NAPOLI, CACCIA ALLA SOCIAL CARD FRA GLI EX VOTO DELL’ANTICO CONVENTO
“DEDICATA A TE”, LA CARTA DEL GOVERNO DEI RICCHI E’ LA CARITA’ DI STATO DEL GOVERNO: 380 EURO UNA TANTUM CHE DEVONO BASTARE UN ANNO
Brevi storie di piccoli aiuti, concessi e negati, sulla collina delle
grazie ricevute. Ore 10,30, all’ingresso degli uffici comunali di via Salvatore Tomasi – un vicoletto appeso come un passo alpino – non c’è traccia della “processione” di cittadini in attesa di ricevere notizie della social card affettuosamente chiamata “Dedicata a te”, assembramento immortalato da video e foto puntualmente rimbalzati sui social. Ad accogliere tutti è Pasquale, il custode, su una sedia con forbici e numeretti che fanno tutt’uno con le sue mani.
«Adesso, come vede, si sbrigano in pochi minuti», dice. Nei giorni precedenti però la coda sulla strada era arrivata a lambire l’icona della Vergine che dà inizio al percorso di una antica via Crucis.
Per un singolare cortocircuito storico e socio-culturale, infatti, gli uffici del Servizio politiche sociali del Comune di Napoli si trovano in un vecchio convento, giusto di fianco alla secentesca chiesa dove si faceva assistenza ai poveri.
Nell’androne c’è una sfilza di lapidi marmoree che risalgono all’800, sono ex voto. La signora Simona arriva da Bagnoli (dall’altra parte della città): «Nemmeno i 300 euro del “contentino” mi danno, dicono manchi un requisito». Poi stempera con l’ironia: «Volevo comprarmi un ventilatore».
Il riferimento è alla cifra prevista per i percettori dell’aiuto «all’acquisito di beni di prima necessità» previsto dalla legge di Bilancio 2022, che, fatti i conti, si sono ridotti a 382 euro e 50 centesimi. Una tantum.
«Nemmeno un euro al giorno. Cos’è, carità di Stato? Beh, non è così che si fa», dice Luigi, 53 anni e 5 figli. Gli fa eco Antonietta: «È per la spesa? Bene. Io ho 4 figli, quante spese ci posso fare in un anno?».
Al primo piano c’è il dirigente del Servizio politiche di inclusione. Raffaele Salamino – sardo di nascita, marito di una napoletana – è a Napoli da tre mesi: «Sì, sto accogliendo anch’io l’utenza». Problemi di organico? «No. Ma c’è stato un afflusso eccezionale». Code, proteste, giorni difficili… «Guardi, le dico solo che ci sono dipendenti che hanno rinunciato alle ferie per stare qui in questi giorni».
I problemi però esistono. «Abbiamo spedito oltre 31mila lettere che consentivano di andare direttamente negli uffici postali, l’intoppo non è dipeso da noi. E comunque tutto questo procedimento, come sa, non è partito dai Comuni. Purtroppo è vero che ci sono 42.535 nuclei familiari che rientrano tra gli aventi diritto ma sono stati esclusi».
Un’ultima cosa: la sede dei servizi sociali non ha un ascensore, come fanno i malati, le donne incinte, gli anziani, i diversamente abili? «Sì, certo, ha ragione, in questi casi scendiamo noi giù».
(da La Stampa)
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