“E ANCORA CHE MELONI DICE DI ESSERE CRISTIANA, A ME SEMBRA PIU’ ERODE CHE CRISTO””: FATE VEDERE A LOLLOBRIGIDA DOVE VANNO A FARE LA SPESA DAVVERO I POVERI. A ROMA, IN FILA PER RICEVERE I PACCHI DI CIBO DALLA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO, CI SONO PIÙ ITALIANI CHE STRANIERI
UN DISOCCUPATO: “COMPRARE DAI PRODUTTORI COME DICE IL MINISTRO? CI VUOLE LA MACCHINA E I PREZZI SONO MOLTO PIÙ ALTI” … A NAPOLI GLI ORFANI DEL REDDITO DI CITTADINANZA VANNO A CACCIA DELLA SOCIAL CARD, CHE RIMANE UN MIRAGGIO: “NEMMENO I 300 EURO DEL ‘CONTENTINO”
Davanti all’ingresso si sono radunate una ventina di persone. Anziani, giovani, uomini, donne, italiani, stranieri. Aspettano con calma che si facciano le 9, l’orario di apertura della porta a vetri oltre la quale li aspetta una busta verde di plastica con un pezzo di pane, un pacco di pasta, uno di riso e uno di farina, un cartone di latte, una confezione di tonno, un barattolo di legumi.
Sono una ventina in fila davanti alla porta della Casa dell’Amicizia di piazza dei Consoli al Tuscolano soltanto perché la Comunità di Sant’Egidio ha organizzato la distribuzione con numeri, tessere e turni. «Altrimenti ci sarebbe la ressa qui fuori», spiega Mario Gabbarini, uno dei responsabili delle Case.
Quella del Tuscolano è una delle 28 che la Comunità ha aperto a Roma, centri dove si trova ascolto e aiuto, anche sotto forma di cibo a chi e ha bisogno. Sono più di 10mila i pacchi distribuiti ogni mese nella capitale, il triplo rispetto al 2019, prima del Covid.
«E il numero di chi arriva è in aumento – racconta Giorgio Bevilacqua, anche lui fra i responsabili delle Case –. In aumento sono soprattutto gli italiani».
Morena Rossetti ha 67 anni e un grande sorriso con cui ha accolto per anni i clienti e con cui ora nasconde la tristezza. «Avevo un negozio di giocattoli qui al Tuscolano – racconta -. Con il Covid siamo stati costretti a fermarci. Eravamo in affitto, le spese erano molte anche quando non incassavamo. Abbiamo venduto la casa per pagare i debiti e così io e mio marito, quando avremmo dovuto essere a un passo dalla pensione, siamo diventati dei senza fissa dimora».
§Morena Rossetti e il marito vivono con il figlio e con la sua compagna. 650 euro di reddito di cittadinanza e i conti che a fine mese non tornano mai. Anche Roberto Cavallini vive con il reddito di cittadinanza. Lui il lavoro l’ha perso un giorno di sei anni fa quando gli hanno rubato il furgone con tutta la merce dentro.
Non va a fare la spesa di prodotti di qualità come sostiene il ministro Lollobrigida. «Ci vuole la macchina per andare dai produttori e i prezzi sono molto più alti» ride Roberto. No, lui corre al supermercato quando arriva il Reddito e quando ci sono le offerte. Compra e surgela per avere le scorte di cibo quando, dopo la metà del mese, i soldi iniziano a scarseggiare.
Stefano Paris ha 68 anni e una pensione sociale di 516 euro che gli lascia pochi spiccioli. «Non fumo, non bevo, il mio unico lusso è il cane ma è la mia famiglia. Mi ha salvato dalla depressione, prima mangia lui e poi io». Per mangiare Stefano Paris fa il giro dei centri di distribuzione. «Oltre al pacco di Sant’Egidio prendo anche quello di un centro che sta a San Lorenzo. E vado alla mensa a Colle Oppio e quella della Caritas. Non ce la farei altrimenti».
E i prodotti di qualità di cui parla il ministro Lollobrigida? «Che falsità! E poi, prendere in giro noi che siamo in difficoltà vuol dire mortificarci. Meno male che Giorgia Meloni è cristiana, a me sembra più Erode che Cristo».
(da La Stampa)
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