PRIMARIE IN CAMPIDOGLIO: MARINO BATTE SASSOLI, A ROMA IL PD VA A SINISTRA
SCONFITTO E DOPPIATO SASSOLI CHE ERA APPOGGIATO DA LETTA, FRANCHESCHINI E D’ALEMA… SOLO TERZO IL RENZIANO GENTILONI
“Vedi? Abbiamo preso anche il voto di Cossutta! ”. Davanti al circolo di Testaccio, Ignazio Marino sorride lusingato.
Ha appena stretto la mano di Armando Cossutta, il grande vecchio del Pci.
Anche lui, a 87 anni, è venuto a votare alle primarie per scegliere il prossimo candidato sindaco di Roma.
E ci ha visto lungo.
Alle 22, quando ancora lo spoglio è in corso, c’è solo una certezza l’outsider, il chirurgo di fama internazionale prestato alla politica, ha vinto. Anzi, ha stravinto.
E lasciato dietro di sè le macerie del partito lacerato dalle correnti.
Era una sfida a sei.
Due donne — una, Gemma Azuni, di Sel, l’altra, democratica, Patrizia Prestipino.
Un giovanissimo socialista, Mattia Di Tommaso, e poi i tre “big” che hanno diviso il partito: il renziano Paolo Gentiloni, David Sassoli — sostenuto da Letta, Franceschini, D’Alema e, raccontano, anche dall’Udc romano — e Marino, appunto, dietro cui c’è l’ombra di Goffredo Bettini, l’inventore del modello Roma, l’uomo che ha portato alla guida del Campidoglio Rutelli e Veltroni.
Di sostegni espliciti dai vertici del partito, Marino non ne ha avuti.
Con lui ci sono Nicola Zingaretti, neo presidente della regione Lazio, e Nichi Vendola, che ha ottenuto il ritiro del suo candidato (Luigi Nieri) per spostare tutte le forze sul chirurgo.
Per questo, a voler leggere il risultato romano in chiave nazionale, la vittoria di Marino zittisce tutte quelle voci che, nelle ultime settimane, suggeriscono a Pier Luigi Bersani di girarsi a destra, di guardare alle larghe intese, di parlare con Berlusconi.
I 100.000 che sono entrati nei gazebo hanno contraddetto le teorie che davano Sassoli favorito, gli scenari che immaginavano il ticket con Alfio Marchini (il costruttore in corsa per il Campidoglio), le previsioni che calcolavano una bassissima affluenza.
“Il problema è che manca la direzione politica – diceva ieri pomeriggio un esponente del partito romano – E queste primarie sono diventate lo strumento per risolverlo: siccome non c’è sintesi al vertice, deleghiamo alla base. Non è un confronto tra candidati, sono correnti che buttano sul tavolo il proprio nome. Non sono primarie, è guerra. Mi spiegate perchè uno dovrebbe venire a votare? ”.
Il calo rispetto alle primarie nazionali c’è stato, ma considerando il clima politico del momento, quello di Roma, è un risultato inatteso.
Le polemiche ci sono già , ovvio.
Cristina Alicata, membro della direzione regionale del Pd, ha denunciato “le solite incredibili file di Rom che quando ci sono le primarie si scoprono appassionatissimi di politica”.
Partono le accuse di razzismo.
Lei insiste, e dice che le immagini di un seggio di Vigne Nuove dove alcuni nomadi sono in coda per votare dimostrano che qualcuno ha comprato i voti.
Di irregolarità parlano anche gli sconfitti Gentiloni e Azuni.
Se ne riparlerà nei prossimi giorni.
Intanto, Marino si prepara ad affrontare una campagna elettorale difficilissima. Qualcuno già comincia con le domande insidiose: “Come fa uno come lui a presentarsi in Vaticano? ”
Paola Zanca
(da “il Fatto Quotidiano“)
Leave a Reply