POLIZIA LOCALE GENOVA, 15 INDAGATI PER ABUSI SUI FERMATI, BOTTE A STRANIERI, DOSI DI DROGA USATE PER INCASTRARE CHI IN REALTA’ NON SPACCIAVA, CASSA COMUNE DEI SOLDI SOTTRATTI
LA FOGNA SOVRANISTA SCOPERCHIATA GRAZIE A DUE AGENTI DONNA CHE HANNO DENUNCIATO I FATTI ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DOPO ESSERSI RIVOLTE INUTILMENTE ALL’ASSESSORE GAMBINO (FDI) E AL COMANDANTE DELLA POLIZIA LOCALE
Sono 15 gli agenti del reparto sicurezza urbana della polizia locale indagati a vario titolo per lesioni, peculato e falso ideologico nell’ambito di uno dei due filoni di inchiesta che ha portato questa mattina agenti della Squadra Mobile e Nucleo di Polizia giudiziaria della guardia di finanza a perquisire gli uffici comunali al Matitone.
L’indagine è coordinata dalla pm Sabrina Monteverde. Nelle carte dell’inchiesta anche alcune chat tra gli agenti il cui contenuto sarebbe stato allegato a un esposto fatto arrivare in Procura da due agenti della locale.
L’inchiesta partita dalla denuncia di due agenti donne
Sono loro che, indignate dal comportamento di alcuni colleghi, si erano rivolte lo scorso ottobre direttamente all’assessore alla polizia locale Sergio Gambino per segnalare la presenza di una chat parallela al reparto. “Quei bravi ragazzi” l’avevano chiamata e dentro ironizzavano sulle persone – soprattutto
straniere – fermate in modo violento, minacciate e prese a schiaffi. L’assessore, secondo quanto emerso dalla indagini, aveva chiesto al comandante della polizia locale Gianluca Giurato di verificare. E lui – sempre secondo quanto sostenuto dall’accusa – avrebbe concluso la sua ‘indagine interna’ sostenendo che le due agenti non dicevano il vero o comunque avrebbero esagerato. Per questo le due agenti si sarebbero rivolte in Procura.
Nella chat gli schiaffi ai fermati vengono definiti “cioccolatini” o “sberlari“. A un certo punto viene postata nel gruppo la foto di un reparto ospedaliero dopo che un giovane fermato era stato mandato a suon di calci in ospedale: “Evidentemente si era rotto le palle” scherza uno degli indagati.
Al centro del racconto dalle due donne ci sarebbero anche ‘metodi’ usati dagli agenti che costituiscono veri e propri reati, come quello di non sequestrare le piccole quantità di droga ma di tenerle lì per esigenze future, magari per un futuro arresto.
La ‘cassa comune’ con il denaro o i preziosi sottratti nelle perquisizioni
Oppure quello di prendere denaro o altri oggetti preziosi ai fermati per metterli poi in una sorta di cassa comune interna al gruppo. Per questo oltre alle lesioni viene contestato il peculato
Da quanto emerso dal decreto di perquisizione sono almeno tre le vittime di altrettanti pestaggi, di cui due lievi (tre e cinque giorni di prognosi) e uno più grave (21 giorni di prognosi), ai danni di altrettanti giovani stranieri portati negli uffici del reparto per le perquisizioni. Tra questi uno era minorenne.
In un caso alcuni agenti si sarebbero appropriati di 1200 euro trovati durante l’accesso a un appartamento occupato
abusivamente avvenuto il 25 giugno 2024, in un altro caso, il 5 ottobre sempre del 2024 un agente avrebbe preso una modestissima quantità di cannabis, pari 0,26 grammi a un giovane pusher per impossessarsene anziché sequestrarla.
Nel corso delle perquisizione i poliziotti della squadra mobile hanno trovato nell’armadietto di uno degli indagati anche un manganello di tipo ‘tonfa’, in uso solo ad alcuni reparti specializzati della polizia di Stato, ma non alla polizia locale.
Le indagini, con le perquisizioni di questa mattina, sono comunque in una fase molto iniziale. Tra le ipotesi investigative c’è anche quella di arresti dubbi per episodi di resistenza che sarebbero inesistenti.
(da Genova24)
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