NASCE ANCHE IL SINDACATO DEI PORTABORSE PARLAMENTARI
STANCHI DI ESSERE PAGATI IN NERO E DELLA CONDIZIONE DI PRECARI, CHIEDONO UN RICONOSCIMENTO PROFESSIONALE… VOGLIONO PIU’ TUTELA NELLA SEDE CHE DOVREBBE ESSERE GARANZIA DI LEGALITA’ PER TUTTI
Ci mancava in effetti. E’ nato anche il sindacato dei portaborse parlamentari.
Stanchi ( almeno una buona parte di loro) di essere pagati in nero e di non vedere, nonostante se ne discuta da anni, con articoli sui giornali e inchieste televisive, una soluzione alla precarietà di un lavoro per cui i deputati e i senatori ricevono, all’interno del loro trattamento economico, un rimborso spese rispettivamente di 4.190 e 4.678 euro, che va sotto la voce forfettaria di “spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori”.
Il sindacato si chiamerà Ancoparl, associazione nazionale collaboratori parlamentari, e, si legge nello statuto, “non perseguirà scopi politici o di lucro”.
I suoi obiettivi sono ben specificati nella parte del testo dedicata alle finalità .
In primo luogo “rappresentare e tutelare gli interessi professionali degli associati che esercitano l’attività professionale di collaboratore parlamentare presso il parlamento italiano ed europeo”.
In secondo luogo ” favorire il riconoscimento giuridico della professione di collaboratore parlamentare presso le istituzioni competenti”.
Terzo: “promuovere l’adozione di un codice deontologico della professione di collaboratore parlamentare”.
Infine “favorirne lo sviluppo e la promozione”.
Il sindacato delinea persino la possibilità di “istituire borse di studio, organizzare convegni e manifestazioni, corsi, seminari, attraverso qualsiasi strumento idoneo allo scopo, mediante periodiche manifestazioni all’interno delle istituzioni parlamentari”.
Gli incarichi all’interno del sindacato non saranno retribuiti, in modo di evitare il formarsi di una casta all’interno di un sindacato che nasce con lo scopo opposto, quello di valorizzare appieno la dignità del loro lavoro.
In pratica il sindacato vorrebbe l’istituzione di un ordine senza albo, al fine di risolvere la questione dei portaborse in nero.
La prossima settimana il presidente della Camera, Gianfranco Fini, si sarebbe fatto carico di occuparsi della questione dei portaborse in nero.
Una prima osservazione: possibile che laddove si rappresenta il potere legislativo dello Stato nella sua massima espressione e dove escono leggi a tutela dei lavoratori si pratichi ancora oggi il “lavoro nero”, che vede come datori di lavoro proprio i parlamentari?
Seconda valutazione: è ovvio che se ciascun deputato si sceglie una persona di fiducia a fine mandato, se non rieletto, il collaboratore rimane senza datore di lavoro.
Non si può pretendere che venga assunto dal Parlamento.
Semmai si dovrebbe scegliere all’interno dei dipendenti del parlamento o i gruppi dovrebbero farsi carico di tenere dipendenti fissi anche se ruotano i parlamentari.
In ogni caso la materia va regolata, fermo restando che tali collaboratori non possono essere assunti dallo Stato, ogni volta che sono in eccesso.
Sono stati scelti dal singolo parlamentare e non per concorso e quindi, essendo una scelta diretta, o ne risponde il gruppo o resta un contratto di collaborazione a termine.
Vedremo se si arriverà a definire la questione entro il 2.050, visto da quanto se ne parla…
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