ORE CONTATE PER BERDINI, PER LA GIUNTA “NON SI E’ TRATTATO DI UNO SFOGO”
DAL CAMPIDOGLIO ACCUSE DI SABOTAGGIO… “ORA SARA’ VIA LIBERA AI COSTRUTTORI”
Paolo Berdini ha sperato negli ultimi giorni di restare assessore della giunta di Virginia Raggi, ma ha
sbagliato i suoi conti.
E le ultime dichiarazioni, dove ancora insisteva nella versione di una chiacchiera confidenziale con uno sconosciuto di cui solo alla fine si era accorto fosse cronista, sembrano definitivamente smentite con la pubblicazione di una nuova tranche dell’audio. Intervista che accelera l’iter del divorzio.
Perchè dal Campidoglio, ovviamente, non l’hanno presa bene e si parla apertamente di «sabotaggio».
Non è escluso che nelle prossime ore sia proprio Berdini a «trarre le conseguenze», ovvero a dimettersi da assessore all’Urbanistica di Roma, e la sindaca ad assumere l’interim.
Le nuove frasi
Cosa cambia questo nuovo spezzone d’audio?
Cambia il fatto che queste parole vengono pronunciate al minuto 1.08 della registrazione. E dunque già dall’inizio Berdini sa che quello con cui parla è un giornalista. Non solo. Berdini chiede che non venga fatto il suo nome su questa parte della conversazione, ma spiega che può tranquillamente utilizzarlo in forma anonima.
Perchè Berdini voleva che si sapesse dell’affaire? E perchè ha parlato liberamente di «banda di assassini», di «corte dei miracoli», di sindaco «incapace strutturalmente»? Qualcuno, al Campidoglio, sospettava sin dall’inizio che Berdini volesse remare contro, mettendo i bastoni tra le ruote alla giunta Raggi, magari d’intesa con gli avversari della sindaca, anche in Parlamento.
Che queste parole siano frutto solo di uno sfogo – per un professionista stimato con il difetto, per un politico, di troppa loquacità – è un’ipotesi che non ha mai convinto del tutto i membri della giunta.
E qualcuno pensa che sia stato lui a servire una «polpetta avvelenata», visto che c’era appena stata una frattura politica netta sulla questione dello stadio. Berdini non ne faceva mistero: le sue obiezione su cubature e regole per il nuovo stadio erano sempre meno considerate in giunta e cresceva la voglia di scavalcarlo e di dare il via libera al progetto.
La difesa
Berdini ha accolto il nuovo audio come l’ennesimo colpo per la sua credibilità . Ma ha provato ancora una volta a difendersi, diffondendo via Ansa una nuova ricostruzione dell’incontro con il cronista: «I colloqui con questa persona sono stati due. Uno appena finito il convegno al quale stavo partecipando. In questo primo momento si è avvicinato insieme ad alcuni M5S miei amici. Il secondo colloquio è avvenuto fuori, mi stava aspettando. È lì che si è qualificato anche come giornalista. Ma non mi ha mai detto che stava registrando».
E quest’ultimo punto, probabilmente, è l’unico sul quale sono d’accordo.
Le prospettive
Che il rapporto di fiducia sia irrimediabilmente rotto è noto ormai da giorni. Grillo e Casaleggio, pur convinti che debba essere cacciato, hanno chiesto alla sindaca di trovare subito un nuovo sostituto. E anche Raggi si è convinta che era necessario prendersi qualche giorno di tempo, per evitare di accollarsi nuove deleghe pesanti, quelle sull’urbanistica.
E per evitare l’effetto Minenna, per la sostituzione del quale furono necessarie settimane. Ma ora la fase del temporeggiamento sembra finita. Resta sul tappeto la questione politica usata per difendere Berdini: senza di lui, scrivono in un appello alcuni intellettuali, ma lo sostengono anche diversi consiglieri comunali, la speculazione edilizia l’avrà vinta e i palazzinari invaderanno Roma.
Di certo, quando Berdini non ci sarà più, il Movimento e la giunta Raggi, a torto o ragione, saranno più esposti all’accusa degli ortodossi di cedere alle ragioni dei costruttori e di chi vuole le grandi opere a Roma per fare affari.
Alessandro Trocino
(da “il Corriere della Sera“)
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