ORA PALLA A MATTARELLA, GENTILONI FAVORITO, MA IL PD NON FA NOMI
MATTARELLA: “PRESTO UN GOVERNO CON FUNZIONI PIENE”
La crisi di governo finirà “in tempi brevi“, ma Mattarella se la dovrà risolvere da solo. Il Pd, infatti, va al Quirinale, per l’ultima consultazione di una maratona di 26 colloqui al Colle, e non indica nessuna rosa di nomi tra i quali scegliere il futuro capo del governo.
E infatti Luigi Zanda, che guida la delegazione dei democratici, appena uscito dall’ufficio del capo dello Stato dice che il Pd “assicura al capo dello Stato tutto il sostegno alla soluzione della crisi che riterrà più opportuna”.
In sostanza: presidente, faccia lei.
Una scelta, quella della delegazione dei democratici, che ha suscitato “stupore e sorpresa” del presidente della Repubblica, così come riferiscono fonti al Fatto Quotidiano.
Così, infatti, da una parte Mattarella si ritrova costretto, da garante, a prendersi la responsabilità di indicare un nome per un governo non di unità nazionale, ma politico. E dall’altra fa emergere il comportamento contraddittorio del Pd, visto che oggi il presidente dimissionario e segretario del partito ha incontrato a Palazzo Chigi 7 ministri (alcuni dei quali a più riprese) e per due ore la delegazione che poi è stata ricevuta, come ultima, dal presidente della Repubblica.
Di quella delegazione, peraltro, facevano parte i capigruppo, il vicesegretario Lorenzo Guerini e il presidente del partito, Matteo Orfini.
Eppure i quattro — che rappresentavano la maggioranza dei parlamentari di Camera e Senato — sono riusciti a presentarsi da Mattarella senza un solo nome, nemmeno quello di Paolo Gentiloni che da giorni rimbalza sulle pagine dei giornali.
Da un lato questa scelta può essere letta come un gesto di rispetto istituzionale, ma dall’altra non si può non notare una volontà politica che risale ai vertici del Partito Democratico.
“Sarà il presidente della Repubblica a decidere il nuovo presidente del Consiglio — ha ribadito Zanda a La7 — Noi abbiamo illustrato la linea emersa dalla direzione del Pd e preso atto del l’impossibilità di portarla avanti per la contrarietà delle opposizioni”. Sembra trasparire la volontà che Renzi aveva espresso nel suo discorso subito la sconfitta elettorale del referendum, domenica sera.
Cioè far rimbalzare la palla della responsabilità nel campo del “fronte del No”, ovvero delle opposizioni.
La direzione del Pd aveva detto: o responsabilità nazionale o voto.
Ma il voto è impossibile perchè non c’è legge elettorale. E la responsabilità nazionale non esiste perchè la posizione di Cinquestelle, Lega e Sinistra Italiana è nota a tutti, mentre Forza Italia ha ufficializzato oggi, per bocca di Silvio Berlusconi, che non parteciperà a un “riallargamento” della maggioranza.
La strada tracciata da Mattarella, comunque, ha contorni ben definiti. Il nuovo governo, dice, “nella pienezza delle funzioni“, perchè ci sono “di fronte a noi adempimenti, impegni, scadenze che vanno affrontati e rispettati“.
Quindi non si può pensare nè di tenere in vita un governo dimissionario, una specie di zombie, nè di sciogliere le Camere e andare subito alle elezioni perchè è “indispensabile” mettere mano alla legge elettorale per una “armonizzazione” dei sistemi di Camera e Senato.
In questo caso il messaggio (sul “governo con pieni poteri” e sulla legge elettorale “indispensabile”) è diretto in particolare verso il M5s e la Lega Nord che avevano chiesto elezioni subito, ad ogni costo.
Mattarella, stando a quanto emerso finora, ha un ventaglio di 3-4 opzioni in mano e molti elementi portano verso l’incarico al ministro degli Esteri uscente, Paolo Gentiloni.
Sullo sfondo peraltro c’è la serie di “consultazioni parallele” dello stesso presidente del Consiglio, inteso come quello uscente. Renzi durante la giornata ha visto più volte Franceschini, ma anche Orlando, Padoan, Calenda, Martina, Boschi e perfino Alfano. Per due ore ha conversato con i quattro della delegazione del Pd.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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