PDL IN FIAMME, L’IRA DI BERLUSCONI
“COSI’ CI FACCIAMO SOLO DEL MALE”….SCONTRO APERTO TRA MINISTRI E “LEALISTI”
Ha promesso a mezzo partito che oggi tornerà a Roma. Per sentire tutti e riportare la «calma ».
Silvio Berlusconi è convinto di riuscire a tenere unite le due, tre anime che ormai spaccano il Pdl.
Anche se è fortemente tentato da una nuova eclissi, dal tenersi ancora lontano da Palazzo Grazioli come ha fatto anche ieri, raccontano gli amici più fidati che lo hanno sentito al termine dell’ennesima giornata da resa dei conti interna.
Nulla irrita in queste ore un Cavaliere del tutto assorbito dagli incubi giudiziari quanto la faida di partito, le scintille tra alfaniani e “lealisti” degenerate in incendio.
I cinque ministri convocano una conferenza stampa, gli altri lanciano la conta per pesarsi. «Così i nostri elettori capiscono solo che ci stiamo spaccando e finiremo tutti col farci del male», va ripetendo.
Salvo ripensamenti, in agenda il leader ha confermato oggi un vertice con Alfano e i capigruppo e, a seguire, un faccia a faccia con il capo degli “antigovernativi”, Fitto.
Si parla di un incontro a tre per congelare le ostilità .
Ieri Berlusconi ha preferito restare ad Arcore e da lì ha sentito proprio Fitto, che la sera prima a Ballarò aveva rilanciato la sua richiesta di azzeramento dei vertici e di un congresso.
Dal Cavaliere sembra non sia partita alcuna scomunica.
In quelle stesse ore, nel pomeriggio, Alfano di ritorno da Lampedusa si presenta in sala stampa a Palazzo Chigi con i ministri pidiellini Lorenzin e De Girolamo, Lupi e Quagliariello.
È la risposta pubblica agli affondi degli avversari, appuntamento che era stato rinviato nel giorno del naufragio.
Il clima si surriscalda subito, mentre Alfano sta parlando Sandro Bondi spara a zero in una nota: «Non comprendo il senso di una conferenza stampa da cui emerge solo una rivendicazione dei risultati della nostra delegazione ministeriale.
Senza alcun riferimento alla riforma della giustizia e al dramma del presidente Berlusconi».
Corre voce che il coordinatore fosse ad Arcore, quando è partita la bordata.
Lui smentirà in serata. Il vicepremier gli risponde in diretta davanti ai giornalisti: «All’amico Bondi dico che l’iniziativa ha lo scopo di affermare che avuto senso stare nel governo perchè realizziamo qui gli impegni presi coinostri elettori». Il capogruppo Brunetta – fresco di virata in favore di Alfano – invia in mattinata un sms a tutti i deputati per invitarli a partecipare all’appuntamento a Palazzo Chigi.
Riescono a entrare poco più di dieci. «Un flop», esultano i “lealisti”.
«Abbiamo detto noi di non venire, la stanza era capiente appena per i giornalisti» spiega uno dei ministri. Guerra dei numeri.
A sorpresa, poco prima dell’inizio della conferenza stampa, compaiono a Palazzo Chigi la senatrice Maria Rosaria Rossi, stretta collaboratrice del Cavaliere, e l’avvocato Piero Longo.
La prima parla coi ministri. È la benedizione ufficiale da Arcore, sostengono i governativi.
Sbagliato: i due erano lì per contare i deputati pidiellini fedeli ad Alfano, raccontano alcontrario i falchi.
Ad ogni modo, in prima fila siede Fabrizio Cicchitto. Dietro, tanti altri, tra cui la giovane Scopelliti e la Ravetto, Jole Santelli e Salvatore Cicu, Annagrazia Calabria, Giorgio Lainati, Eugenia Roccella.
«Bisogna porre fine a tutte queste prove muscolari da parte di tanti nuovi, presunti leader» attacca Guido Viceconte, all’indirizzo di Fitto: «Tutti quelli che oggi chiedono l’azzeramento sono stati essi stessi fruitori privilegiati ».
A Montecitorio intanto è un susseguirsi di incontri tra l’ex governatore pugliese e i parlamentari a lui vicini.
Che fanno subito partire una loro conta, mettendo per iscritto l’adesione alla richiesta di azzeramento dei vertici. La Prestigiacomo e Paolo Romani («Ciò che auspica Fitto è giusto»), la Bernini, la Bergamini, la Polverini, Saverio Romano, Rotondi, Galan, Abrignani.
Alfano, nella conferenza stampa in cui rivendica i risultati della compagine pidiellina al governo, getta acqua sul fuoco, ma marca anche le distanze dalle diatribe di partito e stoppa la richiesta di congressi, azzeramenti, primarie.
Compresa la proposta rivoltagli da Fitto di rinunciare a uno degli incarichi. «Noi non siamo qui per parlare di regole interne al Pdl – dice – ma per ribadire che il nostro scopo è tenere unito il partito.
Dovremo tutti abbassare i toni nei prossimi giorni. E faremo insieme le scelte che riterremo giusto fare» taglia corto. Assicura di lavorare «non per una larga intesa in futuro, nè per un piccolo centro, ma per un grande centrodestra ».
Ed evita l’affondo su Epifani, che in giornata aveva escluso che l’amnistia possa riguardare i reati che pesano sul Cavaliere.
«Invito il Pd a non trasformare tutto in un referendum su Berlusconi, le parole di Napolitano non possono essere tradotte in norme contro una persona».
Chi ha sentito Berlusconi sostiene che non abbia gradito lo show ministeriale.
Oggi il leader proverà a rimettere insieme i cocci, se ne avrà voglia.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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