Berlusconi si sono disintegrati e le varie inchieste, che letteralmente lo circondano, nascono le une dalle altre.
Non c’è infatti solo l’ex senatore De Gregorio, che cambiò casacca a pagamento e ora spiffera della rogatoria bloccata.
I processi Ruby e Ruby-bis in primo grado hanno portato, si sa, alla condanna dell’ex presidente del consiglio a sette anni, e dei suoi «aiutanti» Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti a cinque anni: ci sarà l’appello, certo, ma dalle due sentenze sta germogliando il Ruby-ter, che riguarda — ancora una volta — come Berlusconi potrebbe aver pilotato una quarantina di false testimonianze.
Fatti simili si profilano dall’inchiesta barese sulle escort. E la perdita dello scudo ha una conseguenza precisa: se oggi Berlusconi esce dal parlamento, e non ha più l’immunità , può, come ogni cittadino, essere arrestato.
Perchè truccare i processi è un reato grave.
Piero Colaprico
(da “il Fatto Quotidiano”)
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