OPEN ARMS, LA PROCURA DI PALERMO PRESENTA RICORSO IN CASSAZIONE CONTRO L’ABERRANTE SENTENZA DI ASSOLUZIONE DI SALVINI: “FATTI ACCERTATI, NORME DISATTESE”
SOLO DEI MAGISTRATI POLITICIZZATI POTEVANO ASSOLVERE SALVINI, DISAPPLICANDO E IGNORANDO NORME NAZIONALI E INTERNAZIONALI… IN UN PAESE CIVILE IL SOGGETTO SAREBBE IN GALERA DA TEMPO
La Procura di Palermo ha deciso di impugnare direttamente in Cassazione l’assoluzione di Matteo Salvini nel processo sulla nave Open Arms. I magistrati contestano la sentenza del Tribunale, che aveva assolto il leader della Lega dalle accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per i fatti dell’agosto 2019, quando da ministro dell’Interno bloccò lo sbarco di 147 migranti.
La scelta è quella del cosiddetto “ricorso per saltum”, una via giuridica rara e in parte inedita, che consente di portare subito il caso davanti alla Corte di Cassazione, evitando il passaggio in appello.
A firmare l’iniziativa sono il procuratore capo Maurizio De Lucia, l’aggiunta Marzia Sabella e la sostituta Giorgia Righi, convinti che la questione riguardi esclusivamente principi di diritto, e non ricostruzioni fattuali.
I motivi del ricorso: «Norme disattese, diritto violato»
Alla base del ricorso, una critica netta alla motivazione della sentenza di assoluzione, depositata lo scorso giugno. I giudici avevano sostenuto che l’Italia non fosse obbligata a concedere un porto sicuro alla nave della Ong spagnola, per via di un quadro normativo internazionale ritenuto «incerto» e segnato da «molte aree grigie».
Una lettura che la Procura contesta frontalmente, soprattutto alla luce di una recente pronuncia della Cassazione civile, relativa al caso della nave Diciotti (episodio simile, avvenuto nel 2018). In
quel verdetto, sottolineano i pm, i giudici hanno escluso che esistano dubbi sull’obbligo per gli Stati, in base al diritto internazionale e alle convenzioni firmate, di accogliere nei propri porti le persone soccorse in mare.
Secondo l’accusa, la sentenza del Tribunale sarebbe dunque «manifestamente viziata» per non aver tenuto conto delle norme sulla libertà personale e delle convenzioni sul soccorso marittimo. Da qui la decisione di chiedere alla Cassazione di intervenire.
I due possibili scenari possibili
Il ricorso apre una strada nuova nel processo. Se la Cassazione dovesse respingerlo, l’assoluzione di Salvini diverrebbe definitiva, chiudendo la vicenda senza passare dall’appello. Ma se la Suprema Corte dovesse invece accoglierlo, il caso tornerebbe in Corte d’appello ma solo per analizzare i principi di diritto che i giudici del «palazzaccio» romano dovessero eventualmente individuare cancellando la sentenza di primo grado.
La mossa dei pm di Palermo riflette la volontà di non arrendersi a un verdetto che loro ritengono giuridicamente errato, e che potrebbe avere effetti duraturi sull’interpretazione delle leggi in materia di immigrazione e salvataggio in mare.
Il processo a Matteo Salvini
La vicenda Open Arms è sempre stata al centro di forti tensioni politiche. Il processo fu possibile solo dopo che il Parlamento autorizzò a procedere contro Salvini, nel 2021, quando la coalizione Lega–5Stelle era ormai finita. In precedenza, per il caso Diciotti, l’autorizzazione era stata negata proprio grazie al voto compatto della maggioranza. All’epoca, la richiesta di rinvio a giudizio per Salvini fu avanzata dalla Procura guidata
all’epoca da Franco Lo Voi, che oggi è procuratore a Roma. A settembre 2023 i pm avevano chiesto per lui sei anni di carcere. A dicembre dello stesso anno arrivò l’assoluzione, oggi messa in discussione dalla decisione di Palermo di giocarsi tutto davanti alla Cassazione.
(da agenzie)
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