OMICIDIO DI YARA: COME SI E’ ARRIVATI AL FERMO DI BOSSETTI
LUI RESTA GELIDO E IMPASSIBILE AL MOMENTO DELL’ARRESTO E NON RISPONDE
“Un pezzo di legno”. Un uomo impassibile, gelido, consapevole.
Così si è mostrato Giuseppe Bossetti, quando si è trovato davanti i carabineri del Reparto Crimini Violenti (Rcv) del Ros che lo sono andati a prelevare con l’accusa di essere l’assassino di Yara.
Non sospettava nemmeno lontanamente di essere sotto pedinamento da un mese, nè che gli fosse stato prelevato di nascosto del liquido organico per ricavarne il Dna, che i suoi telefoni fossero sotto intercettazione e la sua casa ormai sotto controllo giorno e notte.
Per arrivare a lui, gli specialisti del Rcv — gli stessi che individuarono e arrestarono anche l’autore della strage davanti alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi — hanno effettuato una scrematura interminabile ma minuziosa su ventimila soggetti (più o meno quelli le cui utenze cellulari erano state agganciate dalle celle della zona di Brembate) le cui caratteristiche mettevano insieme i pochi elementi disponibili, suddividendoli in gruppi che andavano da tremila a cinquecento individui.
E li hanno esclusi uno alla volta, fino ad arrivare a lui.
Ma la comparazione del Dna di Bossetti con le tracce organiche lasciate dall’assassino sugli indumenti di Yara è stata solo l’ultimo passaggio cruciale di un’indagine difficilissima.
Fondamentali sono stati anche i sostanziosi residui di calce che il medico legale aveva rilevato nei polmoni della ragazza, che hanno indirizzato gli investigatori del Rcv verso una tipologia di persona che in qualche modo doveva avere a che fare con i cantieri edili.
E Bossetti di lavoro fa il muratore.
“Ignoto 1” — con questa sigla era stato catalogato l’assassino di Yara — è figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni, un autista di autobus morto nel 1999.
Prima di arrivare a lui, gli investigatori avevano individuato sua madre alla quale, per eliminare ogni dubbio, era stato fatto un doppio tampone per il Dna sempre con un prelievo di liquido organico di cui nè la donna nè Bossetti si sono mai accorti.
Alle indagini hanno partecipato i carabinieri della sezione anticrimine del Ros di Brescia, della territoriale e la Polizia di Stato.
Ma sono gli uomini e le donne del Rcv, un gruppo di superinvestigatori ad alta specializzazione tecnologica che interviene come un’ombra in tutti i crimini più efferati compiuti nel paese, ad aver tirato defintivamente la rete dopo un lavoro quotidiano durato mesi in tutta la provincia di Bergamo.
(da “Huffingtonpost“)
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