NON C’E’ ACCORDO NEL PD: COME TI SCELGO I PARLAMENTARI CON LE SOTTO-PRIMARIE
A GIORNI L’INCONTRO TRA BERSANI E RENZI
Sono pronto a trovare una chiave di partecipazione per stilare le liste dei candidati”. Parola di Pier Luigi Bersani.
Rincara la dose Roberto Speranza, segretario regionale della Basilicata, tra i vicinissimi al segretario: “Dobbiamo trovare un modo per fare le primarie”.
Oggi a Roma c’è la segreteria democratica aperta ai segretari regionali.
Al centro proprio le primarie per le liste.
Si era partiti dall’idea dei gazebo aperti, si sta lavorando per trovare altre forme. Le esigenze sono diverse e c’è l’alibi dei tempi molto ristretti.
Il segretario le vuole davvero però, controllando una parte dei candidati (oltre alla quota tecnici e a quella società civile, vuole pure quella competenze).
E poi, l’effetto marketing non è da sottovalutare. Le vogliono molti territori, a partire da Toscana ed Emilia Romagna.
Non le vuole Franceschini e non le vogliono i parlamentari uscenti (compresi quelli saliti sul carro di Renzi che temono più degli altri di restare fuori da ogni gioco). Dopodichè per salvare capra e cavoli i vertici Pd potrebbero inventarsi delle sotto-primarie, dalle consultazioni tra gli iscritti alle assemblee di partito dove alla fine si votano alcuni candidati.
“Combatteremo fino alla fine. No surrogati”, dice Pippo Civati.
E Graziano Del Rio, presidente dell’Anci, renziano di peso: “Una partecipazione vera per noi è importantissima”.
Anche le primarie per le liste sono al centro della discussione (a distanza – per ora – tra Renzi e Bersani).
Il segretario ha detto “combatteremo insieme anche con Renzi”.
Il sindaco di Firenze – che proprio ieri ha respinto al mittente le pro – offerte di Berlusconi con un Tweet (“Caro Silvio, le cose si possono comprare, le persone no. Non tutte, almeno. Io no. Hai le porte aperte per me? Chiudi pure, fa freddo! ”) aspetta ancora l’invito a pranzo di Bersani e la richiesta di una mano.
Per darla vuole pesare davvero, magari cominciando da un drappello di parlamentari nutrito (“più di quelli di Vendola, un segnale che non si sta tornando al vecchio Pci”, spiegano ambienti a lui vicini).
Alcuni fedelissimi dell’Emilia Romagna stanno parlando per loro conto. Si parla di un incontro in settimana.
“Giovedì, si vedranno giovedì”, tagliano corto i vertici del Pd lombardo che ieri hanno accompagnato Bersani a Piacenza.
Per loro adesso la priorità è un’altra: veder trionfare Umberto Ambrosoli alle primarie che sabato decreteranno il candidato governatore del centrosinistra al dopo Formigoni. E Bersani è arrivato fin qui proprio per sostenere l’avvocato nella sfida contro Alessandra Kustermann e Andrea Di Stefano.
La sfida tra i tre è serrata.
Hanno già partecipato a oltre mille appuntamenti e ogni giorno c’è almeno un confronto diretto tra i candidati.
Solo ieri si sono sfidati tre volte: a Bergamo, in un confronto organizzato dalla Fiom, nel pomeriggio su Telelombardia, in serata a l’Infedele.
Bersani ha cercato di parlare di Ambrosoli (“con lui può ripartire la riscossa civica”) ma i pensieri sono su altro.
La possibile candidatura di Monti e quel caffè che Renzi gli ha proposto e ancora aspetta risposta.
Wanda Marra
(da “il Fatto Quotidiano”)
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