PDL NEL CAOS, LO SCHIAFFO DELLE COLOMBE A BERLUSCONI: ALFANO E I MINISTRI DISERTANO L’UFFICIO DI PRESIDENZA
FALLISCE LA MEDIAZIONE FINALE, LA DERIVA ESTREMISTA PREVALE… RESA DEI CONTI AL CONSIGLIO NAZIONALE
Nessuno stop: Silvio Berlusconi non ha intenzione di frenare e avrebbe ribadito ad Alfano la volontà di andare avanti con Forza Italia e con l’Ufficio di presidenza del partito. E ora la scissione sembra di nuovo a un passo.
Alfano, che ha visto l’ex premier poche ore prima del vertice per convincerlo a prendere tempo, ha deciso di non partecipare, lasciando Palazzo Grazioli con gli altri ministri del Pdl: “Il mio contributo all’unità del nostro movimento politico, che mai ostacolerò per ragioni attinenti i miei ruoli personali, è di non partecipare, come faranno altri, all’Ufficio di presidenza che deve proporre decisioni che il Consiglio nazionale dovrà assumere. Il tempo che ci separa dal Consiglio nazionale consentirà a Berlusconi di lavorare per ottenere l’unità “.
Al di là delle formule e del richiamo all’unità è evidente il clima di gradissima tensione tra le due anime del Pdl.
Tanto è vero che anche Schifani decide di disertare l’appuntamento di oggi.
E proprio al Consiglio nazionale del Pdl (che potrebbe essere convocato l’8 dicembre, lo stesso giorno delle primarie del Pd) che è rinviata la resa dei conti finale tra lealisti e governativi: in quell’occasione, infatti, ci sarà una platea molto più ampia, di circa 800 persone, ed è lì che si vedrà realmente chi ha la maggioranza nel partito.
Il ‘no’ di Angelino.
Il segretario Pdl non ci sta e, alle condizioni dettate dall’ex premier, non intende entrare nella nuova Forza Italia.
Per questo ha chiesto, e ottenuto, di parlare con Berlusconi prima del vertice e ha riunito a Palazzo Chigi i ministri pidiellini.
Dopo una notte di telefonate e messaggi, il segretario ha visto il Cavaliera a Palazzo Grazioli e ha ripetuto a Berlusconi il ritornello delle ultime settimane: no a una Forza Italia “estremista” apertamente ostile al governo Letta.
Alfano ha chiesto a Berlusconi di rallentare il processo messo in moto, spinto dai falchi del Pdl.
Ma senza risultato
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