NOMINE CSM, IL VOTO SLITTA
RENZI NON TROVA ALLEATI E BLOCCA LE NOMINE
La partita è ancora aperta, ma l’accordo non c’è.
Tanto che domani, quando Camera e Senato si riuniranno in seduta comune per eleggere due giudici della Corte Costituzionale e otto del Csm, la fumata non potrà che essere nera.
Nonostante il richiamo di Napolitano dell’altro giorno, che ha convinto i presidenti delle Camere ad organizzare subito la seduta per spronare le parti a trovare un’intesa, ogni sforzo fatto fin qui sembra essere stato vano.
Stavolta la partita si intreccia con altri tavoli, considerati dalle parti (soprattutto una, Forza Italia) particolarmente delicati
Sarà , infatti, il nuovo Csm a trovarsi in carica durante la discussione della riforma delle giustizia, ma soprattutto sarà il nuovo plenum a nominare la nuova tolda di comando di parecchie procure, in totale 26 procuratori e presidenti di Tribunale o Corte d’Appello per altrettanti uffici vacanti alcuni anche dal 2012
Tra questi, per quanto ultimo in ordine di tempo, la procura di Palermo che il primo agosto ha salutato il procuratore Messineo e lo ha sostituito con un reggente.
E la procura di Milano che resterà orfana di Edmondo Bruti Liberati “travolto” con altri 445 procuratori dal decreto Madia
Ecco perchè la partita è politicamente molto complessa, tenuta in piedi, nel Pd, da Renzi in persona e — dall’altra parte — da un redivivo Gianni Letta che sta portando avanti il suo luogotenente di sempre, ovvero Antonio Catricalà , in tandem con Luciano Violante per la Corte Costituzionale.
È solo che questo duetto non può spiccare il volo se non si incastra anche l’altra partita, quella del Csm, appunto.
Che comincia a comporsi, ma a fatica, tanto che si parla ufficialmente di stallo.
C’è anche un’altra questione, infatti, di sicuro non meno sorprendente. Nei giorni scorsi, Berlusconi ha fatto sapere, tramite i suoi emissari, di non avere nulla in contrario nella nomina di Massimo Brutti a nuovo vicepresidente del Csm.
È vero, Brutti è senz’altro un “comunista”, ma anche un “garantista”, quindi nulla questio soprattutto se poi questo sarà un viatico positivo per l’altra nomina cara al Cavaliere, quella di Elisabetta Casellati.
In questo caso, però, a scompaginare le carte è Renzi. Che vorrebbe, come al solito, puntare sul colpo di teatro.
Ovvero sulla nomina a vicepresidente di palazzo dei Marescialli, di Giuseppe Fanfani, sindaco di Arezzo, amico d’infanzia della Boschi e, soprattutto, figlio della Margherita.
In ultimo, per la prima volta potrebbe entrare a palazzo dei Marescialli il Movimento Cinque Stelle con Alessio Zaccaria, professore ordinario di Diritto privato a Verona, ma non è detto.
Altri nomi in quota Pd sono quelli dell’avvocato Luca Petrucci (vicino ad Areadem di Franceschini e Veltroni), la docente fiorentina Ilaria Pagni, l’ex deputata Cinzia Capano, il prof. Cesare Pinelli e lavvocato Ferruccio Auletta.
Al Pd, oltre al vicepresidente, spetterebbero altri tre nomi, mentre il quinto della maggioranza sembra appannaggio di Antonio Leone di Ncd.
Questo il quadro, ancora molto confuso, tanto che alcuni osservatori, ieri alla Camera, non escludevano un rinvio a novembre sulla Corte Costituzionale, quando scadranno altri due giudici, in questo caso di nomina presidenziale, rinnovando così in contemporanea tutte e quattro le posizioni vacanti.
Ma Napolitano ha fatto sapere di non gradire affatto quest’idea.
Sara Nicoli
(da “il Fatto Quotidiano”)
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