INTERVISTA A PENNACCHI: “RENZI E’ UN BULLO, MA ASPETTATE A DIRE CHE E’ FINITO”
“NON CREDO IMPARERA’ DALLA SCONFITTA, MA NON SI DIRIGE COSI’ LA SINISTRA”
Antonio Pennacchi è “classe operaia, industria e magnifiche sorti e progressive”: perciò, se pure per ipotesi gli accenni l’idea della decrescita felice, ti risponde: “Te prego, non me rompe ‘li cojoni alle dieci di mattina”.
Scrittore, vincitore del Premio Strega con “Canale Mussolini”, “nella vita ho collezionato molte più sconfitte che vittorie — racconta all’Huffington Post —: le cadute mi sono servite per crescere, correggere gli errori e affinare il talento”.
E chissà che perdere non serva anche a Matteo Renzi, allora: “Non ce conta’ troppo, la sconfitta è maestra, ma ha bisogno di allievi disposti a imparare. Detto questo, non credo che Renzi sia finito”.
Al referendum, Pennacchi ha votato sì come consigliava di votare la Democrazia cristiana Indro Montanelli: turandosi il naso.
Ora, raggiunto da una nostra telefonata, si tira un po’ indietro: “Nun so’ la persona adatta a parla’ de politica. Ho lavorato tutta la notte. Me so’ svejato adesso. Te dico che non so un cazzo di come vanno le cose nei palazzi, lo vuoi capi’?”.
Poi beve un caffè e parte. “Renzi e i suoi sono spuntati all’improvviso come i funghi. Hanno pensato che il mondo fosse nato insieme a loro, senza rendersi conto che c’era un prima e ci sarà un dopo”.
Ignorano la storia, dice
Dalle mie parti si dice che nun tengono le scole. Non hanno letto i libri. Non sanno niente. Hanno creduto che quelli che li hanno preceduti fossero solo delinquenti o coglioni, che non ci fossero state altre storie, altri modi di stare nel presente, che finalmente sarebbero arrivati loro a spiegarci come va il mondo. E sono andati a sbattere.
È finita per Renzi?
Gli dei rendono ciechi coloro che vogliono perdere e Renzi è stato travolto dalla sua enorme e spropositata hubris, quella tracotanza che l’ha reso nemico di tutti, fuori dal suo partito e dentro: non si dirige così la sinistra, ignorando che dietro le persone c’è una storia.
Sta pensando a D’Alema?
Sulla guerra contro di lui, Renzi ha costruito la sua fortuna. Sapeva che D’Alema aveva molti nemici e li ha coalizzati. Ora si stupisce di essere odiato. Fijo mio, hai preso a calci negli stinchi tutti, adesso ti lamenti se le botte te le restituiscono?
Doveva mettere in conto anche quelle dei compagni di partito?
Neanche Togliatti dirigeva il partito comunista nel modo in cui lui ha diretto il partito democratico. Per Renzi, la politica è come una partita ad asso piglia tutto: ho vinto io e si fa come dico io. Il partito è un’alta cosa. È lavoro collettivo. È sintesi. È mediazione. Pure Togliatti costruiva il consenso. Non indicava la linea e pretendeva che tutti lo seguissero.
Renzi le direbbe che è falso quello che dice
Perchè lui è proprio un bullo, uno che esce di casa e deve trovare quello con cui litigare. Alla fine, uno che te le dà lo trovi.
Sta riscrivendo il suo romanzo, “Il fasciocomunista”.
La scrittura è un’ossessione. Non sono mai contento del lavoro che faccio. Cerco la perfezione. So che non c’è. Ma questo è il mio demone: inseguirla.
Il fascio-comunismo è sembrato realizzarsi a Latina, la sua città , quando l’Anpi e Forza Nuova hanno protestato nella stessa piazza per il No.
Renzi ha fatto incazzare così tanta gente da riuscire a mettere insieme di tutto. Un po’ fascicomunista è pure lui: “Molti nemici, molto onore” era un motto di Benito Mussolini. (ride).
Destra, sinistra: mi confonde.
Nel regime, c’era una corrente — quella di Berto Ricci ed altri — che propagandava il corporativismo come dottrina politica universale. Sulla carta l’internazionalismo è di sinistra. Nei fatti, l’Unione Sovietica, la Cina e Cuba hanno sventolato le bandiere delle nazione con grande orgoglio.
I giovani — che hanno votato in massa contro Renzi — sono la nuova classe sfruttata?
I giovani italiani non hanno un problema di reddito. A camparli, tanto, ci pensiamo noi padri. Il problema è che non sanno che fare tutto il giorno.
Col reddito di cittadinanza saprebbero inventarsi dei modi?
Il reddito di cittadinanza è una stronzata. Nessun giovane oggi muore di fame. Il problema è di funzione. Se tu mi dai dei soldi per non fare niente, fai di me un assistito. Ma ognuno di noi è ciò che fa. E se non fai niente, sei un parassita e basta. Perciò, quello che si dovrebbe ridistribuire è il lavoro. Non solo i soldi. Meno ore, ma per tutti.
Alcuni sostengono che la soluzione sia la decrescita.
Sono quelli a cui piace andare nei parchi in bicicletta a godersi la natura, dimenticando che la bici su cui vanno in giro fischiettando è uscita dagli altiforni, non l’hanno costruita le fate o gli elfi.
(da “Huffintonpost”)
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