PALESTRA E IMU A SUA INSAPUTA: TUTTE LE SCIVOLATE DELLA IDEM
DAL COLLABORATORE DEL MARITO DIVENTATO AFFITTUARIO AI 30 ATTREZZI CHE IL MINISTRO DICHIARA DI USARE SOLO PER SE’
Niente da chiarire: il ministro Josefa Idem non risponde al Fatto quotidiano, dopo le polemiche che la coinvolgono da mercoledì scorso per problemi di Ici non pagato e costruzione di una palestra senza autorizzazione.
Le risposte preferisce affidarle agli avvocati. O a Repubblica, a cui ha concesso una lunga intervista per spiegare la sua posizione. “È tutto in quelle parole”, risponde al Fatto .
Eppure nella lunga serie di dichiarazioni, che assomigliano molto a un’arringa difensiva, manca una risposta, l’elemento forse più importante, almeno per i possibili risvolti giudiziari della vicenda: perchè la palestra Jajo Gym, al piano terra della sua abitazione in via Carraia Bezzi a Ravenna, secondo i documenti dell’accertamento di illecito (pubblicato l’11 giugno da ilfattoquotidiano.it ) risulta avesse un affittuario, Maurizio Patanè?
“Sono un collaboratore del marito della Idem, Guglielmo Guerrini”, ha spiegato Patanè.
Ma i documenti del Comune lo qualificano come affittuario.
La Idem risponde declinando ogni responsabilità : “Non mi sono mai occupata personalmente della gestione di queste cose. Ho sempre delegato ai tecnici, chiedendo di fare le cose a regola d’arte”.
Così evidentemente non è stato. Patanè e la sua associazione sportiva dilettantistica non hanno mai pagato l’affitto?
Ma allora, come mai l’associazione era una struttura con soci e iscritti paganti?
“Non è una palestra”, spiega con cura Idem a Repubblica.
Ma allora in quegli spazi avrebbero dovuto esserci solo attrezzature per i suoi allenamenti personali.
Che ruolo aveva l’associazione di Patanè? “Bisogna prima di tutto concentrarsi sul fatto che io sono un’atleta e mio marito è il mio allenatore. Mi sono sempre allenata in famiglia. Nella mia casa c’è sempre stata una palestra, come in quella di un professore c’è una biblioteca”.
Resta da capire se quella biblioteca presta libri anche ad altri, magari facendo pagare una quota d’iscrizione…
Digitando Jajo Gym, nel web si trovano fotografie di un locale con una trentina di macchinari firmati Technogym.
Non sono troppi per una sola persona? Per utilizzarli, bisogna portare un certificato medico e pagare un abbonamento mensile che costa dai 45 ai 60 euro a seconda della formula scelta, come raccontano i cronisti di Ravenna e dintorni che si sono finti clienti con Patanè.
Quella della Idem, dunque, è una non-palestra che pretende certificati, fa iscrizioni, offre servizi e compare perfino tra gli impianti sportivi del Comune di Ravenna, nel dèpliant “Sport per tutti”.
Di più: dà lavoro, ha dipendenti.
Come venivano pagati i lavoratori di una struttura non segnalata alle autorità ?
Nell’intervista che pretende di essere il chiarimento definitivo, il ministro poi racconta: “Abitavamo fino al 2007 in una casa di mia proprietà , su due piani. Quando sono cresciuti i figli, ci siamo trasferiti, ma io ho continuato a usare la vecchia casa”.
Qui cominciano i problemi.
Idem dimentica di trasferire la residenza nella nuova abitazione e così per quattro anni non paga l’Ici. Fino al 4 febbraio 2013, a poche settimane dalla candidatura ufficiale nelle liste del Pd, quando sposta ufficialmente il nucleo familiare. Il 5 giugno, dopo un’inchiesta su un giornale locale, fa un versamento a titolo di “ravvedimento operoso” per pagare l’Imu arretrata.
Una corsa per recuperare le irregolarità .
“La denuncia”, ha detto Idem, “è emersa in consiglio comunale solo dopo che sono diventata ministro. Lo capisco, è una battaglia” .
Non confermano questa versione, tutta politica, gli ex colleghi consiglieri comunali di Ravenna. Le critiche alla Idem cominciano già quando viene eletta in consiglio comunale: “Sefi”, come la chiamano dalle sue parti, accumula il 71 per cento di assenze in aula.
Le polemiche sono continuate per tutta la giornata di ieri, con attacchi anche pesanti. “Forse le vere puttane”, ha dichiarato con il suo consueto stile l’europarlamentare Mario Borghezio, “sono certi personaggi, donne ma anche uomini, che prostituiscono la funzione di servizio di chi ha uno stipendio pubblico”.
A chiedere le dimissioni della ministra sono Movimento 5 stelle, Lega nord e Fratelli d’Italia. Silenzio dal Pd nazionale, mentre quello di Ravenna chiede chiarimenti e spiegazioni.
Repubblica cita il Fatto che ha ricordato come in Germania i politici si dimettano anche solo per una tesi di laurea copiata. Niente dimissioni, invece, per Josefa Idem. “Ci ho pensato molto”, ha risposto, “ma non ho fatto una scelta nè di comodo, nè di convenienza”. Parla di traguardo da raggiungere, di ostacoli che non fermano la corsa di un’atleta.
Eppure, nella vita di uno sportivo la squalifica per irregolarità è la peggiore delle vergogne.
Lo sa, Sefi. Ma conclude così: “Guadagno meno di prima e vivo peggio, però faccio un lavoro bellissimo”.
Promette di assumersi tutte le responsabilità e di pagare quello che deve con gli interessi.
Intanto la Procura della Repubblica di Ravenna sta valutando il caso, per decidere se nella vicenda ci sono profili di reato.
Gianni Barbacetto e Martina Castigliani
(da “il Fatto Quotidiano“)
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