MINACCE RAZZISTE E SVASTICHE SUL PORTONE DI CASA CONTRO SONNY OLUMATI, INVIATO DI NEMO
IL BALLERINO E’ UNO DEI VOLTI DEL MOVIMENTO ITALIANI SENZA CITTADINANZA E VITTIMA DA TEMPO DI CAMPAGNE DI ODIO SUL WEB… “PENSANO DI AVERE IL CULO PARATO DALL’ALTO MA IO NON HO PAURA DEI RAZZISTI”
Sonny è un ballerino professionista, star sui social, inviato della trasmissione Nemo su RaiDue, ma soprattutto uno dei “volti” del movimento degli Italiani senza cittadinanza.
Sonny è un tipo abituato agli insulti. A condannarlo, agli occhi di molti haters anonimi, è il colore della sua pelle e la “sfacciataggine” di volersi impegnare contro le discriminazioni e a favore della campagna per lo ius soli.
Ma in questi giorni l’odio contro di lui ha fatto un passo avanti, fuori dal web, nella vita reale, direttamente a casa sua.
L’ultimo insulto è infatti una scritta nera sul suo portone: “Sonny Merdeee” e una bella svastica per firma.
Quella di Sonny Olumati è una storia, che parte da lontano: nato a Roma 31 anni fa da genitori nigeriani, Sonny non ha ancora la cittadinanza italiana.
«L’ho chiesta nel 2004, ma per tutta una serie di problemi burocratici, dal certificato penale nigeriano che non arrivava, a un cambio di residenza non registrato, ancora non l’ho ricevuta». Sonny oggi è un ballerino professionista e studia al quinto anno di medicina
Ma tante sono le difficoltà per un “italiano senza cittadinanza”: «Giocavo nel vivaio della nazionale giovanile di basket — ricorda — e per colpa della mia nazionalità straniera non sono stato più convocato. E questa è solo una delle tante occasioni perse. Ancora oggi infatti giro con un permesso di soggiorno in tasca, col paradosso che alla voce “frontiera di ingresso” non c’è scritto nulla, naturalmente».
Ieri la scritta a casa sua. Lui stesso l’ha denunciato in un post su Facebook, intitolato Razzismo ai tempi della terza Repubblica: “Ieri mattina sono sceso per fare delle commissioni e al mio rientro a casa ho trovato questa scritta, sulla vetrata del mio portone. Ciò che fa più schifo (oltre allo stile da 3a elementare e alla totale mancanza di tecnica dell’autore) è la riesumazione di un simbolo come la svastica, per dare “un senso ideologico” e politico a un messaggio che di per sè non vuol dire niente (le teorie discriminatorie mancano sempre di basi logiche). Inoltre è da notare l’uso sintatticamente errato e plurale della parola “Mer*a” per sottolineare che l’insulto non è rivolto solo a me, ma a quelli come me. Sono abituato a questo genere di attacchi razzisti, ma è la prima volta che questo tipo di attacchi attraversano la barriera della rete e tentano di invadere il mio spazio personale. Ma è evidente che il clima politico che si è instaurato nel paese, fa pensare a questi minus habens di poter rimanere impuniti, di avere “il c*lo parato” (o vogliamo fare finta che non sia così?). Ma io non ho paura dei razzisti e nessuno deve averne. Mai più”.
(da “La Repubblica”)
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