GENTILONI IN POLE MA RENZI VUOLE ANCHE LA CERTEZZA DEL VOTO IN PRIMAVERA
ULTIMA NOTTE DI RIFLESSIONE PER MATTARELLA… RENZI ACCELERA ANCORA: LUNEDI DIREZIONE PD, POI AVANTI CON IL CONGRESSO
Chiudere le stalle prima che i buoi scappino.
E’ il mantra che, al termine di un’altra giornata convulsa di trattative sul nuovo governo, porta Matteo Renzi a convocare la direzione nazionale del Pd per lunedì alle 12.
Obiettivo: ottenere l’ok del partito sul nome di Paolo Gentiloni per Palazzo Chigi. Renzi spera che domattina Mattarella convochi Gentiloni per affidargli l’incarico di governo in vista di una possibile fiducia mercoledì, ma dal Colle non gli danno certezza.
Anzi, dal Quirinale lasciano trapelare che l’ipotesi reincarico, prima scelta del presidente, non è tramontata del tutto.
La delegazione del Pd infatti non ha indicato nomi a Mattarella, nelle consultazioni del pomeriggio. Si è rimessa nelle mani del capo dello Stato e non ha nemmeno specificato che un Renzi bis non esiste.
Ecco quindi che alla vigilia della scelta, Mattarella aspetta che Renzi sciolga i nodi. Insomma che sia lui a chiarigli che il reincarico è ipotesi politicamente morta. Finora Renzi non l’ha fatto. Anzi, una parte dei suoi fedelissimi – quella che fa capo a Luca Lotti – non si è ancora rassegnata al fatto che Renzi lasci Palazzo Chigi.
E questo, insieme all’incertezza sul voto anticipato a primavera, induce Renzi a lasciare aperta una piccola finestra, anzi una piccola fessura, sull’ipotesi del reincarico. Tra stanotte e domani dovrà sciogliere il nodo con Mattarella.
Che a quel punto potrebbe quindi procedere ad assegnare l’incarico al nome indicato da Renzi: Gentiloni.
Per Renzi è quasi un rompicapo. Vuole la certezza del voto in primavera, ma nessuno può metterla per iscritto.
E il fidatissimo Gentiloni è la sua migliore garanzia finora. Nella sua testa la fessura del reincarico l’ha chiusa da un pezzo. Tanto da convocare la direzione del Pd lunedì. Ancora una volta una fuga in avanti. Obiettivo: mettere in sicurezza le intese prima che gli altri abbiano il tempo di organizzarsi.
Dall’inizio di questa crisi Renzi ha giocato sul tempo: accelerare laddove gli altri non sono pronti. E’ l’unica arma che ha a disposizione. E finora gli sta tornando utile.
Su Gentiloni premier ha avuto l’ok della sua maggioranza nel partito, dai renzianissimi naturalmente, ai Giovani Turchi e Areadem di Dario Franceschini.
Ma a sera non è chiuso l’accordo sui ministeri. Renzi punta a cambiare il meno possibile.
Dovrebbero uscire Giannini e forse anche Poletti. Confermati tutti gli altri, a parte gli Esteri da riempire se Gentiloni diventa premier. Caso a parte: Maria Elena Boschi. Renzi la ha detto di scegliere se restare o meno. Lei propenderebbe per la seconda ipotesi: lasciare e fare la deputata semplice.
Per Renzi questo governo dovrebbe durare tre mesi e poi alle urne.
Non avrebbe senso dargli maggiore peso, non avrebbe senso farne nascere uno completamente nuovo e magari con l’ingresso di pezzi da novanta del Pd. Tipo Piero Fassino.
L’ex sindaco di Torino, appena sconfitto dal M5s alle scorse comunali, ex ambasciatore dell’Ue in Birmania e co-fondatore di Areadem è la scelta di Franceschini per gli Esteri, casella da riempire se Gentiloni diventa premier.
Renzi però non ne è convinto. Vorrebbe una successione interna: Elisabetta Belloni, segretario generale della Farnesina dall’aprile scorso. Vorrebbe che questo governo sia il più leggero possibile per andare al voto in primavera.
Mattarella invece non ha in mente lo stesso timing. Anzi: la sua prima scelta era il reincarico a Renzi. Ipotesi messa da parte, perchè il segretario del Pd lascia trapelare di non essere disponibile.
E ci sta che in queste ore il capo dello Stato sia una sfinge con il Pd. Non ha gradito le fughe di notizie sul nuovo governo prima che lui finisse le sue consultazioni. Nè le consultazioni di Renzi a Palazzo Chigi e non alla sede del Pd: in fondo Renzi ora è un premier dimissionario e segretario del Pd. Il Nazareno sarebbe la sede più consona per ricevere gli interlocutori Dem.
Ad ogni modo, nella sua breve comunicazione al termine delle consultazioni, il presidente ha parlato dell’urgenza di avere un governo al più presto.
E questo alimenta le speranze della maggioranza dei renziani che domattina sia chiamato al Colle Gentiloni, senza ulteriori perdite di tempo, ora che tutte le opposizioni si sono chiamate fuori ed è caduta la proposta iniziale del Pd di governo di tutti o voto.
E’ caduto il governo di tutti e anche il voto. Ma Renzi ora gioca a tenere in caldo l’opzione voto in primavera. Intanto per Palazzo Chigi ha scelto un successore fidatissimo. Il resto sarà battaglia, anche nel Pd: tra chi vuole tornare alle urne e sciogliere le camere in primavera (Renzi e i suoi) e chi non ha questa urgenza e arriverebbe anche a scadenza naturale nel 2018, se necessario (il resto del Pd, appoggiato da Mattarella).
Intanto lunedì, quando ancora tutto è in corsa, quando Gentiloni sarà impegnato nelle trattative sulla squadra di governo — così si immagina Renzi – il segretario chiamerà la direzione nazionale a dire sì.
Al Nazareno la proposta sarà rivista e corretta alla luce degli ultimi sviluppi: non più governo di tutti o voto ma governo con la maggioranza attuale.
E’ la seconda convocazione della direzione in questa crisi di governo. Del resto Renzi aveva chiesto una convocazione permanente per gli aggiornamenti necessari.
Ma a differenza di mercoledì scorso, domani la relazione del segretario sarà seguita dal dibattito. Il Pd comincerà ad analizzare la sconfitta, la minoranza potrà dire la sua anche sul nuovo governo. Ma con un esecutivo ancora da formare e la crisi di Mps che segna il passo dell’emergenza, sarà difficile che la direzione di domani si trasformi già in una resa dei conti.
Ed è questa l’altra scommessa di Renzi. Poi da domenica 18 lancerà il percorso del congresso, in assemblea nazionale.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply