MELONI “VITTIMA” DA VESPA E’ L’EXIT STRATEGY DEI SOVRANISTI
UNA DOPPIA DOSE IN UN GIORNO SOLO E’ UN ATTENTATO ALLA PSICHE
Antagonisti e cattivi maestri ovunque in questo clima d’odio generale. Bisognerebbe scrivere un breve dizionario del lessico della destra che, nonostante vinca e stravinca, continua a raccontarsi come vittima sacrificale.
Non basta Matteo Salvini che si paragona umilmente a Gesù Cristo in quanto personaggio «divisivo» – nel climax del ministro c’erano anche Trump e Berlusconi, mancavano giusto i Beatles –, si unisce al coro anche Giorgia Meloni, la presidente del Consiglio che si stupisce di quanto tutte le attenzioni, soprattutto quelle negative, siano focalizzate su di lei. Strano che avvenga con un ruolo così secondario.
Doppia dose in un giorno solo, come si faceva col Johnson&Johnson, Meloni va da Vespa sia nel giallo pre-pacchi di 5 Minuti che nel classico azzurro della terza Camera. Sono ore calde, quelle che seguono la scritta sull’ascensore Rai «Vespa
infame» (altra vittima, questa volta degli Uniposca), ma l’atmosfera in studio è così amichevole che si finisce pure a ricordare i bei tempi in cui le vignette di Osho, sempre imparziali nella loro raffinata satira, si potevano leggere ad alta voce. Non un appunto né un accenno di contraddizione in ciò che dice Meloni, neanche quando fa riferimento al fatto che chi la accusa di essere complice di un genocidio lo fa per imbarbarire il dibattito, mica per fare opposizione.
«Non conto più le minacce di morte», dice. E allora perché lo racconta a Vespa invece che alla Digos? Controbatte qualche canale più in là Augias. Perché gli uffici della Digos non hanno luci, telecamere e uffici stampa pronti a rilanciare la notizia, forse. O perché la carta della vittima, l’agnello del Colle Oppio, quando il dissenso si fa reale è l’uscita più facile. Chissà se a insegnarglielo è stato qualche cattivo maestro.
(da agenzie)
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