“NELLA MANOVRA MANCA LA PAROLA CRESCITA”: IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA EMANUELE ORSINI SGANCIA SILURI CONTRO GIORGIA MELONI
“ABBIAMO BISOGNO DI AVERE UN PIANO INDUSTRIALE PER IL PAESE” (LA RICHIESTA È QUELLA DI SOSTENERE GLI INVESTIMENTI DELLE IMPRESE CON UN PIANO DA 8 MILIARDI L’ANNO IN TRE ANNI) … “APPREZZO IL LAVORO DI GIORGETTI PER IL CONTENIMENTO DEI CONTI PUBBLICI MA LA CRESCITA SI FA CON INVESTIMENTI”
«Che senso ha sostenere il governo e averlo amico se poi non ascolta le tue imprese?» esordisce così al telefono il direttore di una importante territoriale di Confindustria del Nord Ovest. Si tratta di un sentire diffuso. Ma attenzione: il pressing degli industriali sul governo in vista della legge di Bilancio non va, almeno per ora, scambiato per una rottura con palazzo Chigi. Si tratta più che altro di un appello al confronto. Ma vediamo i fatti.
Confindustria ha presentato un prospetto dei suoi desiderata attraverso un documento già a settembre. La richiesta è quella di sostenere gli investimenti delle imprese con un piano da 8 miliardi l’anno in tre anni.
I dossier principali sono: credito d’imposta in ottica pluriennale per finanziare una nuova Transizione 5.0 con i fondi inutilizzati del Pnrr (4,1 miliardi); mobilitare risorse su contratti di sviluppo e accordi di innovazione; rifinanziare la Zes unica per il Sud che
in realtà riguarda una zona allargata del Mezzogiorno (comprese per intenderci le Marche e l’Umbria); rendere strutturale e allargare l’Ires premiale. Poi ci sarebbe il costo dell’energia da abbassare.
Risposte soddisfacenti agli occhi degli industriali per ora non ci sono. Ovviamente è cruciale il ruolo del ministro dell’Economia sulla gestione delle risorse. Ma Giorgetti all’ultimo ha declinato l’invito all’assemblea di Verona e Vicenza (due sabati fa). Stesso discorso alle assise dei giovani industriali di Carpi l’altro ieri. La doppietta a molti è sembrata troppo.
Soprattutto in una fase in cui l’industria si aspetta attenzioni. Il meno 2,7% tendenziale della produzione industriale di agosto dice molto, con automotive alle strette, l’Ilva in bilico e il settore moda in cerca di direzione. In tutto questo è da capire che cosa pensi la premier Meloni della determinazione con cui Giorgetti tiene stretti i cordoni della borsa nei confronti dell’industria.
Forse qualcosa si chiarirà oggi in occasione dell’incontro del governo con le associazioni datoriali sulla manovra. Ma anche stavolta Giorgetti e Orsini non si incontreranno, con il secondo a Milano per l’assemblea di Assolombarda. Certo è che Confindustria è in una posizione complessa. Misure come la riduzione dello scaglione Irpef dal 35 al 33% per il cento medio sono in linea con quanto serve a Confcommercio in quanto sostengono i consumi, oltre al consenso. Ma l’industria ha bisogno in questa fase di supporto sul fronte dell’offerta, non della domanda.
Ultimo ma non trascurabile: il governo avrebbe intenzione (su spinta della Lega) di introdurre in manovra una misura che obblighi le imprese al riconoscimento degli aumenti dei rinnovi contrattuali dal mese successivo alla scadenza dei contratti
(da Corriere della Sera)
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